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Lezioni di leadership da… Charlie Brown?!

I Peanuts rappresentano un valido strumento di critica sociale e i personaggi di Charlie Brown e Lucy personificano 2 stili di leadership opposti.

Di Mario Barile

Pubblicato il 09 Mag. 2017

Aggiornato il 11 Mag. 2021 17:33

Il dualismo Charlie BrownLucy rappresenta uno dei leitmotiv più divertenti e popolari nelle storie di Schulz. I due personaggi, tuttavia, non sono accostabili soltanto per i relativi confronti individuali, in cui il primo ha inesorabilmente la peggio.
Considerando le attività svolte in gruppo, Charlie Brown e Lucy sono le figure che più spesso e per motivi diversi tendono a guidare i loro amici, presentando stili di leadership opposti.

 

I Peanuts come strumento di critica sociale

Alla guida della sua squadra di baseball, Charlie Brown è un esempio di leadership riflessiva. Con lui impariamo cosa significa essere leader aperti alla valorizzazione delle persone, della diversità e della creatività.

Parte del successo delle strisce di Charles M. Schulz è spiegabile, banalmente, dalla loro inconfondibile vena ironica. Ripetizione, assurdità, esagerazione sono solo alcuni degli espedienti che hanno reso così popolari le (dis)avventure di Charlie Brown.
Tuttavia, l’opera valica i confini della semplice comicità per caratterizzarsi come un’opportunità di riflessione su più livelli (un esempio è proprio la rubrica di questo portale dedicata ai Peanuts).

Il primo illustre italiano a riconoscerne e tributare il giusto merito è Umberto Eco che, nell’introdurre il primo numero della rivista linus (Eco, 1965), presenta al nostro pubblico i fumetti di Schulz come qualcosa di “importante”. Secondo lo scrittore, proprio attraverso la ripetizione delle storie è possibile cogliere il valore letterario del fumetto, come se si trattasse di un romanzo.

Eco ha dedicato un breve saggio al “Mondo di Charlie Brown” (Eco, 1964), sostenendo che i Peanuts, pur perfettamente integrati nella logica industriale della comunicazione di massa, possono essere letti anche come strumento di critica sociale. Il gruppo di amici rappresenta così un microcosmo, metafora e risultato delle storture prodotte dal degrado della società contemporanea, nel quale ogni personaggio mette in atto strategie per sfuggire alla nevrosi e all’alienazione.

Tutto ruota intorno a Charlie Brown, che nel suo contesto rappresenta l’unica eccezione. Insicuro, introverso, inetto, a differenza dei suoi amici non utilizza alcun metodo che lo aiuti a gestire il disperato bisogno di affermazione e tenerezza. A causa della sua stessa natura, quindi, è condannato a essere respinto dal mondo e al fallimento perpetuo.

Agli antipodi c’è Lucy, il prototipo dell’integrazione. Ostentatamente e oltremodo fiduciosa nelle sue capacità, spietata, votata al profitto sicuro rinuncia alla sofferenza attraverso la perdita di ogni forma di empatia. I suoi tratti psicologici sono stati approfonditi in questo articolo e accostati al disturbo narcisistico di personalità.

 

Il dualismo Charlie Brown – Lucy: stili di leadership opposti

Il dualismo Charlie BrownLucy rappresenta uno dei leitmotiv più divertenti e popolari nelle storie di Schulz. I due personaggi, tuttavia, non sono accostabili soltanto per i relativi confronti individuali, in cui il primo ha inesorabilmente la peggio.
Considerando le attività svolte in gruppo, Charlie Brown e Lucy sono le figure che più spesso e per motivi diversi tendono a guidare i loro amici, presentando stili di leadership opposti.

Lo stile di Lucy emerge chiaramente dal ritratto che ne fa Charlie Brown nell’episodio “Sally’s sweet babboo” (Schulz, 1985). L’occasione è la stesura di un tema sulle vacanze natalizie appena trascorse: gran parte del racconto è dedicata alla recita di Natale, diretta da Lucy. La perfida bambina presenta ai suoi amici un piano organizzativo dettagliato e insindacabile, con ruoli e responsabilità prestabiliti per ciascuno. Le reali competenze e attitudini del gruppo, fatta eccezione per le proprie (Lucy naturalmente predisposta per essere la star indiscussa), sono da lei ignorate. Il risultato è un disastro, non solo per la pessima riuscita dello spettacolo ma soprattutto perché un clima di stress e tensione si è diffuso nell’intero gruppo in quello che avrebbe dovuto essere un momento gioioso e di condivisione. Non è difficile immaginare come mai ogni componente della recita vada a lamentarsi di tutto ciò con… Charlie Brown.

Il “bambino dalla testa rotonda” è il manager della squadra di baseball composta dai suoi amici.
A differenza di Lucy, Charlie Brown mostra capacità di ascolto e di mediazione, nonostante sia spesso ignorato dai compagni. Sebbene in oltre cinquant’anni di strisce e campionati il team riesca a contare non più di dieci vittorie, bottino disastroso per una squadra di qualunque livello, Charlie Brown appare generalmente motivato, preparato e assertivo. I suoi valori principali, comunque, restano l’unità e l’armonia del team, come emerge nell’episodio speciale “Charlie Brown’s All-Star” (Mendelez, 1966). Nonostante i pessimi risultati, Charlie Brown riceve una proposta di sponsorizzazione che garantirebbe l’iscrizione della sua squadra a un campionato organizzato e una nuova uniforme: risultati invidiabili per un team amatoriale. Tuttavia, dopo aver saputo che l’iscrizione al campionato non ammette la partecipazione di ragazze e animali (Snoopy è un componente del team), egli decide di rinunciare alla sponsorizzazione tenendo unita la squadra. L’episodio ci insegna come i risultati siano importanti, ma la dignità e la diversità lo siano molto di più.

Gli stili di leadership di Lucy e Charlie Brown possono essere ricondotti all’applicazione dei concetti heideggeriani di pensiero calcolante e pensiero riflessivo (Heidegger, 2011), alla filosofia dell’organizzazione (Krentz, Malloy, 2005). Il pensiero calcolante è ricondotto a un approccio organizzativo fortemente orientato all’efficienza, al potere e al profitto che implica strutture, responsabilità e ruoli rigidi. Poco spazio, in questa prospettiva, è lasciato al cambiamento, alla creatività e all’innovazione.

Il pensiero riflessivo, diversamente, si orienta sulle individualità e diversità dei componenti del team, chiamati anzitutto a realizzare le proprie possibilità in quanto esseri umani e, conseguentemente, a contribuire in modo attivo e creativo alla definizione degli obiettivi, delle priorità e della filosofia dell’organizzazione. Il singolo componente non è considerato mezzo per perseguire la produttività, ma fine in se stesso. Una leadership riflessiva, quindi, è proiettata alla valorizzazione del potenziale umano, si mette spesso in discussione e si interroga sul significato ultimo dell’agire dell’intera organizzazione.

Tornando al nostro beniamino, il fatto che sia generalmente un disastro senza speranza lo rende comico, umano, adorabile. Se Charlie Brown continuerà a essere un perdente sta a noi immaginarlo: i Peanuts non hanno un lieto fine. Tuttavia, se si osservano i valori e i comportamenti di questo personaggio è possibile riconoscere i tratti di un leader autentico, moderno e fonte, se non di identificazione, d’ispirazione (Barile, Dini, 2016). Senza prendersi troppo sul serio.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Barile M., Dini P. (2016). European intellectuals follow Charlie Brown! In Greene R., Robinson-Greene R., Peanuts and Philosophy, Chicago, Open Court
  • Eco U., (1964). Il mondo di Charlie Brown. In Eco U., Apocalittici e integrati, Milano, Bompiani
  • Eco U., (1965). Charlie Brown e i fumetti. In linus, Volume 1, Milano, Baldini & Castoldi
  • Heidegger M., (2011). Essere e tempo, Milano, Mondadori
  • Krentz A., Malloy D. C., (2005). Opening People to Possibilities: A Heideggerian Approach to Leadership. In Philosophy of Management Volume 5 Number 1, New York City, Springer
  • Mendelez B., (1966). Charlie Brown’s All Star, New York City, Columbia Broadcasting System
  • Schulz C. M., (1985). Sally’s sweet babboo, Charles M. Schulz Creative Associates
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