expand_lessAPRI WIDGET

La psicoterapia ha basi solide: lo dice la Scienza

Oltre a effetti relazionali che portano alla risignificazione della vita del paziente, la psicoterapia promuove effetti neuroplastici e crescita neurale.

Di Mariagrazia Capillo

Pubblicato il 07 Apr. 2017

Aggiornato il 25 Giu. 2019 12:54

Ad oggi, ancora per molti, la Psicologia e la Psicoterapia sono un tabù e di frequente riecheggia un interrogativo:“Cosa farà mai uno strizzacervelli più di un caffè con un buon amico? Ma la psicoterapia è utile?

 

La Psicoterapia risulta indicata per i trattamenti di stati ansiosi, stati depressivi, disturbi di personalità, difficoltà relazionali, forme di disagio emotivo e psicologico di differente gravità. Studi scientifici evidenziano miglioramenti sui sintomi, sulle capacità psicologiche e di auto-rappresentazione, sulla regolazione emotiva, sul funzionamento dell’individuo (Buchheim et al., 2012; Beutel et al., 2010).

 

La psicoterapia ri-attiva

All’interno del setting terapeutico un atteggiamento autentico, flessibile ed accogliente del terapeuta favorisce la costituzione dell’ Alleanza Terapeutica rendendo possibile il lavoro di ricostruzione e risignificazione della storia di vita del soggetto:

La psicoterapia, in tutte le sue incarnazioni, riguarda la riattivazione della mentalizzazione.(…) La mentalizzazione può solamente essere acquisita nel contesto di una relazione d’attaccamento. E questo significa che la terapia deve incorporare una base sicura. Non ci può essere legame senza comprensione, anche se la comprensione non è possibile senza un legame (Fonagy et al., 2005).

Il terapeuta non riflette in modo esatto gli stati mentali del paziente ma fornisce risposte empatiche congruenti che gli permettono di trovare se stesso e nel contempo favoriscono l’attività riflessiva (Gallese et al., 2006).

Accolta e compresa nella sua soggettività, la persona riattiva dunque il processo delle esperienze emotivo-affettive, partecipando in modo attivo al processo di cura per poter sperimentare e assimilare comportamenti più maturi e funzionali.

L’ampliamento e l’integrazione della narrazione di sé all’interno di un percorso terapeutico, consente di operare sulle memorie implicite affinché non intralcino costantemente nella vita quotidiana. In tal modo il soggetto comincia a pensare che l’esperienza attuale potrebbe concludersi in modo diverso rispetto a quella passata.

I clienti sono parte attiva ed integrale di un processo collaborativo in cui l’obiettivo è osservare, capire e ripensare insieme i loro problemi, tanto più profondi erano gli effetti su di loro (Finn, 2009).

 

Siamo ciò che pensiamo e facciamo

Il cervello è un organo sorprendente in rigenerazione continua, proprio come un muscolo se poco utilizzato, si può ridurre la sua energia ed adattabilità.

Allenare quotidianamente la mente, consente di mantenere un certa flessibilità emotiva, sviluppare la creatività ed organizzarsi più adeguatamente ad affrontare nuove sfide. A qualsiasi età, ugualmente in età adulta, imparare una nuova lingua o uno strumento musicale può potenziare la capacità di fronteggiare il cambiamento e le avversità (Li et al., 2014).

Tale condizione è sostenuta dalla Neurogenesi, dalla possibilità del cervello di formare nuove cellule cerebrali. I neuroni sono continuamente generati da cellule staminali in alcune regioni del cervello per tutto l’arco di vita nella maggior parte dei mammiferi. La trasmissione di segnali elettrochimici nell’intero cervello, permette la formazione di percorsi neurali necessari per la trasmissione delle informazioni. Una volta creatisi tali percorsi, i neuroni utilizzeranno le medesime vie, assimilando informazioni ed abitudini sempre più profondi nel cervello.

Tra i fattori neurotrofici, particolare interesse è stato rivolto al Brain Derived Neurotrophic Factor (BDNF) una proteina cruciale per la sopravvivenza dei neuroni già esistenti, la crescita e la differenziazione di nuovi neuroni e sinapsi, operando su precisi neuroni del sistema nervoso centrale e del sistema nervoso periferico. Si riscontra in alcune aree cerebrali (Corteccia Prefrontale, Ippocampo) collegate ai processi di apprendimento e della memoria (Adlaf et al., 2017; Temprana et al., 2015; Ernst et al., 2014).

 

Allenare il cervello: la Psicoterapia

La Neurogenesi è il risultato del fare esperienza, qualsiasi variazione nei processi psicologici e cognitivi apporta modificazioni nelle funzioni e nelle strutture del cervello stesso. Le condizioni favorevoli allo sviluppo di nuove cellule cerebrali nel cervello dell’adulto possono essere molteplici: l’apprendimento, l’ arricchimento ambientale, il movimento aerobico, la psicoterapia, il trattamento cronico con antidepressivi, l’esplorazione di nuovi oggetti, le interazioni sociali. Un terzo dei neuroni nell’ Ippocampo si rinnovano per tutta la vita di un individuo favorendo la possibilità di acquisire nuovi abitudini e modi di pensare ( Sahay  et al., 2011).

La Psicoterapia in quanto forma di apprendimento, promuove gli effetti neuroplastici, stimola la crescita neurale fornendo le basi per  un cambiamento durevole. Precisamente, in seguito ad un trattamento psicoterapeutico viene stimolata la neurogenesi ippocampale, la regolazione epigenetica dell’espressione genica ed un  maggiore controllo corticale prefrontale di attività del sistema limbico (Gorman, 2016; Yasuhisa Tamura et al., 2016; Malberg  & Duman,  2003).

È scientificamente dimostrato, inoltre, che in seguito ad un percorso di cambiamento mediante un percorso di psicoterapia possano essere riparati a livello molecolare i danni a carico del DNA derivanti da stress traumatico (Morath et al., 2014). Un ulteriore studio condotto dai ricercatori dell’Università di Zurigo mostra, mediante l’utilizzo della risonanza magnetica, la correlazione fra il successo del trattamento del disturbo d’ansia e le alterazioni cerebrali anatomiche coinvolte nella regolazione emotiva (Steiger et al., 2016).

Le scelte quotidiane possono essere influenzate dall’esperienze vissute o dallo stato emotivo del momento, inducendo a modalità familiari e confortevoli ma spesso fin troppo rigide e inflessibili. Mettere in connessione diverse aree del cervello favorisce un certo grado di flessibilità emotiva e di consapevolezza di sé, per affrontare al meglio le vicissitudini della vita. In fondo anche Einstein affermava:

Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.

GUARDA IL VIDEO SUL POTERE DELL’EMPATIA:

https://www.youtube.com/watch?v=e5Mt9FlThAY

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Immagine: Fotolia_83804122_cambiamento in psicoterapia: il modello dei fattori aspecifici
Cambiamento in psicoterapia: il modello dei fattori aspecifici

Il modello dei fattori aspecifici sostiene che esistono dei fattori comuni a tutte le terapie che sarebbero responsabili dei benefici della psicoterapia

ARTICOLI CORRELATI
WordPress Ads
cancel