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Il legame tra musica e “pelle d’oca”: l’importanza dei fattori cognitivi

La musica può far venire la "pelle d'oca" e questo accade soprattutto se intervengono fattori cognitivi, quali la curiosità e l'immaginazione.

Di Marianna Bottiglieri

Pubblicato il 31 Mar. 2017

Sentendo un bel brano musicale, ad alcuni soggetti capita di sentire un brivido lungo la schiena, o la pelle d’oca lungo braccia e spalle.
Il fenomeno è chiamato “frisson“, un termine francese indicante una sensazione di “freddo artistico”, che può essere percepito come un’onda di piacere che percorre la pelle. Alcuni ricercatori lo hanno tradotto come “orgasmo della pelle”.

 

La musica che trasmette emozioni: il fenomeno del “frisson”

Sentire musica che veicola emozioni è la causa più comune del frisson, ma qualcuno sperimenta la sensazione anche osservando meravigliose opere artistiche, guardando particolari scene di film o avendo contatti fisici con un’altra persona. Gli studi hanno dimostrato che circa i due terzi della popolazione sperimenta il frisson, ed esiste addirittura una pagina web, creata dagli utenti di Reddit ( un sito di social news e intrattenimento), per condividere materiale che genera frisson.

Perché alcune persone sperimentano questa sensazione ed altre no?

Mentre alcuni scienziati stanno ancora cercando di comprendere i segreti del fenomeno, una grande parte di ricercatori, negli ultimi 50 anni, ha attribuito l’origine del frisson alla modalità con cui le persone reagiscono a livello emozionale a stimoli inaspettati nell’ambiente circostante, particolarmente alla musica.

Passaggi musicali che hanno al loro interno armonie inaspettate, cambiamenti improvvisi nel volume o un’entrata commovente di un solista, sono trigger molto comuni per la generazione del frisson, perché sconvolgono positivamente le aspettative degli ascoltatori.

Se un violino solista sta suonando un passaggio particolarmente toccante che culmina in una nota elevata, l’ascoltatore potrebbe trovare questo picco molto carico emozionalmente e sentirsi eccitato al pensiero di assistere alla riuscita esecuzione di un pezzo così difficile.

Ma la scienza sta ancora cercando di comprendere perché questa eccitazione dia vita al fenomeno della “pelle d’oca“.
Alcuni scienziati hanno suggerito che la cosiddetta “pelle d’oca” sia, in un’ottica evoluzionista, un’eredità dei nostri primi antenati, che si riscaldavano attraverso uno strato endotermico collocato subito al di sotto dei peli della pelle. L’esperienza di brividi a seguito di un cambiamento rapido della temperatura (mentre, ad esempio, erano esposti ad una brezza di freddo improvvisa in un giorno soleggiato), faceva temporaneamente “rizzare” e poi riabbassare i peli, per riportare al calore lo strato sottostante.

Quando sono stati inventati i vestiti, gli esseri umani non hanno più avuto bisogno di questo strato endotermico di calore. Tuttavia, la struttura fisiologica è ancora al suo posto e potrebbe essere stata “risintonizzata” per produrre sensazioni di brivido come reazione a stimoli che generano emozioni, come la bellezza dell’arte o della natura.

La ricerca riguardante la prevalenza del frisson ha prodotto dati molto variabili, con vari studi che indicano che una percentuale di popolazione compresa tra il 55% e l’86% sperimenta questo fenomeno.

Nello studio è stato ipotizzato che quanto più un soggetto sia immerso, a livello cognitivo, in un brano musicale, tanto più sarà probabile che egli esperisca il frisson, come risultato della maggiore attenzione allo stimolo scatenante. La seconda ipotesi è stata che il fatto che qualcuno possa farsi trasportare a livello cognitivo ed essere immerso in un brano musicale, sia un risultato della tipologia di personalità da cui è caratterizzato.

Per testare queste ipotesi, i partecipanti sono stati condotti in un laboratorio di ricerca e sono stati collegati ad uno strumento misurante la cosiddetta “galvanic skin response”, che indica quanto cambia la resistenza elettrica della pelle quando le persone vengono stimolate a livello fisiologico.
I soggetti, allora, sono stati invitati ad ascoltare diversi brani musicali, mentre gli assistenti di laboratorio monitoravano le loro risposte alla musica in tempo reale.

Alcuni esempi di brani musicali utilizzati nello studio:
– I primi 2 min. e 11 sec. di “St. John’s Passion: Parte 1 – Herr, unser Herrscher”;
– I primi 2 min. e 18 sec. del “Piano concerto n.1:II” di Chopin;
– I primi 52 sec. di “Making Love Out of Nothing at All” degli Air Supply;
.- I primi 3min. e 21 sec. di “Mythodea: Movimento 6” di Vangelis;
– I primi 2 min. di “Oogway Ascends” di Hans Zimmer.

Ciascuno di questi brani contiene almeno un momento eccitante che è conosciuto come causa di frisson negli ascoltatori (alcuni di questi sono stati utilizzati in studi precedenti). Per esempio, nel brano di Bach, nei primi 80 sec., l’orchestra genera un crescendo di tensione che è rotto dall’entrata del coro, un momento di particolare carico emotivo che generalmente elicita frisson.
Quando i partecipanti ascoltavano questi brani, gli assistenti di laboratorio chiedevano loro di riportare le loro esperienze di frisson premendo un piccolo bottone, che creava una registrazione temporale di ogni sessione di ascolto.

 

I fattori che favoriscono il fenomeno del frisson

Confrontando questi dati con le misure fisiologiche e con i test di personalità che i partecipanti avevano completato, si è potuti pervenire ad un risultato sorprendente sul fatto che il frisson potrebbe coinvolgere più spesso alcuni ascoltatori rispetto ad altri.

I risultati dei test di personalità hanno dimostrato che gli ascoltatori che esperivano il frisson, avevano anche punteggi più alti in un tratto di personalità chiamato “apertura all’esperienza”.

Alcuni studi hanno mostrato che i soggetti caratterizzati da questo tratto avrebbero spesso un’immaginazione particolarmente fervida, apprezzerebbero la bellezza e la natura, ricercherebbero nuove esperienze, rifletterebbero spesso profondamente riguardo ai propri sentimenti, e amerebbero la varietà negli eventi della vita.
Alcuni aspetti di questi tratti sarebbero inerenti alle emozioni (amare la varietà, apprezzare la bellezza, ed altri sarebbero più strettamente cognitivi (immaginazione, curiosità intellettuale).

Se alcune ricerche precedenti avevano connesso l’apertura all’esperienza col frisson, molti ricercatori avevano concluso che gli ascoltatori sperimentavano il frisson come risultato di una profonda reazione emozionale alla musica.

Al contrario, i risultati dello studio hanno mostrato che sarebbero le componenti cognitive dell’apertura all’esperienza, come fare previsioni mentali sull’andamento della musica o associare l’immaginazione alla musica (combinare, cioé, l’ascolto con i “sogni ad occhi aperti”), ad essere associate col frisson, più delle componenti emozionali.

Questi risultati, pubblicati sulla rivista “Psychology of Music“, indicano che le persone che s’immergono nella musica a livello intellettuale, potrebbero esperire il frisson più frequentemente e in maniera più intensa rispetto alle altre persone.

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