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Disturbo da ansia di malattia: diagnosi, fattori predisponenti e trattamento

Il disturbo da ansia di malattia consiste in una preoccupazione persistente rispetto al fatto di soffrire di una grave malattia fisica.

Di Martina Pigionatti

Pubblicato il 02 Mar. 2017

Aggiornato il 05 Lug. 2019 12:35

La caratteristica centrale del disturbo da ansia di malattia è la paura di avere un grave malattia fisica; essa insorge a causa di una errata interpretazione di sintomi fisici minori, come una normale sensazione fisiologica, una disfunzione benigna o un disagio corporeo non indicato, generalmente, come indice di malattia (APA, 2013).

Martina Pigionatti, OPEN SCHOOL PTCR MILANO

 

Cos’è il Disturbo da Ansia di Malattia?

La preoccupazione inerente la propria salute si manifesta, saltuariamente, nella vita della maggior parte delle persone, ma quando essa diventa così persistente da compromettere il normale funzionamento sociale, lavorativo e interpersonale potrebbe trattarsi di un disturbo da sintomi somatici, in particolare di Disturbo da Ansia di Malattia.

La caratteristica centrale di questo disturbo è la paura di avere un grave malattia fisica; essa insorge a causa di una errata interpretazione di sintomi fisici minori, come una normale sensazione fisiologica, una disfunzione benigna o un disagio corporeo non indicato, generalmente, come indice di malattia (APA, 2013). Tale preoccupazione rimane inalterata nonostante la persona si sottoponga a numerosi controlli medici, i quali spesso escludono la presenza della malattia temuta. Le rassicurazioni mediche e gli esami clinici negativi non riescono a placare quest’ansia e, spesso, rischiano addirittura di aumentarla.

Se, invece, è presente una condizione medica specifica, l’individuo affetto dal Disturbo da Ansia di Malattia nutrirà comunque un’ansia e una preoccupazione palesemente eccessive e sproporzionate rispetto alla gravità della diagnosi. Le persone che soffrono di questo disturbo si allertano rapidamente riguardo la malattia: basta sentire una notizia legata alla salute in televisione o leggerla su un quotidiano, oppure venire a conoscenza del fatto che altri abbiano contratto quella malattia. Inoltre, questi individui eseguono innumerevoli check fisici, in cerca dei sintomi indicatori di malattia, o svolgono ripetute ricerche su quest’ultima, soprattutto mediante l’utilizzo di internet. Tali comportamenti non fanno altro che alimentare la credenza centrale del disturbo.

Nella maggior parte dei casi, ciò che maggiormente spaventa questi soggetti non è l’idea della morte, quanto l’immaginare le conseguenze della malattia in termini di disabilità e sofferenza.

Il disturbo può manifestarsi in differenti modalità: alcuni individui cercheranno incessantemente rassicurazioni da parte di famigliari e amici, ma soprattutto di specialisti medici; altri soggetti eviteranno qualsiasi contatto con operatori sanitari, arrivando a trascurare la propria salute, poiché spaventati da ogni elemento che possa far loro sorgere o aumentare il pensiero di malattia (Leveni, Lussetti e Piacentini, 2011).

Questi pazienti difficilmente si rivolgono a specialisti della salute mentale, è molto più probabile incontrarli in strutture mediche poiché, appunto, sono convinti di avere una malattia fisica. Accedono ripetutamente a visite specialistiche, consultando più medici per lo stesso problema, rimanendo però insoddisfatti delle cure ricevute e maturando la convinzione che esse siano inutili, che i medici non li prendano seriamente e che nessuno possa realmente aiutarli.

Alcune persone riconoscono che le loro paure sono eccessive, mentre altre rimangono convinte della fondatezza delle loro convinzioni.

Il Disturbo da Ansia di Malattia genera grandi sofferenze sia in chi ne soffre, sia nelle persone che stanno loro accanto, compromettendo le attività della vita quotidiana, interferendo con le relazioni interpersonali e famigliari, danneggiando le prestazioni lavorative e riducendo le proprie funzionalità fisiche e psichiche.

 

Criteri Diagnostici per il Disturbo da Ansia di Malattia

Fino a qualche anno fa, tale problematica era inserita nel DSM-IV-TR nei Disturbi Somatoformi ed era classificata come Ipocondria (APA, 2001). Il termine “ipocondria” ha però assunto, negli ultimi anni, implicazioni negative e, molto spesso, viene rifiutato da chi ne soffre: l’ipocondriaco viene spesso associato a un “malato immaginario”, senza però considerare la sofferenza e la disperazione che effettivamente provano questi individui (Leveni, Lussetti e Piacentini, 2011). Inoltre, essendo sempre più chiare le analogie fra ipocondria e disturbi ansiosi,  nella 5° edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (APA, 2013) si è preferito utilizzare la denominazione di Disturbo da Ansia da Malattia. Esso è attualmente inserito nella sezione “Disturbo da sintomi somatici e disturbi correlati”.

Secondo l’attuale concettualizzazione il disturbo è caratterizzato da:

  1. Preoccupazione di avere o contrarre una grave malattia.
  2. I sintomi somatici non sono presenti o, se presenti, sono di lieve intensità. Se è presente un’altra condizione medica o vi è rischio elevato di svilupparla, la preoccupazione è chiaramente eccessiva o sproporzionata.
  3. È presente un elevato livello di ansia riguardante la salute e l’individuo si allarma facilmente riguardo il proprio stato di salute.
  4. L’individuo attua eccessivi comportamenti correlati alla salute o presenta un evitamento disadattivo.
  5. La preoccupazione per la salute è presente da almeno 6 mesi, ma la specifica patologia temuta può cambiare nel corso di tale periodo di tempo.
  6. La preoccupazione riguardante la malattia non è meglio spiegata da un altro disturbo mentale.

Il manuale, inoltre, distingue tra due sottocategorie:

–              Tipo richiedente l’assistenza: l’assistenza medica è richiesta frequentemente.

–              Tipo evitante l’assistenza: l’assistenza medica è richiesta raramente.

 

Prevalenza e Costi del Disturbo da Ansia di Malattia

Per molto tempo è stato difficile stimare con precisione la prevalenza del disturbo in quanto gli studi di ricerca venivano generalmente condotti in contesti psichiatrici piuttosto che nell’ambito medico (sia specialistico che di base), ambienti dove è molto più facile incontrare questi pazienti.

Inoltre, preoccupazioni eccessive sulla propria salute sono presenti periodicamente nel corso della vita del 10-20% delle persone sane (Kellner, 1987).

Tuttavia alcuni studi indicano che la prevalenza del disturbo varia dallo 0,8% al 8,5% (Farabelli et al., 1997; Altamura et al., 1998; Creed e Barsky, 2004).

Altre stime riguardanti la prevalenza del disturbo si basano su quelle del DSM-IV-TR per la diagnosi di Ipocondria e indicano una presenza del disturbo nella popolazione generale che varia dal 1,3 al 10% (APA, 2013).

Il Disturbo da Ansia di Malattia colpisce indifferentemente maschi e femmine, in una fascia di età compresa tra i 20 e i 30 anni (APA, 2013).

Come precedentemente affermato, il Disturbo da Ansia di Malattia provoca notevole sofferenza nei pazienti, i quali si dirigono sempre più sovente a specialisti dell’ambito medico, nonostante i risultati delle visite non confermino le loro paure; essi, essendo sovrautilizzatori del sistema sanitario, comportano costi economici notevolmente elevati (Leveni, Lussetti e Piacentini, 2011).

 

Fattori predisponenti e precipitanti del Disturbo da Ansia di Malattia

Esistono alcune situazioni che possono elicitare lo svilupparsi del Disturbo da Ansia di Malattia:

–              Fattori genetici: non vi sono ricerche che dimostrino con certezza una trasmissione genetica del disturbo. Tuttavia, alcuni studi hanno dimostrato che, fra i parenti di pazienti ipocondriaci, si rileva, con elevata frequenza, la presenza di disturbi somatoformi, Disturbo d’Ansia Generalizzata e Disturbo Ossessivo-Compulsivo (Fallon et al., 2000; Bienvenu et al., 2000).

–              Fattori ambientali: è stato evidenziato che alcuni contesti famigliari, caratterizzati da elevati livelli di stress, conflitti e abusi, aumentino la vulnerabilità personale a sviluppare disturbi d’ansia, fra i quali il Disturbo da Ansia di Malattia (APA, 2013). Inoltre, i genitori che esprimono preoccupazioni o timori eccessivi riguardo la salute portano i figli ad adottare le loro strategie di coping disfunzionali, accrescendo la probabilità di acquisizione del disturbo (Barsky et al., 2001). Infine, la presenza di esperienze traumatiche relative a morti o gravi malattie di amici e/o famigliari correla positivamente col manifestarsi di questa patologia.

Anche i media possono scatenare l’esordio del disturbo o esacerbare le paure di chi già ne soffre, attraverso la divulgazione di informazioni riguardanti gravi malattie o pandemie, delineate come qualcosa di oscuro e inevitabile, che possono colpire casualmente chiunque (Leveni, Lussetti e Piacentini, 2011).

–              Fattori biologici: recenti studi hanno dimostrato la presenza di deficit neurochimici simili sia nell’Ipocondria che nei disturbi d’ansia e dell’umore (Brondino et al., 2008).

 

Trattamento del Disturbo da Ansia di Malattia

Per il trattamento del Disturbo da Ansia di Malattia la letteratura è esigua, numerosissimi sono invece gli studi riguardanti l’efficacia di interventi per l’Ipocondria.

Essi indicano la terapia cognitivo-comportamentale come trattamento d’elezione per il disturbo, comprovandone l’efficacia e la stabilità nel tempo (Seiwright et al., 2008; Greeven et al., 2009; Hedman et al., 2010; Torsello  e Dell’Erba, 2014). Tali interventi prevedono l’attuazione di un protocollo standardizzato comprendente, in breve:

–              una fase iniziale di assessment in cui vengono indagati comportamenti e cognizioni disfunzionali, i quali vengono attivati di fronte a uno stimolo critico e che sono implicati nella formazione e nel mantenimento del disturbo;

–              una fase di psicoeducazione del disturbo e di condivisione del modello cognitivo-comportamentale della patologia;

–              interventi cognitivi atti a ristrutturare i pensieri disfunzionali che alimentano la preoccupazione per la salute e i comportamenti associati; tali interventi hanno, inoltre, la funzione di mettere un freno a quei meccanismi cognitivi implicati nel mantenimento del disturbo (come ad esempio il rimuginio).

–              interventi comportamentali per estinguere le condotte problematiche e interrompere i circoli viziosi che intercorrono tra cognizione e comportamento; essi si basano prevalentemente sulla tecnica di esposizione e prevenzione alla risposta;

–              una fase finale di prevenzione delle ricadute e follow-up per controllare la stabilità degli esiti a distanza di tempo.

In letteratura, inoltre, sono presenti alcuni recenti studi che attestano l’efficacia di interventi cognitivi basati sulla mindfulness nel trattamento nel Disturbo da Ansia di Malattia (Lovas e Barsky, 2010; Surawy et al., 2014); essi, al protocollo sopra citato, aggiungono fasi di meditazione mindfulness e training attentivi che agiscono su rimuginio e ruminazione presenti nel disturbo.

Altri recenti studi affermano che la Terapia Metacognitiva si sta dimostrando utile al trattamento della patologia (Bailey e Wells, 2015; Caselli, 2016). Tale intervento si focalizza sulle meta-credenze, quali il rimuginio, considerate come fattore di rischio primario della malattia.

Infine, non vi sono dati in letteratura relativi a trattamenti farmacologici efficaci per il trattamento del Disturbo da Ansia di Malattia; tuttavia  i farmaci dovrebbero essere prescritti, in aggiunta al trattamento psicoterapeutico e in caso di necessità, per ridurre alcuni sintomi e disturbi in comorbilità (Leveni, Lussetti e Piacentini, 2011).

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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