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Può l’attività fisica aiutare contro la depressione?

Uno studio ha dimostrato l'efficacia dell' attività fisica nel ridurre e prevenire la depressione in età infantile e l'anedonia.

Di Ilaria Loi

Pubblicato il 23 Feb. 2017

L’attività fisica può essere un fattore protettivo contro il rischio di sviluppare depressione in età infantile. I bambini che vengono coinvolti in una qualche attività fisica, sia essa a livello moderato o intenso, risultano essere meno propensi allo sviluppo di depressione, secondo quanto emerso da un recente studio svolto dai ricercatori del dipartimento di psicologia dell’Università norvegese di scienza e tecnologia (NTNU).

 

La depressione in età infantile

La capacità dell’esercizio fisico di svolgere un ruolo protettivo nei confronti dello sviluppo di una sintomatologia depressiva è da tempo nota all’interno della comunità scientifica per quanto riguarda persone adulte e adolescenti (Josefsson et al., 2014; Pereira et al., 2013). Ad esempio, Jerstad e collaboratori (2010) hanno dimostrato come lo svolgere un’attività fisica in età adolescenziale possa diminuire il rischio di futuri inasprimenti della sintomatologia depressiva così come la loro stessa comparsa in età adulta. Inoltre, la presenza di depressione in età adulta sembrerebbe scoraggiare la possibilità che una persona, in età adulta, possa intraprendere una qualche attività fisica.

Recentemente, ulteriori studi hanno rilevato la presenza di sintomi depressivi anche in bambini in età prescolare. Nonostante questo, però, la depressione in età infantile risulta essere ancora poco studiata, sia in termini di effetti che ha sul bambino sia in termini di differenze rispetto alla sintomatologia in età successive.

Per quanto riguarda questi temi, Luby e collaboratori (2003) sostengono che i clinici, e, più in generale, le figure di riferimento, dovrebbero essere ben informati circa la molteplicità di manifestazioni che può caratterizzare il disturbo depressivo in base alle diverse età di sviluppo. Più nello specifico, per quanto riguarda l’età prescolare, sembrerebbe essere caratterizzata da un nucleo di sintomi tipici e comuni anche alle età successive, in particolar modo da tristezza e/o irritabilità, associate a sintomi vegetativi e anedonia (ad es. mancanza di piacere per attività quali il gioco), ma anche da sintomi più “velati” e tipici, come le lamentele a livello fisico, indice di somatizzazione di altro tipo di disagi. In particolar modo l’anedonia sembrerebbe essere il sintomo più specifico della depressione, utilizzabile per poter operare diagnosi differenziali con altri disturbi in questa età.

 

Il trattamento della depressione in età infantile: l’importanza dell’ attività fisica

Inoltre, l’applicazione di trattamenti e procedure preventive attualmente disponibili per i bambini con depressione risulta essere efficace solo in modo esiguo e limitato, suggerendo il bisogno di ricercare interventi alternativi o complementari che ne accrescano i benefici (Michael & Crowley, 2002).

A tal proposito, Zahl e collaboratori (2017), sulla base della letteratura presente sul tema, hanno svolto una ricerca proprio con lo scopo di indagare quanto l’attività fisica possa essere di beneficio per ridurre e prevenire i sintomi depressivi anche in bambini in età prescolare.

Capire la relazione tra attività fisica e sintomi depressivi risulta essere di estrema importanza, in quanto, se l’esercizio fisico fosse realmente in grado di sortire effetti positivi in merito alla depressione, rappresenterebbe un tipo di intervento a basso rischio e basso costo di cui potenzialmente tutta la popolazione potrebbe usufruire, apportando ulteriori benefici anche a livello della salute fisica e mentale (cfr. ad es. Warburton et al., 2006).

Per poter indagare l’esistenza di una correlazione inversa tra attività fisica e depressione, gli autori dello studio hanno selezionato un gruppo di 795 bambini norvegesi di 6 anni di età e li hanno seguiti per un totale di quattro anni, eseguendo due diverse misurazioni di follow-up, una a 8 e una a 10 anni. Per quanto riguarda le misurazioni, l’utilizzo di un accelerometro ha permesso di determinare il livello di attività fisica dei partecipanti, mentre i sintomi inerenti la depressione maggiore sono stati valutati attraverso interviste cliniche fatte sia ai partecipanti sia ai loro genitori.

Le analisi hanno evidenziato come un maggiore livello di attività fisica, sia a 6 sia a 8 anni, fosse predittivo di un minor numero di sintomi depressivi due anni dopo. Al contrario di quanto rilevato per adolescenti e adulti (Jerstad et al., 2010), invece, non è emersa alcuna prova a favore del fatto che il condurre una vita sedentaria possa portare a depressione e che quest’ultima possa predire il livello di attività fisica o di sedentarietà.

In conclusione, lo studio di Zahl e collaboratori (2017), per la prima volta, ha indagato in modo oggettivo il livello di attività fisica e di sedentarietà, correlandolo al successivo sviluppo di depressione sia nella prima infanzia sia negli anni successivi. Ciò che è emerso è che, in linea con quanto già rilevato per soggetti di età maggiore, lo svolgere una qualche attività fisica fin da piccoli porti a minore sintomatologia depressiva negli anni successivi. Viceversa, la presenza di sintomi depressivi non porterebbe necessariamente a minori livelli di attività nel corso del tempo.

Per quanto l’effetto predittivo rilevato fosse, a livello quantitativo, di piccole dimensioni, i risultati confermano l’effettiva possibilità che l’attività fisica possa essere utilizzata anche nei bambini per prevenire, oltre che curare, la depressione, se non altro a livello subclinico. In ultima analisi, i bambini sembrerebbero avere un realmente bisogno di svolgere attività fisica, intesa come qualsiasi attività che li faccia un po’ sudare e li lasci senza fiato, per poter preservare e sfruttare al meglio la propria salute mentale.

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