Secondo un nuovo studio, la memoria di lavoro ed altre funzioni esecutive nei bambini e nei giovani, possono essere associate al successo che essi riscuotono sui campi di calcio. I ricercatori del Karolinska Institutet in Svezia, sostengono che le squadre che si focalizzano troppo sulle qualità fisiche, rischiano di lasciarsi sfuggire futuri campioni.
Le qualità necessarie per essere dei campioni nel calcio
Le qualità fisiche come dimensioni, forma e forza, insieme al controllo di palla, sono state a lungo considerate come fattori critici nella ricerca di nuovi talenti nel gioco del calcio.
Il terzo fattore, il concetto un po’ vago di “intelligenza di gioco”, definito come la capacità di essere nel posto giusto al momento giusto, è stato sempre difficile da misurare.
Nel 2012, i ricercatori del Karolinska Institutet, hanno dato una possibile spiegazione scientifica al fenomeno, legandolo alle funzioni esecutive ed hanno dimostrato che, nei giocatori adulti, queste ultime potrebbero essere associate al loro successo sul campo di gioco.
In un nuovo studio, pubblicato nella rivista scientifica “PLOS ONE”, i ricercatori hanno illustrato che le facoltà cognitive possono essere similmente quantificate e collegate a quanto i bambini ed i giovani giochino bene.
[blockquote style=”1″]E’ interessante notare che le squadre di calcio si focalizzano fortemente sulle dimensioni e la forza dei giovani giocatori [/blockquote]sostiene il Dr. Predrag Petrovic del Dipartimento di Neuroscienze Cliniche del Karolinska Institutet.
[blockquote style=”1″]I giovani giocatori che si trovano indietro con lo sviluppo fisico, hanno raramente la possibilità di essere scelti come potenziali giocatori di alto livello, e ciò comporta che i team rischiano di trascurare dei nuovi potenziali Iniesta o Xavi.[/blockquote]
Le funzioni esecutive e l’importanza nello sport del calcio
Le funzioni esecutive consistono in alcune funzioni cerebrali di controllo, che permettono agli essere umani di adattarsi ad un ambiente in uno stato perpetuo di cambiamento. Esse includono il pensiero creativo finalizzato al cambiamento rapido di strategie, la ricerca di soluzioni nuove ed efficaci, e la repressione di impulsi disadattivi. Queste funzioni dipendono dai lobi frontali, che continuano il loro sviluppo fino all’età di 25 anni circa.
Nello studio, i ricercatori hanno misurato alcune funzioni cognitive in 30 giocatori d’elite, di età compresa tra 12 e 19 anni, ed hanno confrontato i risultati con il numero di goal che i soggetti avevano segnato in un lasso di tempo di due anni.
Sono state scoperte forti evidenze per quanto riguarda il legame di diverse funzioni esecutive col successo sul campo di gioco, anche dopo aver controllato altri fattori che potevano influenzare la performance, soprattutto per quanto riguarda le forme più “semplici” di funzioni esecutive, come la working memory, che completa relativamente presto il suo sviluppo nel percorso di vita.
[blockquote style=”1″]Il risultato era abbastanza atteso, poiché le funzioni cognitive sono meno sviluppate nei soggetti giovani, rispetto agli adulti, fattore che si riflette probabilmente nel modo di giocare dei giovani, caratterizzato da meno passaggi che conducono al goal[/blockquote] sostiene Petrovic.
I soggetti del campione dello studio hanno anche mostrato punteggi più alti, rispetto alla media della popolazione generale della stessa età, in diversi test che misuravano le funzioni esecutive.
Un possibile sviluppo di questa ricerca, sarà quello d’indagare se queste facoltà siano ereditate o possano essere allenate, così come stabilire l’importanza di diverse funzioni esecutive nelle varie posizioni di gioco.
[blockquote style=”1″]Crediamo che i ruoli di gioco possano essere legati a diversi profili cognitivi. Credo che gli allenatori inizieranno ad utilizzare sempre di più dei test cognitivi, sia per ricercare talenti, sia per stabilire la posizione in cui essi possano giocare.[/blockquote]