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Al di là dell’amore e dell’odio per il cibo (2003) di Giorgio Nardone – Recensione del libro

Nel libro 'Al di là dell'amore e dell'odio per il cibo' di Giorgio Nardone, è illustrata l'efficacia della Terapia Strategica in caso di disturbi alimentari

Di Arianna Razzani

Pubblicato il 29 Gen. 2017

Aggiornato il 08 Feb. 2024 15:04

Un piccolo libro, quello di Giorgio Nardone, che non conta nemmeno 100 pagine ma riesce ad aprire strade del sapere di oltre 100 anni fa partendo da un importante precisazione: nessun autore può illudersi riguardo al fatto di essere stato il primo a pensare qualcosa, poiché come ci ricorda Goethe “tutti i pensieri intelligenti sono già stati pensati, occorre solo tentare di ripensarli”.

 

Ogni capitolo, ogni paragrafo è aperto da una frase di un letterato, di un filosofo, di un maestro antico che sembra descrivere quel meccanismo, quell’emozione che sottende a quello specifico disturbo del comportamento alimentare.

 

Giorgio Nardone e la Terapia Strategica

Giorgio Nardone rappresenta uno dei maggiori esponenti delle Terapia Strategica, ovvero l’arte di risolvere complicati problemi mediante apparenti facili soluzioni in breve tempo, e ce la spiega nel suo libro con un tuffo nel passato.

Lo storiografo Plutarco narra che in una città greca avvenne una situazione: tante giovani donne si suicidavano senza alcuna apparente motivazione. A nulla servirono i controlli dei parenti e le varie misure di sicurezza. Allora venne chiesto aiuto ad un vecchio saggio della zona che suggerì di emanare un decreto secondo cui ogni giovane donna suicida sarebbe stata esposta nuda sino alla putrefazione del corpo nella piazza della città. Non ci furono più suicidi, questo saggio aveva colto il funzionamento di un comportamento patologico e la sua “prescrizione terapeutica” lo aveva rovesciato su se stesso, conducendolo alla sua autodistruzione. Davvero straordinario questo passo per carpire qualcosa di illuminante che era già nelle mani del passato e che, oggi rappresenta il fulcro degli interventi strategici.

Questo approccio va a focalizzarsi su come le patologie si mantengono attraverso quella complessa rete di interazioni tra i soggetti e la loro realtà che si svolge al presente, per cui la ricostruzione delle cause nel passato resta uno sfondo utile solo ai fini conoscitivi ma non terapeutici.

 

La classificazione dei disturbi alimentari proposta da Giorgio Nardone

Originale la classificazione che Giorgio Nardone fa dei disturbi alimentari che non vuole rappresentare una diversa nosografia psichiatrica ma il frutto della ricerca-intervento effettuata su una numerosa casistica.

Giorgio Nardone ci presenta un’immagine delle componenti fondamentali che spesso guidano al costituirsi delle patologie alimentari, attraverso un affascinante passo di Voltaire:

La fame è un inizio di dolore che ci invita a nutrirci, la noia è un dolore che ci costringe a impegnarci in qualche attività, l’amore è un bisogno, se non soddisfatto diviene doloroso. L’eccesso è pernicioso in ogni campo: nell’astinenza come nella ghiottoneria, nell’economia come nella libertà.

Il libro comincia con la classificazione della Bulimia caratterizzata dall’irrefrenabile compulsione a mangiare, dovuta non tanto alla fame quanto al desiderio di ingerire cibo. Vengono distinte tre aree:

  • La bulimia boteriana: individui obesi a tal punto da apparire come i dipinti di Botero. Di solito sono ben adattati al loro problema, è come se avessero ceduto nel tempo alla loro condizione mettendo da parte ogni sogno di desiderabilità estetica, arrivano in terapia solo in quanto costretti da gravi problemi di salute.
  • La bulimia effetto “carciofo”: il loro sovrappeso rappresenta una sorta di protezione da sofferte problematiche affettivo-relazionali, la costante lotta con diete e bilance catalizza la loro completa attenzione, tenendoli al sicuro dagli altri problemi.
  • La bulimia jo-jo: perpetua alternanza tra controllo e perdita di controllo, il loro umore è fortemente influenzato dal successo o insuccesso nella gestione del rapporto col cibo e con la loro immagine estetica.

In tutti i casi ciò che aumenta la sintomatologia bulimica è proprio il cercare di reprimerla, il loro sforzo verso la direzione del controllo li conduce all’effetto contrario. Come sempre l’autore ce lo spiega bene attraverso delle famose parole di O.Wilde “il miglior modo per superare una tentazione è cedervi”.

Da qui quella che sembra una sorta di magia: “Puoi mangiare tutto quello che vuoi nei tre pasti, ma al di fuori di essi tutto ciò che mangi, lo devi mangiare cinque volte”. Il mago strategico sta assecondando l’inclinazione della patologia per poi dirottarla in direzione del cambiamento, suggerisce al soggetto di evitare controllo o limitazione del suo irrefrenabile impulso, ma al tempo stesso gli prescriverà di assumere la regola di mangiare cinque volte tanto ogni cosa inghiottita al di fuori dei pasti.

Questo è un esempio della tecnica studiata proprio per i casi di bulimia, utilizza la logica dello stratagemma di “far salire il nemico in soffitta e poi togliere la scala” unita a quello dello “spegnere il fuoco aggiungendo tanta legna”.

Giorgio Nardone passa poi all’anoressia, caratterizzata da un processo di astinenza dal cibo fino ad arrivare ad un vero e proprio rifiuto di esso. La tendenza all’astinenza non è rivolta solo al cibo ma anche nei confronti di ogni altra sensazione piacevole, è come se mettessero su di loro un’armatura che le protegge dalle sensazioni che le spaventano, ma al tempo stesso le imprigiona.

Questo processo viene paragonato ad un percorso ascetico che allontana pian piano dalle sensazioni terrene, non è un caso che sante come Santa Caterina fossero anoressiche, in loro ascesi religiosa e ascesi anoressica si sono alimentate a vicenda. In queste situazioni hanno un ruolo fondamentale i familiari i cui tentativi di intervento decisamente ragionevoli, non calzano con l’irragionevolezza del problema. Spesso se nella famiglia ci sono più figli , l’essere “malati” rappresenta un vero e proprio vantaggio, per cui la guarigione diventa un pericolo da combattere. Anche in questi casi le prescrizioni appaiono illogiche in quanto si legano perfettamente con la logica anoressica, stupiscono soprattutto le famiglie e forse anche ai lettori.

Un’altra interessante classificazione è quella della sindrome da vomito, che nella letteratura specialistica è contemplata solo come una variante dell’anoressia o della bulimia. Le ricerche sui tanti casi hanno permesso la definizione di questa nuova forma di disturbo alimentare che, si distingue dagli altri per le sue specifiche caratteristiche di compulsione rituale basate sulla ricerca di estremo piacere.

Ciò che ancora la differenzia dalle altre patologie è il fatto che venga a costituirsi come una sorta di perversione, basata sul piacere di mangiare e vomitare: ossia un vero e proprio rituale erotico, piuttosto che un comportamento guidato dal bisogno di essere magri. Anche qui Giorgio Nardone ci apre un varco curiosando sulla vita di un illustre filoso dell’edonismo: Epicureo. Pare che lui si abbuffasse e vomitasse due volte al giorno per pura ricerca del piacere, cosi come alternava periodi di alimentazione a pane e acqua per potersi godere di più le successive abbuffate e vomitate, tanto da affermare che “principio e radice di ogni bene è il piacere del ventre”. Come per l’anoressia è importante entrare nella non ordinaria logica che guida le percezioni e le reazioni del soggetto, per poter poi introdurre in modo strategico quei piccoli perturbamenti in grado di innescare la reazione a catena del cambiamento.

La logica che guida in questo caso gli interventi strategici è: il limite di un piacere è rappresentato da un piacere più grande o dalla sua trasformazione in sgradevole tortura.

Vengono descritti nella classificazione anche altri disturbi come il binge-eating , l’ortoressia e altre fissazioni alimentari, ma per tutti i disturbi elencati di grande interesse è la lettura dei casi e la risoluzione strategica di essi.

Per me che non sono una psicologa ad orientamento strategico è stato molto coinvolgente questo libro, apre nuove strade connettendole sempre al passato, ci mostra nuove foglie senza mai dimenticare quali siano le radici. Come sappiamo nella pratica strategica non basta solo dare prescrizioni, l’abilità del terapeuta sta nell’usare le parole, le intonazioni, i movimenti del corpo per influire sul comportamento degli altri. Una sorta di magia ipnotica.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Nardone, G. (2013). Al di là dell’amore e dell’odio per il cibo. Milano: BUR Psicologia Rizzoli
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