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Con la testa tra le nuvole: il vagare della mente tra creatività e rimuginio

Il vagare con la mente ha due facce: fornire un basamento della creatività o fomentare la tendenza al rimuginio, aggrovigliandosi sulle preoccupazioni

Di Giancarlo Dimaggio

Pubblicato il 05 Dic. 2016

Il vagare della mente corrisponde allo stato naturale della mente a contatto con se stessa, supportata dall’attività di aree cerebrali definite default mode network.

Articolo di Giancarlo Dimaggio, pubblicato il 19/11/2016 su La lettura, del Corriere della Sera

 

Avevo bisogno di una scusa. Un dato scientifico che mi garantisse l’assoluzione agli occhi della mia compagna, di tutti i colleghi che so volermi bene, dei miei figli anche. Guardo il libro di Corballis, La mente che vaga, negli occhi lo stesso lampo incredulo di un ladro a cui affidano la cassa del supermercato, “Mi scusi me la controlla un attimo? Il tempo di un caffè”. Lo sfoglio, è mio. Il testimone che cercavo che, agli occhi di una corte arcigna, affermasse che il vagare con la mente è pratica salutare, normale, dignitosa.

Distrazione, testa tra le nuvole la chiamano gli accusatori, gente di senso pratico, capace di saperti indicare ferramenta, idraulico e farmacia in tre quartieri adiacenti senza avvalersi di protesi elettroniche. Ora posso rispondere: il vostro disappunto è infondato. Io e tutti i viaggiatori della mente – mai più osiate chiamarci distratti – svolgiamo mansioni utili. Sia messo a verbale: il vagare della mente corrisponde allo stato naturale della mente a contatto con se stessa, supportata dall’attività di aree cerebrali definite default mode network.

Ottenuta l’assoluzione, mi tocca essere onesto. Il vagare con la mente ha due facce. È associato alla capacità di staccarsi dagli stimoli contingenti, costruire mondi alternativi e, quindi, fornire un basamento della creatività. D’altra parte è infarcito di rimuginio, la tendenza ad aggrovigliarsi sulle proprie preoccupazioni e a farle diventare alte come torri malesi. O facilita il consolidarsi di certezze consolatorie. Per dire, i narcisisti durante il vagare mentale dimorano nelle loro fantasie di un futuro grandioso ma se non lo fanno rivangano un passato inquietante.

Buon antidoto al vagare sterile è la mindfulness, l’arte di coltivare la consapevolezza del presente. Immagino una società di viaggiatori mentali che rivendichi il diritto a essere altrove, indossando una maglietta con l’avviso: “Stiamo creando”. Quel viaggio, non ce lo interrompete.

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Giancarlo Dimaggio
Giancarlo Dimaggio

Psichiatra e Psicoterapeuta - Socio Fondatore del Centro di Terapia Metacognitiva-Interpersonale

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Corballis, M.C, (2016). La mente che vaga. Cosa fa il cervello quando siamo distratti. Raffaello Cortina Editore
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