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Perché iniziare una psicoterapia: superare i disturbi psicologici si può, l’esempio del Centro di Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale di Mestre

Curare i disturbi psicologici si può: il Centro di Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a Mestre come esempio di percorso di cura nel disagio psichico

Di Guest

Pubblicato il 12 Dic. 2016

Aggiornato il 08 Dic. 2017 13:40

Circa una persona su cinque, nel corso della vita, ha soddisfatto i criteri diagnostici per almeno uno dei disturbi psicologici più conosciuti. Per questo l’obiettivo del Centro di Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale di Mestre è garantire adeguati percorsi psicoterapici a chi, in un particolare momento della propria vita, può andare incontro a disturbi psicologici, quali ansia e depressione.

 

 

Disturbi psicologici più frequenti: ansia e depressione

I disturbi psicologici maggiormente diffusi nella nostra società riguardano la dimensione ansioso-depressiva.

In Italia il primo studio epidemiologico sulla prevalenza dei disturbi mentali nell’ambito del progetto europeo European Study on the Epidemiology of Mental Disorders (ESEMeD) ha confermato che i disturbi mentali sono frequenti anche in Italia, al pari di quanto le ricerche internazionali condotte in questi anni hanno messo in luce: circa una persona su cinque ha soddisfatto i criteri diagnostici per almeno un disturbo mentale nel corso della vita. In maniera più specifica, la depressione maggiore, le fobie specifiche e la distimia sono risultati i disturbi psicologici più comuni, con percentuali di prevalenza nel corso della vita rispettivamente pari al 10,1%, al 5,7% ed al 3,4%, seguiti dal disturbo da stress post traumatico, dalla fobia sociale e dal disturbo d’ansia generalizzata (riscontrati nel 2% circa dei soggetti intervistati).

L’indagine Istat 2014 ha mostrato un trend di peggioramento dello “stato di salute psicologica” degli italiani. Una conferma di quanto l’Istituto Superiore di Sanità aveva già evidenziato riscontrando un disturbo depressivo nel 7% della popolazione, con prevalenza tra giovani e donne. Le stime indicano che otto milioni di italiani soffrono di stati d’ansia, quattro di depressione, altri quattro hanno problemi di insonnia e oltre un milione soffre di disturbo post- traumatico da stress: in tutto, sono 17 milioni gli italiani che soffrono di un chiaro disagio psicologico. Ed una quota di questi sono bambini, ragazzi e giovani.

 

La Depressione : come si manifesta

Può capitare una giornata storta, in cui siamo giù di corda, tristi, più irritabili del solito e “ci sentiamo un po’ depressi”. Molto probabilmente non si tratta di un disturbo depressivo, ma di un calo d’umore passeggero.

La depressione clinica invece è un disturbo dell’umore e  presenta sintomi frequenti e intensi stati di insoddisfazione e tristezza e si perde il piacere nelle comuni attività quotidiane. Le persone che soffrono di depressione vivono in una condizione di frequente umore negativo, con pensieri negativi e pessimisti circa sé stessi e il proprio futuro.

La depressione si manifesta con diversi livelli di gravità e attraverso sintomi di tipo fisico, emotivo, comportamentale e cognitivo.

I sintomi fisici più comuni sono la perdita di energie, il senso di fatica, i disturbi della concentrazione e della memoria, l’agitazione motoria ed il nervosismo, la perdita o l’aumento di peso, i disturbi del sonno, la mancanza di desiderio sessuale, i dolori fisici, il senso di nausea, l’eccessiva sudorazione, il senso di stordimento, l’accelerazione del battito cardiaco e le vampate di calore o i brividi di freddo.

Le emozioni tipiche provate da chi è depresso sono la tristezza, l’angoscia, la disperazione, il senso di colpa, il vuoto, la mancanza di speranza nel futuro, la perdita di interesse per qualsiasi attività, l’irritabilità e l’ansia.

Da ciò derivano i principali sintomi comportamentali, come la riduzione delle attività quotidiane, la difficoltà nel prendere decisioni e nel risolvere i problemi, l’evitamento delle persone e l’isolamento sociale, i comportamenti passivi, la riduzione dell’attività sessuale e i tentativi di suicidio.

 

I Disturbi d’ansia

L’ansia, è uno stato fisiologico e psicologico caratterizzato da componenti cognitive, somatiche, emotive e comportamentali. L’ansia, sorella più evoluta rispetto alla paura e squisitamente umana, segnala una minaccia meno evidente, il disagio è più prolungato, è meno intensa della paura e sia l’esordio che la fine sono meno netti.

I disturbi d’ansia sono differenti l’uno dall’altro per la tipologia di oggetti o di situazioni che provocano paura, ansia oppure comportamenti di evitamento, e per l’ideazione cognitiva associata. Differiscono dalla normale paura o ansia evolutive perché sono eccessivi o persistenti rispetto allo stadio di sviluppo. Le persone che soffrono di disturbi d’ansia sopravalutano il pericolo nelle situazioni che temono o evitano.

 

Ansia e depressione: le cause

Secondo le teorie cognitive esiste una connessione fra disturbi psicologici e disturbi del pensiero. In particolare l’ansia e la depressione sono caratterizzate da pensieri automatici negativi e distorsioni di interpretazione della realtà. Si ritiene che le interpretazioni o i pensieri negativi derivino dall’attivazione di convinzioni negative immagazzinate nella memoria a lungo termine.

Le convinzioni sono costrutti di base riguardanti sé e il mondo che hanno carattere assoluto e generale (per es. “sono fragile” “il mondo è un posto pericoloso”) e che vengono considerate come vere.

In memoria conserviamo anche gli assunti che sono la rappresentazione delle relazioni specifiche fra eventi e valutazioni riferite a sé (per es. “se ho dei sintomi fisici inspiegabili, devo essere gravemente malato”).

Il contenuto degli schemi mentali disfunzionali dipende in modo specifico dal tipo di disturbo psicologico. Gli schemi dell’ansia consistono  in convinzioni e assunti relativi al pericolo (Beck, Emery  e Greenberg, 1985) e all’incapacità di fronteggiare una situazione.

Nella depressione invece gli schemi sono incentrati sui temi della triade cognitiva negativa (Beck,1976) ossia quel sistema di convinzioni negative su noi stessi, sul mondo e sul nostro futuro che si costituiscono sin dall’infanzia. Gli schemi disfunzionali introducono delle distorsioni nell’elaborazione e nell’interpretazione delle informazioni che riceviamo dall’ambiente, sottoforma di pensieri automatici negativi all’interno del flusso di coscienza.

Più la nostra tendenza a leggere le avversità in questa prospettiva è stabile e rigida, più siamo vulnerabili a fare esperienza di episodi depressivi.  Questa tendenza delle persone, secondo la teoria metacognitiva, dipende da una eccessiva e incontrollabile ripetizione astratta di pensieri negativi in qualche modo collegati all’evento/problema, chiamata ruminazione.

Il pensiero negativo reiterato è una caratteristica della maggioranza dei tipi di dinfunzione psicologica. La depressione è associata prevalentemente alla attività di ruminazione e l’ansia è associata alla preoccupazione. Questi due generi di pensiero sono simili per diversi aspetti ma possono anche essere distinti (Papageorgiou e Wells, 1999).

La preoccupazione è un aspetto che contraddistingue in modo particolare il DAG (disturbo d’ansia generalizzato). Secondo gli studi sulla preoccupazione, questa può essere considerata un modo sistematico per affrontare le difficoltà (Wells, 1995)  ma può anche svolgere una funzione di evitamento cognitivo e le persone con disturbo DAG (disturbo d’ansia generalizzato) se ne servono per distrarsi  da immagini più angoscianti.

 

Interventi efficaci: la Terapia Cognitivo-Comportamentale

I disturbi psicologici vengono diagnosticati e trattati in media solo nel 30% dei casi e quando trattati ricevono spesso una cura non sempre appropriata fatta solo di farmaci (sempre di più anche nei bambini o adolescenti) e somministrati per lunghi periodi (con evidenti effetti collaterali). Il consumo di antidepressivi ed ansiolitici, secondo i dati dell’Agenzia Italiana del farmaco, è notevolmente aumentato in Italia negli ultimi dieci anni.

Tale situazione deriva da un crescente (e costoso) “gap” tra le evidenze scientifiche e cliniche e l’organizzazione sanitaria. Infatti oggi disponiamo di dati sufficienti per affermare l’efficacia ed i vantaggi economici della psicoterapia.

Solo il 60% di chi riferisce sintomi depressivi ricorre all’aiuto di qualcuno, rivolgendosi soprattutto a medici/operatori sanitari.

 

La diffusione dei disturbi psicologici e la psicoterapia cognitiva in Veneto e Friuli Venezia Giulia

In particolare in Veneto il 5.6% degli intervistati segnala sintomi di depressione, solo il 63.2% richiede aiuto, non molta diversa la situazione in Friuli Venezia Giulia il 6.8% del campione che segnala sintomi di depressione, chiede aiuto solo il 53.6% (Secondo PASSI sistema di sorveglianza del Ministero della Salute della popolazione adulta).

Quando ansia e depressione hanno delle ripercussioni sulla vita di tutti i giorni, l’attività scolastica o lavorativa è compromessa e prevale la tendenza al ritiro sociale, col passare del tempo vengono compromesse le relazioni con partner, figli, amici e colleghi, ed è importante quanto prima un intervento clinico che possa aiutarci a uscire dal problema e prevenire le ricadute.

 

Il centro di Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale di Mestre

Alla luce di questo quadro epidemiologico, risulta chiaro l’obiettivo del Centro di Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale di Mestre: garantire adeguati percorsi psicoterapici a chi, in un particolare momento della propria vita, può andare incontro a disturbi psicologici, quali ansia e depressione. Punto di forza del Centro di Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale di Mestre, è l’ecletticità degli interventi cognitivo-comportamentali offerti, pensati per garantire l’efficace trattamento di ogni disturbo psicologico. Alcune tra le tecniche cognitivo-comportamentali utilizzate, oltre alla CBT Standard: Acceptance and Commitment Therapy (ACT), EMDR (tecnica d’elezione nel trattamento del Disturbo da stress post-traumatico), Terapia Metacognitva Interpersonale, Terapia Dialettico Comportamentale (DBT).

Si sottolinea l’importanza delle strategie psicologiche di intervento precoce (nelle cure primarie) che risultano efficaci e vantaggiose: brevi interventi (due-quattro incontri) in situazioni di depressione insorgente risultano nel 21% efficaci sui sintomi e nel 59% dei casi efficaci anche sui costi (per i costi successivi che evitano): quindi utili per otto persone su dieci ed anche vantaggiose per sei su dieci (Smith, 1980).

La psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale rappresenta la soluzione più efficace per affrontare e superare il disturbo depressivo maggiore, in modo definitivo (NICE, 2011).

Attraverso il colloquio psicoterapeutico cognitivo la persona è incoraggiata ad apprendere tre abilità principali (Ruggero, Sassaroli 2013):

  • Saper riconoscere il legame tra sofferenza emotiva ed elaborazione cognitiva consapevole ed  esplicita, ossia ciò che provo e penso posso esprimerlo verbalmente;
  • Saper mettere in discussione la validità di questi pensieri, il loro valore di verità e di utilità;
  • Saper costruire nuovi pensieri più veri, e soprattutto più utili, che andranno a sostituire quelli vecchi, nelle situazioni quotidiane e quindi genereranno emozioni e comportamenti differenti.

Quindi nuovi pensieri, nuove esperienze emozionali, nuove azioni utili per affrontare meglio le difficoltà e generare una migliore qualità di vita.

La Terapia Cognitivo Comportamentale per l’ansia mira a eliminare i timori esagerati e i comportamenti di controllo ed evitamento che mantengono i Disturbi d’Ansia (Beck, 1976; Wells, 1997), nel tentativo di riacquisire un senso di sicurezza e di confidenza nelle attività della vita quotidiana.

Nella recente review di Caselli e collaboratori (Caselli et al., 2016) sull’efficacia della Terapia Cognitivo Comportamentale nei disturbi d’ansia, per esempio per il Disturbo di Panico la Terapia ha mostrato la sua efficacia con miglioramenti nel 78% dei casi (Öst, 2008), con indici elevati di stabilità nel tempo (Norton e Price, 2007).

 

 

Laura Prosdocimo

Referente del Centro di Psicologia Clinica e Psicoterapia di Mestre (VE)

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Beck, A. T., Emery, G., & Greeberg, R. L. (1985). Anxiety disorders and phobias: a cognitive perspective. New York, Basic Books.
  • Beck, A. T. (1976). Cognitive therapy and emotional disorders. New York: Meridian. Trad it. Principi di terapia cognitiva. Roma: Casa Editrice Astrolabio, 1984.
  • Caselli, G., Manfredi, C., Ruggiero, G.M. & Sassaroli, S. (2016) La Terapia Cognitivo – Comportamentale dei Disturbi d’Ansia: una revisione degli studi di efficacia. Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale, 22, in press.
  • National Institute for Health and Clinical Excellence (UK); July 2011.
  • Norton, P. J., & Price, E. P. (2007). A meta-analytic review of cognitive-behavioral treatment outcome across the anxiety disorders. Journal of Nervous and Mental Disease, 195, 521–531.
  • Öst, L-G. (2008). Efficacy of the third wave of behavioral therapies: A systematic review and meta-analysis. Behaviour Research and Therapy, 46, 296-321.
  • Papageorgiou, C., & Wells, A. (1999). Process and metacognitive dimensions of depressive and anxious thoughts and relationships with emotional intensity. Clinical Psychology and Psychotherapy, 6, 156-162.
  • Ruggiero, G. M., Sassaroli, S. (2013), Il colloquio in psicoterapia cognitiva, Raffaello Cortina Editore.
  • Smith, M.L., Glass, G.V., & Miller, T.I. (1980). The benefits of psychotherapy. Baltimore, Md.: Johns Hopkins University Press.
  • Wells, A. (1995). Cognitive Therapy of Anxiety Disorders: A practice manual and conceptual guide. Chichester, UK: Wiley. Trad it. Trattamento cognitivo dei disturbi d’ansia. Milano: Mc-Graw-Hill Wells, A.(1997) “Terapia cognitiva dei disturbi d'ansia”, McGraw-Hill.
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