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Falsi ricordi: quando la memoria crea ricordi di informazioni mai ricevute

La ricerca ha dimostrato che quando si ricevono molte e nuove info su un argomento, la memoria potrebbe creare falsi ricordi relativi a eventi mai avvenuti 

Di Greta Lorini

Pubblicato il 11 Nov. 2016

I falsi ricordi nascono come effetto collaterale dei meccanismi di base con cui si formano i veri ricordi. In breve, più una persona sa di un certo argomento, più ricordi relativi vengono immagazzinati in memoria. Quando si incontrano nuove informazioni su questo argomento, si possono innescare tracce di memoria simili a quelle già immagazzinate Ciò può comportare un senso di familiarità o di riconoscimento del nuovo materiale, che porta alla convinzione che l’informazione sia stata rilevata in precedenza e sia in effetti una memoria esistente.

 

Come funziona la mente umana e la creazione di falsi ricordi

La memoria umana non funziona come una videocassetta il cui nastro può essere riavvolto e rivisto, consentendo ad ogni visione di rivivere gli eventi sempre nello stesso ordine. Al contrario, i ricordi sono soggetti ad una ricostruzione continua ogni qualvolta vengono richiamati in memoria, cosicché diversi elementi della traccia mnemonica possono essere modificati, aggiunti o eliminati dopo ogni nuova rievocazione.

Questa forma di elaborazione è alla base dei “falsi ricordi” ossia quel fenomeno per cui una persona possiede chiari ed evidenti ricordi di un evento che, tuttavia, non ha mai sperimentato. Un ricordo non autentico, che può essere totalmente inventato, derivare da altri ricordi reali parzialmente alterati o essere frutto dell’aggregazione di vari frammenti di memorie distinte che vengono ricombinati insieme. Il fenomeno dei falsi ricordi è molto comune e ci sono alcuni fattori che possono aumentarne la frequenza. Un recente studio condotto da Anthony O’Connell e Ciara M. Greene, pubblicato su Memory, ha dimostrato che il forte interesse verso un particolare argomento può raddoppiare le probabilità di sperimentare un falso ricordo.

Precedenti ricerche avevano già evidenziato che gli esperti di alcuni settori come ad esempio gli investimenti o il football americano, potrebbero sperimentare più facilmente falsi ricordi sulle loro aree di competenza. Le motivazioni suggerite sono molteplici. Alcuni ricercatori hanno suggerito che l’ampia conoscenza di un argomento aumenta le probabilità che una persona riconosca correttamente nuove informazioni simili alle informazioni precedentemente sperimentate. Un’altra interpretazione suggerisce che gli esperti ritengono di dover sapere tutto sul loro argomento di competenza, pertanto il loro senso di responsabilità per i giudizi espressi in qualità di esperti li indurrebbe a “colmare le (eventuali) lacune” nella loro conoscenza con plausibili, ma false informazioni.

 

Lo studio

Per approfondire ulteriormente questa spiegazione, gli autori dello studio hanno chiesto a 489 partecipanti di ordinare sette argomenti (calcio, politica, economia, tecnologia, cinema, scienza e musica pop) dal più interessante al meno interessante. Ai partecipanti è stato poi chiesto se ricordavano gli eventi descritti da quattro notizie relative all’argomento selezionato come più interessante e gli eventi descritti da quattro notizie relative all’argomento indicato come meno interessante. In entrambi i casi, tre degli eventi riportati dalle notizie erano realmente accaduti, mentre uno era frutto di invenzione.

I risultati ottenuti hanno mostrato che l’interesse per un argomento aumenta la frequenza di ricordi precisi. Tuttavia, aumenta anche il numero di falsi ricordi (il 25% dei partecipanti ha sperimentato un falso ricordo in relazione ad un argomento interessante, rispetto al 10% di errori commessi nell’argomento meno interessante). È importante sottolineare che ai partecipanti non è stato chiesto né di identificarsi come esperti né di scegliere a quali argomenti rispondere; è pertanto improbabile che l’aumento di falsi ricordi sia dovuto al senso di responsabilità per i giudizi espressi su un argomento specialistico.

 

Discussione dei risultati

L’interpretazione fornita dagli autori supporta la teoria secondo cui i falsi ricordi nascono come effetto collaterale dei meccanismi di base con cui si formano i veri ricordi. In breve, più una persona sa di un certo argomento, più ricordi relativi vengono immagazzinati in memoria. Quando si incontrano nuove informazioni su questo argomento, si possono innescare tracce di memoria simili a quelle già immagazzinate Ciò può comportare un senso di familiarità o di riconoscimento del nuovo materiale, che porta alla convinzione che l’informazione sia stata rilevata in precedenza e sia in effetti una memoria esistente.

Ecco un esempio: immaginate di essere molto interessati agli orsi polari: leggete riviste di natura e guardate documentari naturalistici. Un giorno, un amico vi racconta un articolo che ha letto l’anno scorso che descriveva un orso polare impigliato nella rete da pesca di un peschereccio. Nonostante non abbiate mai sentito questa storia, si innescano in voi ricordi associati riguardanti l’estinzione degli orsi polari e preoccupazioni per la pesca a strascico nell’Artide (tecnica di pesca in cui una rete viene trainata attivamente sul fondo del mare). La storia suona familiare a tal punto da convincervi che, in effetti, a quel tempo avevate davvero sentito parlare della notizia: più informazioni si hanno sul tema, più alta sarà la probabilità che le nuove informazioni attivino i vecchi ricordi associati.

La ricerca ha importanti implicazioni sul modo in cui tradizionalmente pensiamo la memoria. La maggior parte delle persone sono abbastanza fiduciose nelle capacità della propria memoria, ma incappano in falsi ricordi con più frequenza di quanto si rendano conto. Nonostante ciò che sarebbe logico credere, i risultati di questo studio suggeriscono che sebbene l’interesse per un argomento aumenti la consapevolezza a riguardo, i ricordi che ne derivano non sempre sono affidabili.

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