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Infanzia e apprendimento nel cervello umano: lo sviluppo delle capacità cognitive nei bambini

Grazie a tecniche di brain imaging è possibile comprovare con dati sperimentali l’esistenza di capacità cognitive nei bambini, già nei primi mesi di vita

Di Raluca Stoica

Pubblicato il 04 Nov. 2016

Aggiornato il 02 Ott. 2019 15:56

Dopo secoli di considerazioni sui neonati e il loro sviluppo mentale, la ricerca sullo sviluppo cognitivo ha dimostrato l’esistenza di notevoli capacità cognitive nei bambini, già nei primi mesi di vita.

 

Le funzioni cognitive notevoli e complesse osservate negli esseri umani non sono improvvisamente emerse in età adulta, ma sono il risultato di ben due decenni di sviluppo. Dopo secoli di considerazioni sui neonati e il loro sviluppo mentale, la ricerca sullo sviluppo cognitivo ha dimostrato l’esistenza di notevoli capacità cognitive nei bambini già nei primi mesi di vita.

 

Capacità cognitive nei bambini: il linguaggio e la cognizione numerica

Grazie a tecniche di brain imaging non invasive è stato possibile comprovare con dati sperimentali l’esistenza di tali capacità cognitive nei bambini. Dopo aver descritto le prime capacità cognitive nei settori del linguaggio e del numero, sono stati passati in rassegna i risultati recenti che sottolineano la forte continuità tra i neonati umani e gli adulti per quanto concerne l’architettura neuronale, partendo già dalle prime particolari asimmetrie emisferiche e il coinvolgimento delle aree frontali.

Questo insieme di prime capacità proietta i neonati su un percorso di apprendimento al di là dei percorsi a disposizione di altri animali. Questo percorso ha già in sé alcuni aspetti dell’apprendimento degli adulti. In alcuni settori, come il linguaggio, i neonati umani sono ancora migliori rispetto agli adulti, mentre in altri, come la cognizione numerica, i bambini sono più lenti, ma comunque già in procinto di sviluppare quella caratteristica che è tipica umana, il pensiero astratto.

Il linguaggio è un esempio di raffinatezza cognitiva umana: la produzione verbale si sviluppa lentamente, inizia con una fase di vocalizzazione, poi balbettio e si conclude con le prime parole intorno all’anno di vita. Esperimenti progettati con cura hanno dimostrato, tuttavia, che le capacità ricettive dei neonati sono sostanzialmente molte di più rispetto a ciò che effettivamente riescono a produrre, infatti, i bambini sono sensibili a particolari suoni vocali e combinazioni utilizzati da chi li circonda. Inoltre sono in grado di riconoscere la loro lingua nativa alla nascita e stabiliscono il repertorio fonetico della lingua durante il primo anno di vita, ed in seguito acquisiscono la capacità di dedurre la struttura astratta del discorso.

I neonati rapidamente diventano sensibili a categorie di parole, la memorizzazione delle parole funzionali della propria lingua avviene già intorno ai sei mesi, successivamente i bambini riescono ad analizzare la struttura della frase e ad individuarne eventuali errori ed infine, iniziano a collegare le parole alle cose a cui si riferiscono. Così, il linguaggio comincia presto per favorire l’elaborazione di informazioni sul mondo circostante ai neonati umani.

Leggermente diverso è il discorso per quanto concerne il concetto del numero naturale, poiché non si esprime fino a metà infanzia, cioè dai quattro ai dieci anni. Anche se la precisione e la robustezza delle rappresentazioni aumenta con lo sviluppo cognitivo, le rappresentazioni numeriche che si trovano nei neonati umani hanno le stesse cinque proprietà che vengono mantenute a tutte le età: sono indicativi, addizionano e sottraggono sommariamente, ordinano e confrontano, li relazionano a grandezze spaziali come la lunghezza e analizzano insiemi di oggetti in base al numero di elementi e grandezza fisica.

Un altro aspetto molto importante che è emerso dagli studi è che l’apprendimento è limitato e favorito dalle competenze computazionali locali di ciascuna zona del cervello, dalla loro connettività, e anche da vincoli temporali in un organo fisico. Ciò è dovuto al fatto che il cervello, attraverso la modulazione dell’espressione genica, favorisce o ritarda certi circuiti in diverse zone del cervello in base agli input ambientali, per permettere all’individuo uno sviluppo equilibrato.

Gli scienziati dicono:

Concludiamo sottolineando cinque punti. In primo luogo, gli esseri umani sono l’unica specie che utilizza simboli espliciti, partendo dalle parole della loro lingua. Così, ci distinguiamo per la nostra mente simbolica. La continuità tra l’architettura cerebrale dei bambini e degli adulti suggerisce che i bambini hanno le risorse cerebrali per sviluppare rappresentazioni simboliche attraverso una vasta gamma di settori. La ricerca in imaging cerebrale nei neonati resta difficile e dovrebbe essere sostenuta attivamente, se vogliamo comprendere le funzioni simboliche che sono così al centro delle nostre specificità cognitive umane e di sviluppare adeguate simulazioni di quelle funzioni.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • G. Dehaene-Lamertz & E.S. Spelke (2015). The Infancy of the Human Brain. Neuron , Vol.88, Issue 1, p93-109. DOWNLOAD
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