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Gli amanti senza volto di René Magritte

René Magritte, nelle sue tele, ripete spesso gli stessi simboli e, tra questi, il volto coperto da un lenzuolo bianco compare in maniera ossessiva

Di Ursula Valmori

Pubblicato il 25 Ott. 2016

Nell’ambito delle arti figurative, uno dei principali e più originali esponenti del movimento surrealista fu René Magritte (1898-1967), che, coi suoi quadri, ci regala scene che assomigliano più ad un sogno che alla realtà.

 

Il Surrealismo, inteso come movimento artistico-letterario, nacque ufficialmente in Francia nel 1924, con la pubblicazione, ad opera di André Breton, del “Manifeste Surréaliste”, in cui il Surrealismo venne definito come un:

Automatismo psichico puro con il quale ci si propone di esprimere, sia verbalmente, o per iscritto, che in ogni altro modo, il funzionamento reale del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale.

Breton conosceva molto bene la psicoanalisi di Freud, con cui venne in contatto all’inizio della guerra, quando era studente di medicina e venne arruolato per il servizio militare: fu infatti assegnato ad un centro neuropsichiatrico dove venivano curate le vittime degli shock bellici e fu qui che, per la prima volta, si avvicinò alle teorie freudiane.

 

L’influenza della psicoanalisi nell’arte del primo Novecento

La nascita della psicoanalisi, grazie a Freud, fornì molte suggestioni alla produzione artistica della prima metà del Novecento, che utilizzò ampiamente il concetto di inconscio e di sogno.

Secondo Freud il sogno è la “via regia verso la scoperta dell’inconscio”. Nel sonno, infatti, viene meno il controllo della coscienza sui pensieri dell’uomo e, in questo modo, può più liberamente emergere il suo inconscio, travestendosi in immagini di tipo simbolico.

Freud fu dunque un importante punto di riferimento per i surrealisti, la cui arte aveva l’obiettivo di esprimere la complessità della psiche umana, di esprimere l’Io interiore in piena libertà, emancipandolo dai meccanismi inibitori e dalle catene dalle quali è avviluppato. I surrealisti non si limitarono a trascrivere un sogno o un’allucinazione, ma cercarono di scoprire il meccanismo interiore attraverso cui opera l’inconscio. Il mezzo attraverso cui raggiunsero questo obiettivo fu l’automatismo psichico, ovvero il libero susseguirsi di associazioni mentali e di idee spontanee in un concatenamento irreversibile.

 

Il surrealismo di René Magritte

Nell’ambito delle arti figurative, uno dei principali e più originali esponenti del movimento surrealista fu René Magritte (1898-1967), che, coi suoi quadri, ci regala scene che assomigliano più ad un sogno che alla realtà.

L’artista fu infatti definito “le saboteur tranquille” per la sua capacità di insinuare dubbi sul reale attraverso la rappresentazione del reale medesimo. René Magritte, nelle sue tele, ripete spesso le stesse figure e gli stessi simboli e, tra questi, il volto coperto da un lenzuolo bianco compare in maniera ossessiva.

Qui vorrei concentrarmi proprio su una di queste tele, ovvero “Les Amants” o “Gli Amanti” del 1928. Si tratta di una di quelle opere d’arte che, viste una volta, non si dimentica mai più. Il dipinto mostra il bacio di due amanti con i volti coperti da un drappo bianco: questa immagine sarebbe stata sicuramente interessante per Freud; la ricerca pittorica di René Magritte, infatti, sembra essere stata condizionata da un fatto tragico, ovvero il suicidio della madre. Nel 1912, la madre del pittore venne ritrovata annegata suicida, con la testa avvolta dalla camicia da notte (o da un asciugamano), nel fiume accanto a casa. Se dunque accettiamo come chiave di lettura dell’opera di René Magritte la chiave freudiana, è evidente che l’artista pensa a quel tragico momento.

Gli amanti senza volto di Rene Magritte - les amants
Gli Amanti (1928) di R. Magritte – Olio su tela

 

Occorre inoltre ricordare che, nel 1928, l’anno in cui l’artista belga dipinse i due quadri intitolati “Gli Amanti”, morì suo padre Léopold, a soli 58 anni e, probabilmente, questa morte influì nell’ideazione delle due opere.

Facendo riferimento a questi due lutti vissuti dal pittore, quel bacio potrebbe essere un bacio scambiato tra due defunti e quell’amore potrebbe essere soltanto un lontano ricordo. Oppure potremmo essere di fronte alla rappresentazione della morte, che ostacola il procedimento di una storia d’amore. In ogni caso, il dipinto crea una certa inquietudine, in quanto ai personaggi viene imposta la crudeltà della negazione del bacio.

I due amanti, inoltre, hanno i corpi accostati, ma non possono vedersi a causa di quel drappo bianco, che rappresenta l’ostacolo, l’impossibilità di comunicare, l’impossibilità di incontrarsi e di conoscersi profondamente. Il vero incontro e la vera comunicazione, infatti, possono avvenire solo quando vi è la possibilità per ciascuno di vedersi e di definirsi reciprocamente in quanto individui.

 

Incomunicabilità e omologazione

Quello dell’incomunicabilità e dell’incapacità di farsi conoscere per ciò che si è davvero è un tema antico, ma anche estremamente attuale: l’incomunicabilità è infatti elemento presente ne “Gli Amanti” di René Magritte, come abbiamo appena visto, ma anche, per esempio, nelle opere dello scrittore siciliano Luigi Pirandello (1867-1936), ma è altresì elemento ricorrente nella società digitale odierna, pervasa dai social network, dove mi pare si vedano milioni di maschere e pochissimi volti.

Secondo Pirandello l’uomo è incapace di comunicare con gli altri ed i suoi rapporti con il prossimo sono falsi, perché non risultano basati su ciò che l’individuo è, ma sulla maschera che porta.  Gli uomini, dunque, recitano una parte, ci dice Pirandello, il che risulta essere terribilmente attuale: infatti, dove, se non su facebook, più che in ogni altro luogo, l’uomo può recitare una parte o indossare una maschera? Sui social network è facile costruire identità plurime o false identità, recitare la propria commedia, apparire per ciò che non si è, costruire una caricatura di se stessi.

Facebook e gli altri social, dunque, determinano l’opportunità di essere quello che vogliamo, ma soprattutto quello che non siamo, favorendo l’omologazione. Un’omologazione, quella del XXI secolo, che potremmo definire “visiva” e che trovo essere peggiore e più potente del conformismo di pensiero; oppure può essere che la prima aiuti il secondo, perché in una società materialmente conformista, dall’abbigliamento alla tecnologia, difficilmente potrà esserci un pensiero libero e diversificato.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Paquet M. (2015). Magritte. Taschen. Colonia.
  • Whitfield S. (2012). René Magritte: Newly Discovered Works. Catalogue Raisonné. Mercatorfonds NV. Bruxelles.
  • Rooney K., Plattner E. (2016). René Magritte. Selected Writings. University of Minnesota Press. Minneapolis.
  • Pirandello L. (1925). Uno, nessuno, centomila. E-text, 2011.
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