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Dal convegno sui Mental Modes a Londra, 28 e 29 luglio 2016 – Report del Prof. Bruno Bara

Protagonista del convegno è il teorico dei modelli mentali Johnson-Laird, gente da tutto il mondo converge all'University College London per ascoltarlo.

Di Bruno Bara

Pubblicato il 09 Ott. 2016

Aggiornato il 26 Ago. 2019 12:17

Il 28 e 29 luglio 2016 sono stato a Londra per il tradizionale convegno sui Mental Models, che quest’anno ha avuto una storia particolare. 

 

Il teorico dei modelli mentali, nonché maestro di molti dei presenti, Philip Johnson-Laird, compie 80 anni, e da tutto il mondo allievi e collaboratori convergono su uno dei luoghi sacri del cognitivismo, University College London (UCL), per festeggiarlo.

Purtroppo qualche mese fa è morto uno dei suoi collaboratori, e Johnson-Laird decide di trasformare la festa in un memorial, spiazzando tutti e inserendo nella sua festa di compleanno un tono commemorativo piuttosto incongruo.

Sindrome del maestro sopravvissuto all’allievo? Ben nota difficolta anglosassone a gestire le emozioni positive, privilegiando quelle negative?

Il primo giorno arrivo a UCL contemporaneamente a Jane Oakhill, nota studiosa di processi di acquisizione del linguaggio. Il top della mattina è proprio la relazione di Jane sulla comprensione di lettura nei bambini, una spiegazione bottom up di come i bambini con buone capacita di lettura siano favoriti nella acquisizione non solo di nuove parole, ma anche nella comprensione in profondità delle parole stesse, che va oltre il loro riconoscimento lessicale.

La spiegazione alternativa dello stesso fenomeno, cerco di spiegarle, sarebbe in un approccio alla Jerome Bruner basato sulla competenza dei bambini a creare storie a partire da frammenti lessicali. I bambini capaci di creare storie padroneggiano le parole in un contesto sociale, un bel vantaggio rispetto ai socialmente meno inseriti. Jane ribatte che diventerebbe una ricerca di psicologia sociale, e nessuno paga le ricerche di psicologia sociale, impeccabile pragmatismo economicista.

Il meglio del pomeriggio lo offrono Amelia Gangemi e Francesco Mancini con un lavoro sulle interazioni fra emozioni e ragionamento su pazienti ansiosi e ossessivi. Ricerche pulite, interessanti, con un senso che va oltre le microspecializzazioni che presentano molti degli altri relatori. La tesi è che la ricerca di controfattuali tipica degli ossessivi correla con l’emozione di colpa, mentre la ricerca di conferme tipica dei fobici correla con l’emozione di ansia. Entrambi sanno ragionare perfettamente, ma privilegiano stili diversi. Secondo me sia pensiero sia ragionamento sono influenzati da un terzo fattore causale, il tipo di relazione che le persone instaurano cogli altri, ma Francesco obietta che si tratta di una variabile troppo generica per essere controllata. Oppure bisogna capire come fare, e continuiamo a discutere.

Il contributo più divertente è quello finale della giovane Cinzia Chiandetti sulla risata. Con non poca naivete presenta una teoria a sfidare Platone e discendenti sui meccanismi del ridere, mostra filmati divertenti che fanno ridere, purtroppo la sua spiegazione anche; si ritrova parecchio contestata, ma ha il merito di aver tirato su la atmosfera.

La cena si fa al ristorante italiano Olivelli, una tragica avventura sotto ogni punto di vista, culinario, ambientale e sociale, dato che tutti oscillano fra essere tristi, anche per la presenza della vedova e delle bellissime bimbe di Vittorio Girotto, o allegri per la vitalità intelligente di Johnson-Laird, per la ennesima volta un esempio per tutti i suoi allievi, fortunati ad averlo incontrato sulla propria strada.

Nella seconda giornata arriva il momento atteso in cui Philip Johnson-Laird, dopo essersi fatto fotografare a turno con tutti noi, fa la sua relazione, presentandoci la nuovissima teoria unificata sui mental models. Non è chiarissimo, e non si chiarifica neppure con la presentazione del programma computazionale da parte di Sunny Khemlani, quali siano i vantaggi rispetto alla teoria precedente, ma l’ammirazione e l’affetto per Phil superano le possibili critiche. Sono l’autore di due dei modelli di simulazione precedenti, vengo citato ma in un altro contesto qualche obiezione a Sunny la avrei fatta, mi sento come un primatista cui dicono che il suo record e stato superato in circostanze non controllate.

Monica Bucciarelli riporta una bella serie di ricerche sulla capacità ricorsiva nei bambini. Il tema è caldissimo, Chomsky e molti altri considerano la ricorsione il vero tratto distintivo degli ominidi dagli altri primati, ma nessuno è mai riuscito a indagarla sperimentalmente in modo convincente. Il quesito metodologico insolubile consiste nella finora apparente impossibilità di separare la ricorsione dal linguaggio. Il lavoro di Monica rimane ancora esplorativo, ma apre orizzonti importanti.

Si continua bene con Cristina Quelhas che attacca il modello logico-analitico di Quine sul piano empirico; i filosofi si risentono, Johnson-Laird contrattacca, io non riesco a seguire la argomentazioni ma ci stiamo divertendo.

Markus Knauff da Giessen, grande, grosso, europeista e ricco di buon senso, presenta dati controintuitivi su come la Transcranial Magnetic Stimulation (TMS) dimostri che nella eterna querelle fra mental models e immagini mentali queste ultime siano inadeguate a spiegare il ragionamento spaziale, ma qui e fra amici non deve faticare a convincerci che abbiamo ragione noi.

Chiude Philipp Koralus, elegante Austriaco ora a Oxford, allargando lo sguardo a temi sociali. Ha in corso una affascinante ricerca applicata internazionale sul tema della pesca sostenibile senza depauperare definitivamente tutti i mari, ci mostra come i pescatori ragionino diversamente a seconda che in ballo ci sia il profitto della compagnia o la sopravvivenza delle loro famiglie. Come intuite, in questo secondo caso le regole vengono violate con facilita.

Baci, abbracci e promesse di rivedersi presto.

 

Per il programma completo del convegno clicca qui

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