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L’evoluzione della terapia cognitiva – Report dal congresso SITCC 2016 di Reggio Calabria

Congresso SITCC: L'evoluzione della terapia cognitiva: un ponte tra ricerca e clinica - Reggio Calabria 15-18 settembre 2016 

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 03 Ott. 2016

XVIII Congresso della Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva (SITCC)

Si è svolto a Reggio Calabria, dal 15 al 18 settembre 2016, il diciottesimo congresso della Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva (SITCC). L’organizzazione è stata curata dai colleghi calabresi capitanati da Giuseppe Nicolò con il supporto dell’associazione Ecopoiesis di Reggio Calabria, che diffonde la formazione e la pratica clinica cognitivo-comportamentale in quelle zone.

Il congresso è stato ricco di contributi e di stimoli. Fin dalla plenaria iniziale, con Bruno Bara e Francesco Mancini, ci si è confrontati con le nuove tendenze del movimento cognitivista clinico. Mancini ha raccomandato la necessità di studiare i processi psicopatologici in maniera più vicina alla psicologia di base. Il contributo delle ricerche cliniche basate sui contenuti cognitivi –le cosiddette credenze – è stato utilissimo per delineare protocolli di intervento efficaci ma sembra aver esaurito la sua spinta propulsiva.

Per trovare interventi più efficaci occorre riesaminare i processi e i meccanismi psicopatologici con una terminologia e una metodologia più rigorosa e vicina alla psicologia di base. Forse così si potrà coprire la distanza che ancora divide ricerca e clinica. Il parere di Bara era sostanzialmente analogo, ed era prevedibile considerando la lunga esperienza di Bara nello studio sperimentale dei mental modes. L’unica differenza tra Mancini e Bara stava nella preferenza verso differenti meccanismi. Mancini sembra più interessato ai meccanismi cognitivi di tipo scopistico e motivazionale, nonché alle strategie e stili di pensiero. La strategia controfattuale dei pazienti ossessivi, ad esempio, è da anni oggetto delle sue ricerche e riflessioni. Bara invece preferisce indagare i processi relazionali ed emotivi di conoscenza incarnata.

Non è stato possibile seguire tutte le relazioni, naturalmente. Ne segnalo alcune sparse. Carcione, Nicolò e Semerari proseguono a sviluppare il modello di Terapia Metacognitiva Interpersonale (TMI) in un modello integrato di terapia che va al di là delle diagnosi categoriali e punta al trattamento dei fattori generali della patologia della personalità. Il parallelo lavoro di Dimaggio e Popolo sulla TMI sembra privilegiare gli interventi di immaginazione guidata, ed è forse il modo più coerente di intervenire cognitivamente sui processi bottom up.

Fenelli impiega profittevolmente la teoria dell’attaccamento per indagare le relazioni di coppia. Stoppa Beretta e Bara esplorano l’uso del corpo in psicoterapia, fedeli al modello della conoscenza incarnata. Mancini e il suo gruppo presentano i dati definitivi del loro pluriennale lavoro sul disturbo ossessivo-compulsivo. Tullio Scrimali continua a far evolvere il suo modello di bio-feedback avanzato per la psicosi. Cesare Maffei, Livia Colle, Donatella Fiore e Fabio Monticelli si confrontano sul disturbo borderline di personalità e sulle applicazione della terapia dialettico-comportamentale. Gabriele Caselli ha esplorato le applicazioni della terapia metacognitiva alle dipendenze, mentre Sandra Sassaroli ha indagato il valore dei temi dolorosi e dei piani disfunzionali nei processi psicopatologici. Stefano Lucarelli ha presentato un’originale applicazione della terapia dialettico-comportamentale ai disturbi alimentari. Antonio Pinto e Roberto Framba hanno riflettuto sulla mindfulness nella formazione degli allievi. E così via.

Il momento migliore del congresso è stato probabilmente la simulazione di seduta effettuata domenica mattina, nel giorno di chiusura del congresso. Sandra Sassaroli, Giovanni Liotti, Antonio Semerari e Juan Balbi hanno affrontato una collega terapista che simulava una paziente con aspetti di diffidenza paranoica nella relazione terapeutica. Ogni terapista ha mostrato in vivo aspetti del proprio operare. Un’esperienza istruttiva e accattivante, che merita un articolo a parte.

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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