La M- CHAT è stata sviluppata proprio con l’intenzione di individuare all’interno della popolazione generale quel gruppo di bambini con caratteristiche di sviluppo compatibili con un rischio di autismo.
Workshop di Diana Robins e Giacomo Vivanti (A.J. Drexel Autism Institute, Philadelphia)
Diana Robins esordisce con la descrizione dei sintomi di un possibile disturbo dello spettro autistico nei bambini molto piccoli. Segnali a cui badare nella comunicazione non verbale sono l’evitamento del contatto oculare, la mancanza di indicazione, una ridotta attenzione condivisa e un uso sporadico o limitato della gestualità.
Un altro ambito significativo è quello della reciprocità sociale ed emotiva. I bambini non reagiscono facilmente al richiamo o alle voci, non indicano per condividere esperienze, non mostrano oggetti ai genitori e manifestano uno scarso coinvolgimento nei classici giochi della prima infanzia tipo il gioco del cucù. È dunque possibile individuare problemi di natura sociale prima di altri elementi ritenuti utili alla diagnosi come per esempio i movimenti ripetitivi. Quest’ultima categoria di sintomi è inoltre di più difficile interpretazione poiché i movimenti ripetitivi sono spesso presenti anche in bambini piccoli neurotipici come strategia di apprendimento. Ciò che rende invece queste condotte possibili segnali di un disturbo dello spettro autistico è il fatto che esse non siano funzionali o interferiscano con altri comportamenti funzionali.
L’importanza di individuare precocemente queste anomalie a livello di motivazione e cognizione sociale permette una presa in carico in un periodo in cui il bambino dovrebbe sviluppare proprio tutte le strutture cerebrali utili a un corretto funzionamento sociale.
La M- CHAT è stata sviluppata proprio con l’intenzione di individuare all’interno della popolazione generale quel gruppo di bambini con caratteristiche di sviluppo compatibili con un rischio di autismo. Si tratta di un questionario di 20 domande rivolto ai genitori di bambini tra i 16 e i 30 mesi. Richiede solo cinque minuti per la compilazione e meno di due minuti per calcolare il punteggio. Lo score ottenuto può ricadere in 3 diversi intervalli. Ci saranno bambini ritenuti non a rischio, bambini che invece richiederanno un follow up successivo per confermare o meno il rischio e bambini che presenteranno un punteggio così elevato da dover essere subito inviati ad un percorso diagnostico completo per un’immediata presa in carico terapeutica.
La parola passa quindi a Giacomo Vivanti che sottolinea le caratteristiche fondamentali di un intervento precoce per l’autismo:
- Un approccio evolutivo/costruttivista di base;
- Avere come target del trattamento quei comportamenti che formano l’infrastruttura dell’apprendimento sociale;
- Dare importanza all’iniziativa spontanea, alla partecipazione attiva ed al coinvolgimento emotivo;
- Utilizzare strategie di analisi e modificazione comportamentale (ABA);
- Mantenere una cornice naturalistica: è bene insegnare delle competenze all’interno di situazioni in cui acquisiscono un senso;
- Utilizzare strategie manualizzate;
- Monitorare costantemente l’apprendimento del bambino ma anche l’operato del terapista.
Ci mostra diversi video utili a comprendere meglio le caratteristiche elencate, la maggior parte dei quali registrati negli ambienti scolastici. Fa piacere visionare interventi così specifici e rigorosi svolti anche da insegnanti di classe adeguatamente formate e nello stesso tempo è doloroso constatare quanta strada ci sia ancora da fare perché questa buona prassi possa diffondersi anche qui in Italia.