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La famiglia del paziente affetto da Binge Eating Disorder – Magrezza non è bellezza Nr. 23

Alcuni fattori genitoriali che possono predisporre allo sviluppo del Binge Eating Disorder sono la scarsa empatia, il poco affetto e il criticismo. 

Di Sandra Sassaroli, Giovanni Maria Ruggiero, Francesca Fiore

Pubblicato il 02 Set. 2016

I fattori genitoriali predisponenti a questa patologia sono: la disarmonia, l’atteggiamento repressivo verso il sesso, la scarsa empatia, il poco affetto, la diminuzione delle attenzioni rivolte e l’elevata età anagrafica dei genitori. Inoltre, se in queste famiglie sono presenti l’abuso di alcol e disturbi psichiatrici, sono maggiori le probabilità di sviluppare un BED.

 

MAGREZZA NON E’ BELLEZZA – I DISTURBI ALIMENTARI: Disturbi alimentari: La famiglia del paziente affetto da BED (Nr. 23) 

Come insorge il BED durante l’adolescenza

Il BED (Binge Eating Disorder) insorge di solito negli anni dell’adolescenza. In questo periodo, si manifestano i primi interessi sessuali e ha inizio la costruzione del proprio valore personale basata su una valutazione socioculturale della forma fisica.

Una ragazza proveniente da una famiglia disorganizzata, che usa il cibo per consolarsi nei momenti difficili, si trova di fronte a un dilemma. Alimentarsi rappresenta il suo supporto emotivo, ma forma e peso del corpo sono in contrasto con questo comportamento. Un conflitto grave, che apparentemente si potrebbe risolvere continuando ad assumere dosi eccessive di cibo, non può più essere gestito attuando questa strategia, giacché il rischio dell’aumento ponderale porta allo stigma sociale nel gruppo dei coetanei.

In questa fase, se la ragazza non decide di controllare il peso attraverso le condotte di eliminazione (vomito, eccessivo esercizio fisico ecc.), va incontro al BED.

Le caratteristiche della famiglia del paziente affetto da BED

I fattori genitoriali predisponenti a questa patologia sono: la disarmonia, l’atteggiamento repressivo verso il sesso, la scarsa empatia, il poco affetto, la diminuzione delle attenzioni rivolte e l’elevata età anagrafica dei genitori. Inoltre, se in queste famiglie sono presenti l’abuso di alcol e disturbi psichiatrici, sono maggiori le probabilità di sviluppare un BED.

Un altro fattore da considerare è la carenza di comunicazione sulle questioni emozionali (la capacità di comunicare costituisce un’abilità fondamentale per permettere di sopportare e superare positivamente le liti coniugali). Questi dati suggeriscono che i fattori rilevanti per la famiglia riguardano le dinamiche di gestione e di regolazione del sistema familiare; più in particolare, l’espressione e la risoluzione di conflitti emozionali, piuttosto che l’eccesso di stress.

È altresì importante prestare attenzione alle dinamiche relazionali e sociali che si verificano in queste famiglie in cui la percezione della propria immagine corporea potrebbe giocare un ruolo fondamentale per la genesi del disturbo alimentare.

Il criticismo genitoriale e il conseguente perfezionismo

Il criticismo genitoriale consiste nell’essere costantemente soggetto a critiche da parte di altri considerati significativi, importanti per la persona (Frost et al. , 1991; Huprich, 2003). Evidenze cliniche e sperimentali supportano l’ipotesi in base alla quale il criticismo percepito è un fattore di rischio per lo sviluppo del perfezionismo clinico nei disturbi alimentari.

Alcuni dati derivanti dall’ambito clinico in relazione alle emozioni e ai disturbi d’ansia, supportano l’associazione tra le critiche emesse da parte dei genitori e la presenza di propri schemi cognitivi negativi negli adulti. È possibile che personalità affette da perfezionismo possano, in una qual certa misura, aver influenzato la vulnerabilità, la percezione delle critiche subite e la sopravvalutazione delle critiche passate.

Dati recenti confermano l’ipotesi secondo la quale il criticismo percepito precede il perfezionismo maladattivo nel processo psicologico, portando alla formazione del controllo ossessivo del peso e della forma fisica nella mente delle persone affette da disturbo alimentare. In questo caso, è possibile immaginare il perfezionismo maladattivo come una sorta di reazione all’estremo dolore provocato dalle critiche recepite, che a loro volta hanno stimolato, in individui poveri di risorse cognitive e di un sostrato familiare adeguato, lo sviluppo di un controllo o di un discontrollo sul cibo, sulla forma fisica e sulla fatuità del proprio essere.

È possibile inferire che il criticismo percepito possa essere il fattore razionale che facilita la trasmissione transgenerazionale del perfezionismo in soggetti con disturbo alimentare, in accordo con quanto sostengono alcuni autori (Kawamura et al. , 2001; Soenens et al., 2005; Sassaroli et al., 2011).

Non bisogna dimenticare, tuttavia, che queste conclusioni potrebbero essere confermate solo attraverso uno studio longitudinale. Le implicazioni cliniche di questi risultati suggeriscono che il terapeuta potrebbe presumere che il perfezionismo è il moderatore cognitivo che collega il criticismo ai sintomi di restrizione alimentare. In questo caso, l’intervento dovrebbe essere focalizzato sulla valutazione della sofferenza in relazione ai conflitti verificatisi con i genitori e potrebbe aiutare il paziente nel riconoscere il perfezionismo come strategia per affrontare il dolore generato dalle critiche subite. Si ricorre a un intervento di questo tipo quando il paziente non riconosce o nega l’influenza del criticismo subito.

 

 

RUBRICA MAGREZZA NON E’ BELLEZZA – I DISTURBI ALIMENTARI

 

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Sandra Sassaroli
Sandra Sassaroli

Presidente Gruppo Studi Cognitivi, Direttore del Dipartimento di Psicologia e Professore Onorario presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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