expand_lessAPRI WIDGET

La bugia nei bambini: funzione e tappe della menzogna nell’età evolutiva

Come nasce la menzogna e che funzione assume la bugia nei bambini? Di fronte ad una realtà che non capiscono, i bambini reagiscono cercando di ridefinirla

Di Maria Aricò

Pubblicato il 20 Set. 2016

Secondo l’accezione comune, si parla di menzogna quando una persona intende trarre in inganno un’altra deliberatamente (Ekman, 2001). Come nasce la menzogna e che funzione assume la bugia nei bambini?

 

Tappe e motivazioni della menzogna

La prima bugia nei bambini è un monosillabo: un ‘no‘, quando dovrebbe essere pronunciato un si.

Il loro no nasconde delle esigenze fondamentali: evitare il castigo, cancellare la colpa, affermare la propria indipendenza. Nel primo caso la bugia è intesa come negazione di una cattiva intenzione e non come negazione di un fatto in sé, e viene utilizzata quando il bambino teme una punizione troppo severa, che ai suoi occhi appare come una vera ingiustizia. Nel secondo caso il bambino utilizza la bugia come fosse una bacchetta magica con cui cerca di far scomparire una cosa spiacevole; negando di aver commesso un errore, il bambino è come se negasse di esser stato goffo e incapace e quindi mette in atto un meccanismo riparatore per conservare la stima in se stesso. Inoltre un bambino dicendo ‘no’ scopre di avere una propria identità, una mente propria, scopre, avendo un segreto, di avere qualcosa di esclusivamente suo e giunge così alla percezione di sé come un individuo a tutto tondo (Laniado, 2001).

Trovandosi di fronte ad una realtà che non capiscono o che non accettano, i bambini reagiscono cercando di ridefinirla.

Il piccolo che racconta una storia, non narra mai un evento in sé ma l’impressione che ha avuto di quell’evento, immedesimandosi nei protagonisti della vicenda. I bambini piccoli non sanno distinguere tra reale e immaginario perché il reale è recentissimo, e l’immaginario è ancora presente. Inoltre il pensiero del bambino non è in grado di isolare i dettagli senza perdere di vista l’insieme del problema.

Nei primissimi anni il bambino vede le situazioni come un tutto indivisibile, non distingue la causa dall’effetto, né il passato dal presente e dal futuro. Fissa la sua attenzione sul dettaglio, sul particolare perdendo di vista il contorno. Nei primi anni di vita il bambino non è ancora in grado di distinguere la fantasia dalla realtà, e anima gli oggetti come fossero persone vere (Laniado, 2001).

I bambini sono in grado di dire bugie molto precocemente, molto prima di quanto supponga la maggior parte degli adulti. A 4 anni, ma spesso anche prima, alcuni bambini sanno già mentire e lo fanno: non si tratta di semplici errori ma di tentativi deliberati di ingannare.

Verso i 6 anni, il bambino comincia a capire che non sempre i punti di vista delle persone coincidono. Si rende conto che gli altri hanno un modo di guardare alle cose diverso dal suo, e si accorge che è possibile vedere il mondo con occhi diversi. Dalla bugia come fuga nell’immaginario o come negazione di un fatto, il bambino passa a un livello superiore. Egli è ora capace di mentire sui propri stati d’animo, di dissimulare le proprie intenzioni. Mentire presuppone competenze e capacità intellettive complesse. Secondo Piaget, uno dei padri della moderna psicologia, chi mente deve possedere competenze comunicative, abilità di immedesimazione nel punto di vista dell’altro e avere l’intenzione di ingannare.

Il concetto di verità cambia a seconda delle fasi di sviluppo. I bambini comprendono di poter ingannare un adulto solo dopo i 5 anni. Ma appena vengono istruiti sulla malvagità della menzogna diventano moralisti intransigenti, tutto ciò che non è aderente alla realtà diviene per loro totalmente falso, e quindi da condannare (Laniado, 2001).

Secondo Paul Ekman fin verso gli 8 anni i bambini considerano qualsiasi affermazione falsa una menzogna, a prescindere dal fatto che sia intenzionale o meno. Non conta l’intenzionalità, ma la veridicità dell’informazione. I bambini piccoli, anche se sanno che l’interlocutore non ha intenzione di ingannare nessuno, lo chiamano bugiardo in quanto fornisce un’informazione falsa. A otto anni, invece, la maggior parte dei bambini- così come gli adulti- non considera un bugiardo chi dà involontariamente informazioni false.

Intorno ai 10-11 anni quasi tutti i ragazzi sono in grado di simulare la verità; sanno dare al volto un’espressione credibile, una giusta intonazione in base alle circostanze e sono abbastanza disincantati per non cadere in grossolane contraddizioni. I ragazzi a questa età smettono di pensare che le bugie siano sempre qualcosa di male, diventano più flessibili. Se sia giusto mentire o no dipende dall’esito della situazione. Se è vero che nella preadolescenza e pubertà i ragazzi comprendono che mentire è sbagliato perché comporta la perdita della fiducia da parte degli altri, questo non è sempre in primo piano nella loro mente. Anche gli adulti nel momento in cui mentono perdono di vista la conseguenza che ciò avrà sulla fiducia reciproca (Ekman 2009).

Secondo gli studiosi della menzogna, il bravo mentitore tiene in considerazione il punto di vista della sua vittima. Mettersi nei panni dell’altro, capire come potrebbe reagire, cosa potrebbe apparirgli sospetto, permette al mentitore di prevedere la conseguenza del proprio comportamento sulla persona che intende ingannare. In età prescolare, la bugia nei bambini è priva di dimestichezza con tali operazioni, in quanto non si rendono ancora conto del fatto che possano esistere più punti di vista e credono che tutti vedano le cose come le vedono essi stessi. Ma crescendo, avvicinandosi all’adolescenza, i ragazzi riescono ad assumere il punto di vista dell’altro.

 

La bugia nei bambini: il ruolo dei genitori

È molto importante che il genitore non assuma dei comportamenti scorretti che potrebbero essere di cattivo esempio per i loro bambini, come ad esempio dare una risposta falsa, raccontare una falsa verità, o fare un promessa che poi non si avvera, fa sentire il bambino profondamente tradito e ferito, quindi in qualche modo autorizzato a mentire a sua volta.

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Ekman, P. (2009) Le bugie dei ragazzi. Ed. Giunti
  • Laniado N., Pietra G. (2001) Le bugie dei bambini. Ed. Red
 
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Le bugie dei bambini: i genitori sono davvero in grado di riconoscerle?
Le bugie dei bambini: i genitori sono davvero in grado di riconoscerle?

Secondo un recente studio, gli adulti avrebbero difficoltà nel riconoscere le bugie dei bambini e i genitori ne avrebbero di più nel caso dei loro figli 

ARTICOLI CORRELATI
WordPress Ads
cancel