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Le bugie dei bambini: i genitori sono davvero in grado di riconoscerle?

Secondo un recente studio, gli adulti avrebbero difficoltà nel riconoscere le bugie dei bambini e i genitori ne avrebbero di più nel caso dei loro figli 

Di Redazione

Pubblicato il 05 Lug. 2016

Molti genitori credono di poter smascherare le bugie dei bambini. I più piccoli sono dei bugiardi relativamente inesperti e la lunga esperienza di un genitore dovrebbe facilitare la differenziazione tra verità e bugie dei figli. Tuttavia non è così.

Greta Lorini

 

Un’ampia gamma di studi ha dimostrato che le persone non sono macchine della verità molto accurate, in quanto poco abili nel riconoscere se qualcuno sta mentendo oppure sta dicendo la verità. Molti genitori credono, tuttavia, che la possibilità di smascherare le bugie raccontate dai loro figli possa essere un’eccezione a questa regola.

Tenendo conto che i bambini sono dei bugiardi relativamente inesperti e che la lunga esperienza di un genitore dovrebbe facilitare la differenziazione tra verità e bugie dei figli, questo potrebbe anche essere vero. Tuttavia non è così.

Gli adulti hanno difficoltà nel riconoscere le bugie dei bambini e i genitori ne hanno ancora di più quando si tratta dei loro figli, come dimostra un recente studio in pubblicazione sul Journal of Experimental Child Psychology. Sebbene, quindi, l’onestà sia un aspetto essenziale all’interno di una relazione di fiducia genitore-figlio, le relazioni molto strette sembrano proprio compromettere la nostra capacità di individuare le bugie, soprattutto le bugie dei bambini.

 

Bugie dei bambini: lo studio della Brock University

La ricerca guidata da Angela Evans, presso la Brock University (Ontario, Canada), ha coinvolto 108 bambini (età: 8-16 anni). Condotti in laboratorio, è stato spiegato loro che avrebbero preso parte ad un test. Una volta mostrato ai bambini il tasto di risposta ai quesiti del test, sono stati lasciati soli nella stanza, con la possibilità di sbirciare le risposte.

I ricercatori, una volta rientrati in laboratorio, hanno chiesto a tutti i bambini se avessero o meno sbirciato le soluzioni del test, videoregistrando le risposte: poco più della metà lo aveva fatto (50 hanno sinceramente negato di aver sbirciato, 49 hanno falsamente negato di aver sbirciato, i 9 che hanno sinceramente ammesso di aver sbirciato sono stati esclusi dallo studio). In seguito tre gruppi di adulti hanno visionato le registrazioni, fornendo giudizi sulla sincerità o falsità dei bambini. Questi gruppi includevano 80 genitori dei bambini coinvolti, 72 genitori i cui figli non facevano parte dello studio e 79 studenti universitari che non erano genitori. Il primo gruppo ha valutato solo i video dei propri figli.

In generale, nessun gruppo a cui è stato chiesto di valutare le bugie dei bambini ha fornito giudizi di verità/falsità più accurati dell’effetto casuale. Tuttavia, i genitori hanno fornito giudizi molto differenti sui propri figli, mostrando un bias più forte rispetto ai genitori che giudicavano i figli altrui o ai non-genitori. I genitori, infatti, hanno creduto ai loro bambini circa il 92% del tempo, indipendentemente dalla loro sincerità o disonestà, mentre gli altri gruppi hanno giudicato erroneamente verità e bugie dei bambini più o meno allo stesso modo.

Gli autori dello studio hanno pertanto concluso che la vicinanza del legame genitore-figlio non rende più facile giudicare la verità. Al contrario, i genitori sembrano essere sbilanciati in favore dell’onestà dei propri bambini.

D’altra parte, i genitori potrebbero essere motivati ​​a credere alle dichiarazioni dei loro figli, spinti dalla speranza di aver fatto un buon lavoro nel trasmettere loro il valore dell’onestà. I genitori potrebbero voler tenere a mente questi risultati la prossima volta che sorprendono il loro bambino con le mani nella marmellata!

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