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Recovery e sistemi di salute mentale. Quali strade possibili?

Parlando di recovery si indica un percorso che mira all' attivazione di risorse individuali che permettono al soggetto di vivere in modo pieno la sua vita

Di Roberta Casadio

Pubblicato il 22 Lug. 2016

Recovery è il principio del 21 secolo raccomandato in linee guida cliniche e professionali nonché focus esplicito nelle politiche internazionali sulla salute mentale

Roberta Casadio – OPEN SCHOOL Studi Cognitivi, Modena

 

 

Recovery è il principio del 21 secolo raccomandato in linee guida cliniche e professionali nonché focus esplicito nelle politiche internazionali sulla salute mentale (Slade, Adams & O’Hagan, 2012). Nel 2005, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha organizzato a Helsinki una Conferenza Europea che rappresenta il primo tentativo, dopo la storica dichiarazione di Caracas del 1986, di trasferire ai governi responsabilità ben definite: a fine lavori i Ministri della Salute di cinquantadue Paesi europei hanno approvato all’unanimità un Documento che racchiude le priorità stabilite in merito.

Secondo quanto scritto nell’accordo, politiche e pratiche di salute mentale dovrebbero essere focalizzate a promuovere il benessere, contrastare la discriminazione e l’emarginazione sociale, prevenire, fornire servizi efficaci e adeguati, favorire il reinserimento in società delle persone che sperimentano seri disturbi.

…la salute mentale ed il benessere mentale sono fondamentali per la qualità della vita e la produttività degli individui, delle famiglie, delle comunità e delle nazioni. Conferiscono un senso alla nostra esistenza permettendoci di essere cittadini creativi e attivi. (..) Essendo la salute mentale una componente centrale del capitale umano, sociale ed economico delle nazioni, questa deve quindi essere considerata come parte integrante essenziale di altri campi della politica pubblica, quali i diritti dell’uomo, l’assistenza sociale, l’educazione e l’occupazione

Dichiarazione di Helsinki, 2005

La Dichiarazione pone quindi la salute mentale al centro del potenziale umano, sociale ed economico delle diverse nazioni ed esorta gli Stati a considerarla come parte integrante delle proprie politiche sociali.

 

 

Favorire percorsi di recovery: dalla malattia alla persona

L’invito è pertanto a riflettere sulla (ri)organizzazione e struttura dei Servizi di salute mentale dato che ancora oggi, in molti Paesi dell’Europa, la gran parte dei fondi destinati alla psichiatria vengono investiti per ospedalizzare o segregare in istituzioni chiuse.  Al contrario, è più che mai necessaria a tal proposito la promozione di azioni intersettoriali, attraverso partnership tra i servizi psichiatrici, quelli socio-sanitari ed altre agenzie, ponendo al centro la risposta ai bisogni complessivi dell’individuo e della sua rete prefigurando così scenari di welfare comunitario (Mezzina, 2016).

Quindi, se da un lato è necessario promuovere servizi di salute mentale in aree territoriali e servizi comunitari, dall’altro l’attenzione deve essere spostata dalla malattia in sé alla totalità della persona nonché alla sua rete di appartenenza e ai gruppi sociali di riferimento per favorire percorsi di ripresa e recovery.

Il compito diventa quello di promuovere la cittadinanza per le fasce più svantaggiate e vulnerabili della popolazione, innalzando la loro qualità di vita, favorendo la loro autonomia ed emancipazione anche dalla dipendenza dai servizi, in modo che il concreto esercizio dei diritti accresca complessivamente le loro possibilità e capacità di scelta e di azione (Dell’Acqua, 2014). E’ oggi chiaro che quando si parla di ripresa (e.g. Recovery) non si tratta dunque di un esito coincidente al ritorno alla condizione precedente al problema, quanto più di un percorso che è volto alla attivazione di risorse che permettono al soggetto di vivere in maniera piena la sua vita (Coleman, 1999).

 

 

Recovery: gli interrogativi ancora aperti

Ci sono diversi modi in cui il sistema di cure può supportare la ripresa di persone affette da disagio mentale e questo avviene promuovendo relazioni, benessere e offrendo trattamenti che migliorino le possibilità di inclusione sociale (Slade, 2009).  Oggi è disponibile un ampia letteratura in merito a questo e accanto alle preziose testimonianze di persone che hanno fatto percorsi positivi di ripresa dal disagio mentale (Romme & Escher, 2009), la ricerca sta validando dal punto di vista scientifico di cosa si tratti quando si parla di recovery. A questo proposito, sono disponibili reviews sistematiche (Doughty & Tse, 2005; Leamy et al., 2011), studi randomizzati e controllati, (Barbic et al., 2009; Greenfield et al., 2008) e linee guida (Davidson et al., 2009).

L’aumento delle evidenze scientifiche per l’implementazione di pratiche e sistemi orientati al recovery ha portato ad un maggior riconoscimento e consenso (Compagni et al., 2007). Tuttavia, è necessario identificare con maggiore chiarezza il contributo che i servizi di salute mentale possono dare in questo senso (Slade et al., 2011) e come queste pratiche possano essere integrate comportando un cambiamento all’interno dei sistemi di cura dei Paesi anziché rimanere realtà singole ed isolate che non contaminano. A tal proposito, emergono alcune questioni ancora non risolte:

  • Può essere il sistema di cure compatibile con le aspettative sociopolitiche che esso gestisca appieno il rischio e provveda al controllo sociale?
  • Cosa ancora deve cambiare affinché i sistemi di salute mentale possano maggiormente supportare i processi di ripresa?
  • Si possono sviluppare servizi orientati al recovery quando lo stigma e la discriminazione sono così alti nei confronti del disagio mentale nella nostra società?
  • In pratica, come può avvenire il passaggio da servizi centrati sulla crisi e al controllo ad un maggiore sbilanciamento verso l’offerta di una più ampia gamma di possibilità offerte, risorse e opportunità che facilitino i processi di ripresa, autonomia e benessere?
  • Può la forza lavoro esistente cambiare pensiero nei confronti del disagio e assorbire nuove competenze focalizzando i concetti di agency, empowerment, recovery, anziché quelli di deficit, disfunzione, sintomatologia e rischio?

Dopo aver stimolato una riflessione sui temi appena citati, è di dovere citare delle realtà orientate al recovery che sono affermate nel panorama italiano ed europeo. Alcuni esempi ne sono la ‘Soteria House‘ in Gran Bretagna, ‘Recovery Houses’ in Italia, il ‘Recovery College’ nei Paesi Bassi, le ‘Recovery Learning Communities’ in Massachusset per citare alcuni esempi.

Alcune di queste realtà sono parte integrante dei servizi di salute mentale pubblici offerti ai cittadini, altre rappresentano realtà nate da iniziative legate al terzo settore e che rappresentano un’alternativa al sistema di cure tradizionale. E’ necessario considerare tuttavia, come la loro efficacia e i valori che le ispirino, raggiungano la loro massima espressione quando si intrecciano ed entrano in una dialettica costruttiva con l’Istituzione che porti al cambiamento e alla reciproca contaminazione.

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Roberta Casadio
Roberta Casadio

Psicologa clinica e specializzanda in psicoterapia cognitivo-comportamentale, Recovery worker

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Barbic, S., Krupa, T. & Armstrong, I. (2009). A randomized controlled trial of the effectiveness of a modified recovery work- book program: Preliminary findings. Psychiatric Services, 60, 491–497.
  • Compagni, A., Adams, N. & Daniels, A. (2007). International Path- ways to Mental Health System Transformation: Strategies and Chal- lenges. Sacramento, CA: California Institute for Mental Health.
  • Coleman, R. (1999). Guarire dal male mentale, Il manifesto.
  • Davidson, L., Tondora, J., Lawless, M.S., O’Connell, M. & Rowe, M. (2009). A Practical Guide to Recovery-Oriented Practice Tools for Transforming Mental Health Care. Oxford: Oxford University Press..
  • Doughty, C. & Tse, S. (2005). The Effectiveness of Ser vice User-Run or Service User-Led Mental Health Services for People with Mental Illness:A Systematic Literature Review.Wellington: Mental Health Commission.
  • Le Boutillier, C., Leamy, M., Bird, V.J., Davidson, L., Williams, J. & Slade, M. (2011). What does recovery mean in practice? A qualitative analysis of international recovery-oriented practice guidance. Psychiatric Services, 62, 1470–1476.
  • Leamy, M., Bird, V., Le Boutillier, C., Williams, J. & Slade, M. (2011). A conceptual framework for personal recovery in men- tal health: Systematic review and narrative synthesis. British Journal of Psychiatry, 199, 445–452.
  • Romme M., & Escher, S. (2009). Living with voices: 50 stories of recovery. Birningham University, PCCS Books.
  • Slade, M. (2009). The contribution of mental health services to recovery. Journal of Mental Health, 18 (5), 367-371.
  • Slade, M., Bird, V., Le Boutillier, C., Williams, J., McCrone, P. & Leamy, M. (2011). REFOCUS trial: Protocol for a cluster randomised controlled trial of a pro-recovery intervention within community based mental health teams. BMC Psychiatr y, 11, 185.
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