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Il sorriso della Monna Lisa: emblema della relazione di Leonardo con il suo primitivo oggetto d’amore?

Leonardo nel volto e nel sorriso della Monna Lisa probabilmente ritrovò il suo primitivo oggetto d’amore, ovvero la madre.

Di Ursula Valmori

Pubblicato il 26 Lug. 2016

Quello della Gioconda è senza dubbio uno dei ritratti più celebri al mondo: il sorriso della Monna Lisa ha affascinato gli storici e gli appassionati d’arte e ha fatto versare fiumi d’inchiostro.

 

 

La donna ritratta da Leonardo da Vinci (1452-1519) è stata da molti identificata con Monna Lisa Gherardini: idea, questa, già sostenuta dal Vasari, che, nelle ‘Vite’ scrisse:

Prese Leonardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto di Monna Lisa sua moglie; et quattro anni penatovi lo lasciò imperfetto la quale opera oggi è appresso il re Francesco di Francia in Fontanbleo . . . Et in questo di Leonardo vi era un ghigno tanto piacevole che era cosa più divina che umana a vederlo, Et era tenuta cosa maravigliosa, per non essere il vivo altrimenti.

Per altri, dietro le aggraziate vesti femminili ci sarebbe un allievo-amante di Leonardo che si fece ritrarre con abiti femminili; per altri ancora si tratterebbe di un lavoro commissionato da Giuliano de’ Medici per immortalare la sua amante, la nobildonna Pacifica Brandani.

Della Gioconda è stato analizzato tutto: volto, abiti, sfondo, ma ciò che colpisce maggiormente di questa opera meravigliosa è il sorriso della Monna Lisa, impercettibile ed enigmatico, a metà tra il celato e l’evidente, che varia a seconda dei punti di osservazione e che incarna l’essenza dell’attimo in divenire, ovvero dei sentimenti dell’uomo in continuo mutamento.

A mio avviso il sorriso della Monna Lisa non è espressione di gioia, sentimento transitorio, quanto piuttosto espressione di quella tranquilla serenità tipica di chi domina con la ragione e tipica anche dello stesso Leonardo.

 

 

Cosa nasconde il sorriso della Monna Lisa? L’analisi di Freud

Sulla personalità e sul genio del Maestro da Vinci sono state spese milioni di parole; di lui scrisse anche il padre della psicoanalisi, Sigmund Freud (1856-1939), che cercò di delineare la figura ed il carattere dell’artista, partendo da un sogno che il da Vinci accenna nei suoi manoscritti:

ne la mia prima ricordazione della mia infanzia è mi parea che, essendo io in culla, che un nibbio venissi a me e mi aprissi la bocca colla sua coda, e molte volte mi percotessi con tal coda dentro alle labbra (Codice Atlantico C-61r).

Nell’ottobre del 1909, Sigmund Freud, appena rientrato dall’America, scrisse a Carl Jung:

Da quando sono tornato ho avuto un’idea.  Il mistero del carattere di Leonardo mi è divenuto improvvisamente trasparente.

Freud costruì una psico-biografia dell’artista vinciano partendo dal sogno del nibbio e ricordando che Leonardo era figlio illegittimo del notaio Pietro da Vinci e di una contadina di nome Caterina, quindi era figlio ‘di sola madre’, ‘figlio dell’avvoltoio’.  Da fonti storiche si apprende, infatti, che Leonardo trascorse i primi anni d’infanzia esclusivamente con la madre e che poi andò a vivere con il padre e con la giovane moglie di quest’ultimo, Donna Albiera, che, non potendo avere un figlio suo, adottò quello del marito. La separazione dalla madre Caterina, che morì quando Leonardo aveva cinque anni, segnò profondamente la sua personalità.

Con la fantasia dell’avvoltoio Leonardo rievocò la sua condizione di figlio privo del padre ed il suo rapporto, molto intenso, con la madre.

Freud descrisse il Maestro da Vinci come un insaziabile ed affamato ricercatore, sempre ‘profondamente alla cerca della forma perfetta’.  Questa sua continua tendenza a ricercare la perfezione lo portò a non essere mai pienamente soddisfatto delle proprie opere e a ritenerle sempre incomplete: ciò accadde anche con la Gioconda, opera sulla quale lavorò per quattro anni senza tuttavia portarla a definitivo compimento e per questo mai consegnata al committente.

Quando iniziò a lavorare al ritratto della Gioconda, Leonardo aveva ormai una cinquantina d’anni e nel volto e nel sorriso della Monna Lisa probabilmente ritrovò il suo primitivo oggetto d’amore, ovvero la madre. Da quel momento in poi quel sorriso si ripeterà su tanti volti dipinti da Leonardo, in particolare in ‘Sant’Anna, la Vergine, il Bambino, l’Agnello‘, dove lo sguardo ed il sorriso di Sant’Anna, chiaramente leonardeschi, rimandano senza dubbio a quelli più celebri della Gioconda. Il sorriso di Sant’Anna è inequivocabilmente lo stesso sorriso della Monna Lisa, anche se, forse, è meno enigmatico e più benevolente. Il dipinto è molto significativo da un punto di vista psicoanalitico: la Vergine e sua madre Anna, infatti, sembrano coetanee e dunque il Bambino sembra avere due madri, esattamente come due madri ebbe Leonardo (la madre naturale Caterina e la matrigna Albiera).

I sorrisi leonardeschi, verosimilmente, rimandano a quelli della giovane e tenera ragazza madre di nome Caterina. Lo stesso paesaggio ritratto alle spalle della Gioconda rimanda all’infanzia di Leonardo: troviamo infatti rappresentato un affluente dell’Arno che nasce proprio dalle montagne di Vinci: una sorta di ricollocazione della madre nel luogo della sua prima infanzia felice ed una sintesi della storia dei suoi primi anni di vita.

Nel corso degli anni il Maestro aggiunse e rifinì continuamente i dettagli della Gioconda, quasi fosse alla ricerca della perfezione, come se avesse scelto Monna Lisa per esprimere i suoi stati d’animo più profondi e la sua personalità, soprattutto nei suoi aspetti più inconsci ed irrazionali: nascosta tra le forme del celebre dipinto, l’avvoltoio-madre continua a compiere l’atto di quell’antica fantasia di Leonardo.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Freud S. (1910). Un ricordo d‘infanzia di Leonardo da Vinci, in Psicoanalisi dell’arte e della letteratura. G.T.E. Newton Comton. Roma (1993).
  • Valbusa D. (2010), a cura di. Burckhardt J. (1876). La civiltà del Rinascimento. G.C. Sansoni. Firenze.
  • Batkin L.M. (1988). Leonardo da Vinci. Laterza. Bari.
  • Berdini F. (1989). La Gioconda chi è. TOMO Edizioni. Roma.
  • Carminati M. (2003). Leonardo da Vinci. La Gioconda. Silvana Editoriale. Milano.
  • Castrel A. (1989). La Gioconda, l’illustre incompresa. Edizioni Leonardo. Milano.
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