In Creature di un giorno, Irvin Yalom tramite le storie di diversi personaggi-pazienti, affronta alcuni tra i principali temi esistenziali come la finitezza della vita, il timore per la vecchiaia, la perdita delle persone amate, il desiderio di vivere una vita piena di significato.
Irvin D. Yalom, autore di Creature di un giorno, è uno psichiatra, psicoterapeuta, professore emerito della Stanford University e scrittore. Tra le sue opere, alcuni romanzi che affrontano temi esistenziali, filosofici e di interesse psicoterapeutico. Ad esempio il protagonista del suo noto libro ‘La cura Schopenauer’, è uno psichiatra a cui viene fatta una diagnosi di un tumore maligno. Le riflessioni e i timori del medico, derivanti dalla scoperta della grave malattia, si snodano attraverso le storie dei partecipanti ai gruppi di psicoterapia che egli segue.
Su State of Mind abbiamo recensito di Irvin Yalom i seguenti libri: Sul lettino di Freud, Le lacrime di Nietzche, Guarire d’amore (NdR).
Anche in Creature di un giorno, Yalom tramite le storie di diversi personaggi-pazienti, affronta alcuni tra i principali temi esistenziali come la finitezza della vita, il timore per la vecchiaia, la perdita delle persone amate, il desiderio di vivere una vita piena di significato.
E’ interessante notare il taglio del libro perché l’autore nel raccontare i protagonisti di ogni capitolo svela parte del suo dialogo interno e quindi, inevitabilmente, parla anche di sé e di come i temi dei pazienti vadano di volta in volta a sollecitarlo.
Il primo capitolo ‘La cura contorta’ inizia con una mail che Yalom riceve da un collega scrittore che presenta un blocco creativo. Il giorno dell’appuntamento quando vede arrivare il paziente si sorprende perché si aspettava uno scrittore di mezza età mentre si presenta un signore molto anziano, che Yalom si affretta subito ad aiutare togliendogli la borsa di mano e guidandolo fino alla sedia con uno scambio di battute:
P: ‘Grazieee, grazieee, giovanotto. E mi dica, lei quanti anni ha?’
Y: ‘Ottanta’ risposi
P: ‘Ahhh, avere ancora ottant’anni!’
Y: ‘E lei? Quanti ne ha? ‘
P: ‘Ottantaquattro. Si, esatto ottantaquattro. So di averla stupita. Molti sono convinti che ne abbia poco più di trenta’.
Nelle storie presentate il tema dell’età emerge di frequente, anche per il modo con cui i pazienti si pongono nei confronti di Yalom in considerazione della sua età e perché egli stesso esplicita come alcuni temi gli sono molto familiari a causa della fase della vita in cui si trova.
E non è un caso che vengano trattati questi argomenti perché un obiettivo dell’autore è proprio quello di portare all’attenzione dei lettori l’importanza dei temi esistenziali che, pur essendo fonte di notevoli problemi nella vita delle persone, vengono talvolta trascurati in quanto non rientrano nelle categorie diagnostiche tradizionali.
Spero anche che queste storie aumenteranno la consapevolezza dei terapeuti riguardo ai temi esistenziali. In queste dieci storie vedo i miei pazienti come persone che soffrono di malattie che sfuggono alle categorie tradizionali
A riguardo Yalom fa spesso riferimento ai limiti di un approccio centrato sulla necessità di fare diagnosi, in quanto rischia di annullare e di far perdere di vista l’unicità di ciascun paziente; per il modello applicato (che definisce umanistico e olistico) la cosa più importante che possa fare un terapeuta è offrire al paziente una relazione che risulti autentica e risanatrice. A questo proposito egli fa notare come la varietà delle storie presentate in Creature di un giorno abbia richiesto un ventaglio di interventi personalizzati e come ogni paziente abbia tratto vantaggio dalla terapia in un modo tutto personale e talvolta inaspettato.
E finanche nelle situazioni che appaiono disperate la persona può trovare la forza per affrontarle purché accada qualcosa che riesca a far leva sulle sue stesse risorse. A questo proposito può essere esemplificativo (anche se non scaturito in modo diretto dalla terapia) il caso di Astrid, protagonista del capitolo ‘Tiri fuori un po’ di classe per i suoi figli’, che racconta come in un momento di grande disperazione per una grave malattia che l’affliggeva, fosse accaduto qualcosa che all’improvviso le aveva permesso di riprendersi. Infatti, mentre in ospedale – aspettando che arrivasse la sua famiglia a trovarla – si disperava senza riuscire a smettere di piangere un’infermiera le disse: ‘Tiri fuori un po’ di classe per i suoi figli’.
La paziente spiega a Yalom che, anche se non sa come, queste parole hanno avuto l’effetto di scuoterla e di portarla a pensare a qualcun altro oltre a se stessa; dopo giorni di disperazione in cui era totalmente sopraffatta dalla paura di morire, quelle parole le avevano permesso di vedere che poteva ancora fare qualcosa per la sua famiglia, che poteva diventare un esempio per loro.
Tempo dopo, anche l’infermiera in questione si rivolgerà a Yalom, avendone sentito parlare da Astrid, e in quell’occasione emergerà che le parole dell’infermiera non erano state pronunciate come incoraggiamento ma piuttosto con rabbia e invidia per l’interesse e l’affetto con cui la famiglia della ricoverata circondava quest’ultima (l’infermiera viveva invece una situazione familiare difficile). Ma, come accade spesso anche in terapia, l’effetto di un intervento più che alle intenzioni del curante è dovuto al modo con cui lo recepisce il paziente; cioè al significato che quest’ultimo attribuisce alle parole e agli eventi, in riferimento ai suoi temi personali che vengono sollecitati.
Creature di un giorno è il titolo anche del decimo capitolo e racconta di Jarod, un medico trentaduenne appassionato di filosofia dai tempi del college, che lo aveva scelto come terapeuta proprio dopo aver letto alcuni dei suoi romanzi a tema filosofico. Nel corso delle sedute, il paziente, preoccupato che Yalom mantenesse un’immagine positiva di lui, aveva omesso di raccontare che oltre alla relazione affettiva di cui stava parlando in terapia, da breve tempo frequentava anche un’altra donna; si sentiva in colpa per il suo comportamento tanto più che la compagna era malata e temeva, quindi, che comunicando quanto stava accadendo avrebbe dato una immagine negativa di sé.
Yalom per far mettere a fuoco al paziente il peso che attribuisce all’opinione che il terapeuta ha di lui, anche a scapito della terapia stessa visto che aveva evitato di riferire delle difficoltà che stava vivendo nella vita affettiva, gli propone di leggere insieme alcuni brani dei ‘Pensieri’ di Marco Aurelio tra cui:
Siamo tutti creature di un giorno; colui che ricorda e colui che è ricordato. Tutto è effimero, tanto il ricordo che l’oggetto del ricordo…
Inoltre a fine seduta gli chiede di riflettere sul possibile collegamento tra la sua difficoltà a prendere decisioni e il bisogno che l’altro si formi e mantenga un’immagine positiva di lui.
Nei giorni successivi Jarod, grazie anche alla lettura dei ‘Pensieri’ a cui si dedica, riesce effettivamente a comprendere meglio alcuni aspetti di sé. Spiega, quindi, nel colloquio seguente, il suo proposito di parlare con le due donne per comunicargli che non si sente pronto per una relazione seria con nessuna e che si è reso conto di dover fare prima un lavoro importante su se stesso; comprende, inoltre, di voler apportare delle modifiche alla carriera professionale intrapresa perché non sente sia frutto di una vera scelta.
Interessante osservare come i modi per far cogliere al paziente il significato delle difficoltà che avverte possano essere molteplici. In questo caso, l’interesse del paziente per la filosofia viene utilizzato per avviare una riflessione su alcuni passaggi dei ‘Pensieri’ volta a far cogliere come la stima di se stessi e la capacità di autovalutazione dovrebbero essere principalmente il frutto di processi di giudizio interni e non ricavati dall’immagine che rimanda l’altro.
Ho citato solo alcuni protagonisti del libro ma ci sono anche Charles, Natasha, Alvin, Rich, Justine, Sally, Ellie, Helena e Andrews.
Nei casi presentati si può osservare come Yalom cerchi di guidare il paziente a comprendere il motivo autentico del sintomo. Infatti, l’attenzione posta ai temi esistenziali è anche finalizzata a non farsi ‘ingannare’ dalla spiegazione iniziale fornita dal paziente, la quale, in genere, è legata soprattutto alla manifestazione ‘di superficie’ del problema.
Infine, nella postfazione l’autore spiega l’importanza che attribuisce alla relazione tra il terapeuta e il paziente:
In questi racconti spero di far capire come il focalizzarsi sul qui ed ora possa essere usato con il massimo vantaggio. Non mi stanco di richiamare l’attenzione sul legame con il paziente: faccio controlli del processo in corso; mi informo ripetutamente sullo stato del nostro incontro nel corso della seduta; chiedo al paziente se ha delle domande da rivolgermi; cerco notizie sulla nostra relazione nei sogni. In breve, non manco mai di dare la massima priorità allo sviluppo di un legame onesto, trasparente, proficuo tra noi.
Creature di un giorno, come altre pubblicazioni dell’autore, può risultare interessante per i terapeuti di diversa formazione per almeno due motivi: perché presenta una modalità di lavoro che fa riferimento non solo a un modello di psicoterapia ma piuttosto a un atteggiamento aperto e creativo del professionista e quindi trasversale ai diversi orientamenti.
In ogni caso ho concepito, o a volte ho trovato per caso, un approccio diverso per ciascun paziente, che non si può consultare in un manuale di terapia.
L’altro motivo è rappresentato dallo stile personale dell’autore che, forse anche grazie alla sua esperienza clinica di oltre cinquanta anni, negli episodi che racconta non si limita a illustrare la storia del paziente e alcuni passaggi terapeutici ma riporta anche le sue riflessioni, descrive e commenta la relazione terapeutica, le problematiche che incontra con le peculiarità della persona in cura. Inoltre nel descrivere le sue considerazioni sull’andamento della terapia, in particolare nei passaggi incerti, non nasconde la sua preoccupazione di avere commesso degli errori e la conseguente valutazione circa il modo di modificare l’intervento.