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Eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo e adozione di comportamenti di controllo del peso nei disturbi alimentari

Uno studio ha indagato l’eccessiva valutazione del peso e la presenza di comportamenti di controllo del peso in pazienti con disturbi alimentari.

Di Riccardo Dalle Grave, Guest

Pubblicato il 13 Giu. 2016

Un recente studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Psychological Medicine da Tabri e colleghi, ha testato alcuni meccanismi di mantenimento postulati della teoria transdiagnostica, esaminando la relazione temporale tra l’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo e il coinvolgimento attivo in comportamenti di controllo del peso non di compenso, cioè restrizione dietetica ed esercizio fisico compulsivo, in donne con diagnosi di anoressia nervosa (AN) e bulimia nervosa (BN).

Massimiliano Sartirana, Riccardo Dalle Grave

I disturbi alimentari secondo la teoria cognitivo comportamentale transdiagnostica

L’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo, cioè la valutazione di sé basata in modo predominante sul peso, sulla forma del corpo e sul loro controllo, è considerata dalla teoria cognitivo comportamentale transdiagnostica la psicopatologia specifica e centrale dei disturbi dell’alimentazione. Specifica, perché è una forma di psicopatologia presente solo nei disturbi dell’alimentazione, centrale, perché la maggior parte delle caratteristiche cliniche osservate nei pazienti con disturbi dell’alimentazione deriva direttamente o indirettamente da essa. La teoria sostiene anche che le espressioni derivate dalla psicopatologia specifica e centrale (per es. la dieta ferrea, l’esercizio fisico compulsivo, gli episodi di abbuffata, i comportamenti di compenso, il check del corpo, ecc.) a loro volta, attraverso numerosi meccanismi, mantengono e accentuano l’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo, contribuendo a mantenere in uno stato di continua attivazione il mind-set del disturbo dell’alimentazione.

 

Lo studio sui meccanismi di mantenimento dei disturbi alimentari

Un recente studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Psychological Medicine da Tabri e colleghi, ha testato alcuni meccanismi di mantenimento postulati della teoria transdiagnostica, esaminando la relazione temporale tra l’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo e il coinvolgimento attivo in comportamenti di controllo del peso non di compenso, cioè restrizione dietetica ed esercizio fisico compulsivo, in donne con diagnosi di anoressia nervosa (AN) e bulimia nervosa (BN).

Lo studio ha incluso 246 donne che hanno richiesto un trattamento nel servizio ambulatoriale per i disturbi dell’alimentazione dell’area di Boston e hanno dato il loro consenso a partecipare a uno studio longitudinale sull’Anoressia e sulla Bulimia, iniziato nel 1987 e terminato nel 2013. La suddivisione delle diagnosi, riviste secondo i criteri del DSM-IV, sono state le seguenti: Anoressia sottotipo con restrizioni (N=51), Anoressia sottotipo con episodi di abbuffata e comportamenti di compenso (N=85), BN (N=110).

Per monitorare i sintomi e i comportamenti nel tempo è stata utilizzata la “Longitudinal Interval Follow-Up Evaluation” (LIFE-EAT II), un’intervista semistrutturata condotta da un valutatore esperto, somministrata a intervalli regolari (6-12 mesi) per oltre 12 anni. Al fine di chiarire meglio la relazione tra eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo e comportamenti non di compenso, gli autori hanno distinto l’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo da una misurazione composita di due tipi di preoccupazioni per il peso e la forma del corpo: la sensazione di essere grasso e la paura per il grasso corporeo.

 

I risultati dello studio

Le analisi statistiche hanno evidenziato che i soggetti con un’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo in una data settimana erano più propensi a impegnarsi in comportamenti di restrizione dietetica ed esercizio fisico compulsivo nella settimana successiva, indipendentemente dalle preoccupazioni per il peso e la forma del corpo, dalla restrizione dietetica e dall’esercizio fisico compulsivo della settimana precedente e dalla diagnosi iniziale. Altrettanto si è evidenziato per la relazione inversa ovvero tra la restrizione dietetica e l’esercizio fisico compulsivo in una data settimana e l’eccessiva valutazione per il peso e le forma del corpo nella settimana seguente, sempre in modo indipendente rispetto alle preoccupazioni per il peso e la forma del corpo e al tipo di diagnosi.

L’analisi statistica ha inoltre evidenziato una relazione reciproca tra preoccupazioni per il peso e la forma del corpo in una data settimana e la restrizione dietetica in quella successiva e non, invece, con l’esercizio fisico compulsivo. Tale relazione reciproca era indipendente dall’eccessiva valutazione, dalle preoccupazioni per il peso e la forma del corpo, dai comportamenti di restrizione alimentare ed esercizio fisico compulsivo della settimana precedente e anche dalla diagnosi iniziale.

 

I comportamenti di controllo del peso rinforzano i disturbi alimentari

Questo studio è importante perché conferma il modello teorico cognitivo comportamentale transdiagnostico postulato da Fairburn e colleghi dimostrando che i comportamenti di controllo del peso non di compenso rinforzano l’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo. Questo studio è tanto più importante perchè è il primo in letteratura che abbia dimostrato questa relazione, sebbene in precedenza uno studio di Dalle Grave e colleghi abbia dimostrato che il maggior tempo trascorso in un comportamento di esercizio fisico compulsivo prima del trattamento fosse associato a punteggi più elevati in una misurazione composita dell’eccessiva valutazione e delle preoccupazioni per il peso e la forma del corpo.

Lo studio offre anche un contributo alla letteratura per quanto riguarda la relazione tra eccessiva valutazione e preoccupazioni per il peso e la forma del corpo, una distinzione che è spesso concettualmente equivoca. Infatti, la relazione reciproca tra preoccupazioni per il peso e la forma del corpo e restrizione dietetica, indipendente dalle altre dimensioni, dimostra un ruolo indipendente delle preoccupazioni per il peso e la forma del corpo nel mantenere la restrizione dietetica oltre e al di là dell’eccessiva valutazione per il peso e la forma del corpo. In realtà questo risultato conferma sia lo studio di Keys sugli effetti della malnutrizione, dove si è evidenziato che la restrizione dietetica in soggetti sani senza disturbo dell’alimentazione aumenta le preoccupazioni per il cibo e l’alimentazione, sia quello di Shafran e colleghi e successivamente di Dalle Grave e colleghi sull’interpretazione dei sintomi della malnutrizione in soggetti con disturbo dell’alimentazione, i quali hanno evidenziato come i sintomi della malnutrizione siano interpretati come la necessità di aumentare il controllo sull’alimentazione, sul peso e sulla forma del corpo.

I risultati dello studio di Tabri e colleghi hanno evidenti implicazioni cliniche perché confermano la necessità di affrontare i comportamenti di controllo del peso non di compenso per ridurre l’eccessiva valutazione e le preoccupazioni per il peso e la forma del corpo, come in effetti è previsto dalla CBT-E e dai risultati sulla sua efficacia.

Lo studio, oltre ai meriti descritti sopra, presenta alcuni limiti. Il primo è che i risultati sono stati ottenuti su un campione di donne con disturbo dell’alimentazione che hanno richiesto un trattamento e quindi non sono generalizzabili a donne con disturbo dell’alimentazione che non richiedono un trattamento. Un potenziale limite è che l’identificazione dei sintomi e dei comportamenti del disturbo dell’alimentazione è stata eseguita retrospettivamente e che non è stato studiato il ruolo dei comportamenti eliminativi di compenso (per esempio il vomito autoindotto e l’uso improprio di lassativi e diuretici). Per avere una completa conferma del modello cognitivo comportamentale transdiagnostico, la ricerca futura dovrebbe indagare anche la relazione che questi comportamenti hanno con l’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo. Infine, gli autori hanno utilizzato per valutare ogni costrutto misure ad item singolo dalla LIFE-EAT II e per questo non sono stati in grado di usare variabili latenti per esaminare la validità di costrutto delle loro misurazioni.

In conclusione, i risultati dello studio suggeriscono che affrontare i comportamenti di controllo del peso non di compenso durante il trattamento può essere determinante per aiutare ad alleviare sia l’eccessiva valutazione sia le preoccupazioni per il peso e la forma del corpo.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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  • Keys A, Brozek J, Henschel A, Mickelsen O, & Taylor HL (1950). The biology of human starva-tion (Vol. 2). Minneapolis: University of Minnesota Press.
  • Tabri, N, Murray HB, Thomas JJ, Franko DL, Herzog DB and K. T. Eddy KT (2015) Overvaluation of body shape/weight and engagement in non-compensatory weight-control behaviors in eating disorders: is there a reciprocal relationship? Psychological Medicine 21, 1-8.
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