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La gelosia in un corpo vivo: i diversi profili di gelosia nella popolazione non patologica

Le manifestazioni di gelosia possono far riferimento a 4 ipotetici profili: gelosia ossessiva, depressiva, associata ad ansia da separazione e paranoide.

Di Guest

Pubblicato il 19 Apr. 2016

Marazziti e collaboratori (2010) hanno recentemente sviluppato un questionario inerente al tema della gelosia, con lo scopo di classificare le manifestazioni di gelosia nella popolazione non patologica, sulla base di quattro ipotetici profili: gelosia ossessiva, depressiva, associata ad ansia da separazione e paranoide.

Laura Carelli 

 

[blockquote style=”1″]… Quel che noi crediamo il nostro amore, la nostra gelosia, non è la medesima passione continua, indivisibile. Essi sono composti d’un’infinità d’amori successivi, di gelosie diverse ed effimere, che tuttavia per la loro moltitudine ininterrotta danno l’impressione della continuità, l’illusione dell’unità…[/blockquote] (Proust. Alla ricerca del tempo perduto; Dalla parte di Swann, 1919).

 

Gelosia: introduzione

Marrazziti e collaboratori (2010) hanno recentemente sviluppato un questionario inerente al tema della gelosia, con lo scopo di classificare le manifestazioni di gelosia nella popolazione non patologica, sulla base di quattro ipotetici profili: gelosia ossessiva, depressiva, associata ad ansia da separazione e paranoide. Per compilare il questionario, le persone sono invitate a pensare alla più recente o all’attuale relazione affettiva.

Tipologia di gelosia

Le tipologie di gelosia si caratterizzano per i seguenti aspetti: nella forma ossessiva, sono presenti sentimenti egodistonici ed intrusivi di gelosia che la persona non riesce a far cessare; nella forma depressiva, la persona prova un senso di inadeguatezza rispetto al partner, aumentando il rischio percepito di tradimento; nella forma con associata ansia da separazione, la prospettiva di una perdita del partner appare intollerabile, e vi è un rapporto di dipendenza e di continua ricerca di vicinanza; nella forma paranoide, vi è un’estrema diffidenza e sospettosità, con comportamenti controllanti ed interpretativi. Tale strumento rappresenta un utile collegamento tra normalità e patologia, ed ha lo scopo di portare luce su un fenomeno molto diffuso, sebbene poco studiato, e fonte di disagio psicologico in un’ampia parte della popolazione.

Nell’applicazione di tale classificazione ad un paziente specifico, tuttavia, un primo problema che incontriamo è nel riferirci unicamente all’ultima relazione affettiva; se guardiamo la sua storia di vita, infatti, possiamo vedere come la sua ispeità, l’essere mio dell’esperienza ogni volta nel commercio con il mondo (Heidegger, 1927; Arciero, 2009), si è declinata in modi assai differenti nei diversi momenti e con i diversi partner. Il caso clinico brevemente presentato, e la discussione che segue, illustra alcune problematicità insite nell’applicazione ad uno specifico paziente di un modello di inquadramento di un’esperienza complessa, quale la gelosia, all’interno di cluster definiti.

 

Gelosia: breve descrizione di un caso clinico

Alberto, avvocato di 50 anni, è un paziente giunto in consultazione psicologica per un problema di Ipertensione Arteriosa, aggravata da fattori emotivi tali da esacerbare o rendere difficoltosa la gestione della stessa, come anche supportato da uno spiccato effetto ‘white coat’ (Parati e Mancia, 2003). Dopo alcuni colloqui, emerge come i rialzi pressori siano elicitati da esperienze tali da suscitare sentimenti di rabbia in associazione ad un senso di scarsa efficacia sia fisica che relazionale. In particolare, Alberto soffre per la mancanza di relazioni intime da alcuni anni, aspetto che si pone in forte discontinuità rispetto all’esperienza precedente. A tale mancanza di relazioni affettive si accompagna una riduzione dell’eccitazione sessuale, comparsa a seguito dell’assunzione di farmaci antipertensivi, tuttavia perdurante anche a fronte della sospensione degli stessi. La dimensione dell’attivazione sessuale assume particolare importanza alla luce delle pregresse relazioni affettive di Alberto che, da un’iniziale narrazione, appaiono connotate in termini di intensa intimità fisica e passionalità.

Nel corso della terapia, lavorando sia sui vissuti attuali negli incontri relazionali, che sulla ricostruzione della storia dei legami affettivi, riusciamo a cogliere nel qui e ora l’effetto generato dall’incontro con l’Altro. Dopo alcuni incontri, riprendendo la rottura dell’ultima storia importante alla luce di come è cambiata la percezione di sé dopo tale evento, Alberto riferisce di avvertire che quella, per lui, rappresentava l’ultima possibilità per costruire una famiglia, attribuito da lui a ragioni cronologiche. Pertanto, solo ora Alberto riesce ad afferrare il senso di quella rottura affettiva, come il venir meno di una progettualità e di un poter-essere, in mancanza di una conseguente ricostruzione di un alternativo scenario di possibilità. Data la riduzione del senso di autoefficacia relazionale evidente dal racconto di Alberto, che lo limita nelle proprie possibilità d’azione, appare utile proporre dei compiti al fine di accompagnare Alberto verso nuove esperienze e coglierne l’effetto su di sé, aprendo nuove possibilità d’azione.

Al ritorno da una vacanza, Alberto arriva in visita con un aspetto molto riposato e solare, e mi annuncia di aver conosciuto una ragazza, Stefania, con cui ha intrapreso una relazione. Tuttavia, alcuni avvenimenti, come messaggi ricevuti in tarda serata da parte di Stefania, alimentano in lui la sensazione di essere, forse, tradito. La gelosia di Alberto non è rivolta verso una persona specifica, ma è piuttosto legata alla sensazione di non potersi fidare della persona che ha accanto. Ogni situazione ambigua diventa fonte per lui di macchinazioni, con l’avvio di catene di associazioni con altri eventi ambigui e potenzialmente indicatori di tradimento. A questo segue, quasi repentinamente, l’innalzamento della pressione arteriosa, l’insorgere di mal di testa e di una stretta allo stomaco, che permangono per ore e rendono difficoltoso il riposo notturno. Alberto avverte con profondo disagio queste sensazioni legate alla gelosia, disagio che scaturisce dal sentire la propria corporeità in balia dei comportamenti di un’altra persona, anziché sotto il proprio controllo; questa sensazione di perdita di controllo suscita inoltre un senso di profonda vergogna in Alberto, anche alla luce di una propria personale avversione verso la violenza, sviluppata anche a seguito di esperienze lavorative pregresse. Il disagio, unito alla vergogna, spingono Alberto a desiderare di chiudere la relazione; dopo questi episodi, diventa infatti distaccato con Stefania e comincia a pensare di investire su altri ambiti della propria vita.

Anche grazie alla disponibilità della ragazza, questi episodi rientrano e non si concludono in una rottura affettiva. In questa fase della terapia, cerchiamo di dare un senso alla gelosia di Alberto, fonte per lui di sofferenza e tale da mettere a rischio la sua relazione. Ripercorrendo la sua storia di vita, emerge come il sentirsi a proprio agio con le donne è da sempre, per lui, l’esito di una serie di pre-condizioni da soddisfare, che comprendono, oltre alla realizzazione lavorativa, anche la prestanza fisica. Vediamo con Alberto come la gelosia verso Stefania nasca da questo senso di incertezza nei rapporti con l’Altro, che alimenta un’iper-razionalizzazione del modo di stare con l’Altro, tale da scatenare una catena di ipotesi e di dubbi potenzialmente infinita. Al contrario, grazie ad un lavoro quotidiano basato anche sull’impiego di un diario, Alberto inizia a cogliere il proprio senso di benessere esperito nel rapporto con Stefania a livello viscerale e, familiarizzando man mano con le proprie emozioni, riesce infine a fidarsi di esse come guida per l’azione. Alberto comincia, inoltre, a cogliere un aspetto positivo della gelosia, ovvero una maggiore attivazione fisica che si traduce a livello sessuale in una maggiore passionalità.

 

Considerazioni sulla comprensione dell’esperienza della gelosia nella pratica clinica

La ricostruzione della storia dei legami affettivi di Alberto ci ha consentito di cogliere la salienza del tema dell’incertezza e del conseguente timore del rifiuto da parte dell’Altro, con importanti correlati a livello sia di corporeità che di gelosia. Tali temi si declinano in modi differenti nei diversi momenti di vita, e difficilmente possono essere intesi come invarianti dei modi di essere di Alberto. Dal suo racconto, infatti, negli ultimi quindici anni la gelosia non è stata significativamente presente, riemergendo solo oggi nella relazione con Stefania. I modi della gelosia di oggi, inoltre, non sono i modi della gelosia di ieri.

Emerge un’ulteriore difficoltà rispetto all’operazione di inclusione, all’interno di una categoria specifica, dell’esperienza di gelosia riportata da Alberto. Potremmo infatti definirla come ‘depressiva’, in quanto vi è, in effetti, un’incertezza del valore di sé. Tuttavia, sarebbe anche possibile inquadrarla come ‘paranoide’, in quanto vi ritroviamo una sospettosità pervasiva ed iper-razionalizzazioni con sfumature interpretative.

D’altro canto, l’emozione della gelosia, di per sé, ‘… prevede sentimenti di rabbia, paura della perdita, sospettosità, ansietà …’ (Liccione, 2007).
Inoltre, tra gli elementi che guidano l’agire psicoterapeutico, un aspetto essenziale è rappresentato dal senso del racconto del paziente, il quale può emergere unicamente dalla sua storia di vita; allo stesso modo:

[blockquote style=”1″]… ogni emozione, il cui processo d’attivazione basico è indubbiamente biologicamente determinato, non può essere compresa appieno in assenza dell’intera storia di vita del singolo soggetto … [/blockquote](Liccione, 2007).

Nel caso descritto viene riportata una sofferenza che rimanda a motivi sia psicopatologici, che esistenziali. Emerge con forza la presenza di un ‘corpo vivo’ (Merleau-Ponty, 1945), corpo che veicola la manifestazione del disagio esperito; corpo, quindi, quale teatro delle alterazioni dell’identità personale (Liccione, 2011).

Sebbene si sottolinei la rilevanza, nell’ambito della ricerca interconnessa alla pratica clinica, della realizzazione di strumenti di assessment in grado di portare luce e semplificare argomenti complessi e poco esplorati, quale l’esperienza della gelosia, l’agire psicoterapeutico necessita di arricchire la concettualizzazione e l’inquadramento nosografico mediante la risorsa dell’ascolto empatico, nonché della ricostruzione della storia di vita del paziente. Un continuo dialogo tra ricerca e pratica clinica può consentire l’apertura di nuovi percorsi di comprensione nel continuum tra normalità e patologia; l’ascolto del paziente, infatti, può fornire spunti da approfondire mediante ricerche sistematiche, i cui risultati vengano poi declinati e contestualizzati, nonché storicizzati, nella singola persona portatrice di significati. Tale circolo virtuoso, tuttavia, non annulla la specificità di questi due linguaggi, quello categoriale-nosografico (in ‘terza persona’) e quello della comprensione (in ‘prima persona’), che perseguono finalità differenti sebbene intrinsecamente connesse.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Arciero, G., & Bondolfi, G. (2009). Selfhood, Identity and Personality Styles. John Wiley & Sons, New York. (trad.it. Sé, Identità e Stili di Personalità, Bollati Boringhieri, 2012).
  • Heidegger, M. (1927). Sein und Zeit. Tubingen, Max Niemeyer (trad. it. Essere e tempo, Milano, Longanesi, 2009).
  • Liccione, D. (2007). No, non è la gelosia. Quaderni di Psicoterapia Cognitiva 20, 12(1).
  • Liccione, D. (2011). Psicoterapia Cognitiva Neuropsicologica. Torino, Bollati Boringhieri.
  • Liccione, D. (2012). Casi clinici in Psicoterapia Cognitiva Neuropsicologica. Libreria Universitaria.It Edizioni.
  • Marazziti, D., Sbrana, A, Rucci, P. et al. (2010). Heterogeneity of the Jealousy Phenomenon in the general population: an Italian study. CNS Spectrums, 15, 19-24.
  • Merleau-Ponty, M. (1945). Phenomenologie de la perception, Paris, Libraire Gallimard (trad. it. Fenomenologia della percezione, Milano, Studi Bompiani, 2003).
  • Parati, G., & Mancia, G. (2003). White coat effects: semantics, assessment and pathophysiological implications. Journal of Hypertension, 21,481-486.
  • Proust, M. (1913). Du coté de chez Swann, Paris, Gallimard, 1919.
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