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La prevenzione del sovrappeso e dell’obesità infantile: è sufficiente occuparsi dello stile di vita?

La prevenzione della obesità infantile dovrebbe consistere sia in una modifica dello stile di vita sia nel riconoscimento e regolazione delle emozioni.

Di Giulia Citarelli

Pubblicato il 24 Mar. 2016

Prevenzione della obesità infantile: I paradigmi attuali in tema di prevenzione della obesità infantile, sembrano operare una riduzione della complessità delle condizioni di sovrappeso ed obesità infantile e di sottostimare le variabili emotive e relazionali implicate nella regolazione dei comportamenti alimentari e del peso.

Introduzione

In Italia, secondo i risultati riferiti all’anno 2006 del progetto “Okkio alla Salute” del Ministero della Salute, eseguito dall’Istituto Superiore di Sanità, che ha previsto un monitoraggio nei bambini tra i 6 e gli 11 anni, il 23,6% del campione è risultato essere in sovrappeso e il 12,3% obeso con una maggiore prevalenza nei maschi rispetto alle femmine e nelle aree meridionali rispetto a quelle settentrionali (con punte del 50% di sovrappeso ed obesità in Campania). Gli ultimi dati disponibili del medesimo progetto, riferiti al 2012, sono in linea con i riscontri precedenti: una percentuale pari al 22,2% di bambini risulterebbe essere in sovrappeso ed un 10,6% obeso, con percentuali più alte nelle regioni del Centro e del Sud, con una leggera diminuzione rispetto a quanto rilevato nelle precedenti raccolte.

I principali programmi di prevenzione della obesità infantile a livello internazionale (“EU Action plan on childhood obesity”) e nazionale (“Guadagnare Salute- Rendere facili le scelte salutari”, promosso dal Ministero della Salute nel 2007) risultano incentrati sulla promozione di stili di vita sani come strategia per ridurre l’incidenza di malattie croniche e di importanza epidemiologica. Tra le strategie indicate ritroviamo, ad esempio: seguire un’alimentazione corretta, svolgere attività fisica regolare, non fumare, limitare il consumo di alcool.

 

Prevenzione della obesità infantile: è sufficiente modificare lo stile di vita?

Tuttavia, i paradigmi attuali in tema di prevenzione della obesità infantile, sembrano operare una riduzione della complessità delle condizioni di sovrappeso ed obesità infantile e di sottostimare le variabili emotive e relazionali implicate nella regolazione dei comportamenti alimentari e del peso.

A supporto di questa visione, un recente studio empirico (Citarelli G., Di Trani M., Solano L., articolo in stampa sulla Rivista Eating&Weight Disorders) condotto con 25 bambini in sovrappeso o obesi con età compresa tra gli 8 ed i 12 anni, nessuno dei quali presentava patologie che potessero avere una qualche influenza sul peso, ed i relativi genitori, ha mostrato una correlazione lineare significativa tra il livello di alessitimia dei bambini, misurata con il “Questionario italiano per l’Alessitimia in età evolutiva” (Di Trani et al., 2009) ed il loro peso, misurato attraverso il BMI. In altri termini, maggiore era la Difficoltà ad identificare le proprie emozioni ed a differenziarle dalle sensazioni corporee, la Difficoltà a descrivere le emozioni ed il Pensiero orientato all’esterno (i tre indicatori che definiscono operativamente il costrutto dell’ Alessitimia) e maggiore era il loro peso. Ciò probabilmente era dettato da una probabile maggiore tendenza a ricorrere al cibo quale strumento di regolazione affettiva esterno in mancanza di altri strumenti/modalità più adattive. Si riscontrava infatti, come ad una maggiore Difficoltà di identificazione delle proprie emozioni corrispondesse una maggiore tendenza ad adottare uno stile di comportamento alimentare di tipo emozionale (rilevata con il “Dutch Eating Behaviour Questionnaire”, nella versione italiana curata da Dakanalis et al., 2013).

Lo studio ha, inoltre, rilevato come le Difficoltà di Regolazione Affettiva dei genitori (misurate con la TAS 20, Bressi et al., 1996) avessero delle connessioni con il BMI dei propri figli. Nello specifico l’innalzamento del BMI dei figli in sovrappeso o obesi risultava correlato in modo lineare con il Pensiero orientato all’esterno dei padri, ossia con la loro difficoltà ad orientarsi verso il mondo interno e ad attribuire valore alle emozioni ed ai sentimenti, ed alla Difficoltà delle madri a riconoscere le proprie emozioni e sentimenti.

 

Prevenzione della obesità infantile: l’importanza della regolazione emotiva

Ferma restante la non generalizzabilità dei risultati, ciò che sembra rilevante è la possibilità che il sovrappeso e l’obesità possano essere la risultante anche di un deficit di regolazione emozionale che ha le sue origini, nonché, ipotizziamo, le sue fonti di mantenimento, nella famiglia e nelle modalità di gestione delle emozioni privilegiate da quest’ultima. Stando a questa ipotesi, che necessiterebbe sicuramente di ulteriori approfondimenti, ciò che sembra fondamentale è occuparsi di costruire quelle competenze che attengono alla sfera emotiva che possano promuovere un comportamento alimentare sano. Insegnare, ad esempio, ad identificare correttamente le proprie emozioni, aumentare la consapevolezza nel discernere le emozioni dalla fame, apprendere modalità di regolazione emozionale sane ed adattive attraverso la progettazione di programmi tarati sull’età dei bambini/preadolescenti e che tengano conto degli aspetti evolutivi e dinamici delle loro competenze emotive ed includere i genitori ci sembrano delle possibili strade che possano integrare le azioni che promuovono uno stile di vita sano.

L’alternativa è proseguire in un’ottica prescrittivo- normativa eludendo il rapporto soggettivo delle persone col cibo, le componenti emotive e relazionali come se lo stile di vita fosse qualcosa di indipendente dalla persona e che necessita di una semplicistica riconduzione ad una norma per sempre e per tutti valida.

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Giulia Citarelli
Giulia Citarelli

Specialista in Psicologia della Salute Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Lazio

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Bressi, C., Taylor G. J., Parker J. D. A., Bressi, S., Brambilla, V., Aguglia, E., Allegranti, I., Bongiorno, A., Giberti, F., Bucca, M., Todarello, O., Callegari, C., Vender, S., Gala, C., Invernizzi, G. (1996). Cross validation of the factor structure of the 20-item Toronto Alexithymia Scale: an italian multicenter study. Journal of Psychosomatic research, 41: 551- 559.
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