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Tutto troppo presto: l’educazione sessuale – Report dal seminario con Alberto Pellai

In un recente incontro formativo, il dottor Pellai si è soffermato su potenzialità e rischi dell’utilizzo di internet da parte di bambini e adolescenti.

Di Annalisa Bertuzzi

Pubblicato il 09 Feb. 2016

Con l’obiettivo di proporre delle indicazioni utili a livello educativo, si è cercato di capire come sia possibile, da parte dei genitori, supportare il benessere, la crescita e la salute sessuale di un figlio ‘nativo digitale’.

Nel corso di un incontro organizzato lo scorso 30 gennaio dall’istituto Feel Safe, il dottor Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, si è soffermato sulle potenzialità e sui rischi insiti nell’utilizzo di internet da parte dei soggetti in età evolutiva.

Con l’obiettivo di proporre delle indicazioni utili a livello educativo e di prevenire i comportamenti a rischio, si è cercato di capire come sia possibile, da parte dei genitori, supportare il benessere, la crescita e la salute sessuale di un figlio ‘nativo digitale’, tenendo conto delle insidie cui spesso un utilizzo non corretto delle nuove tecnologie può esporre i preadolescenti e gli adolescenti.

Punto di partenza è che i genitori debbano offrire un modello affidabile e un codice di condotta coerente per i figli; questo vale per i comportamenti off line come per quelli on line. Di fatto, accade di frequente che i genitori, non avendo avuto occasione di gestire stimoli legati all’utilizzo delle tecnologie durante il proprio percorso di crescita, siano impreparati a gestire questo tipo di dinamiche.

 

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Tutto troppo presto – Report dalla giornata di formazione condotta da Alberto Pellai_foto 1
Il Dott. Pellai nel corso dell’incontro

 

In sintesi, i genitori non dispongono di modelli educativi al riguardo, perché non hanno avuto modo di apprenderli dai loro stessi genitori; inoltre, essi sono spesso meno esperti di tecnologia dei loro stessi figli e, non essendo coscienti dei rischi, non svolgono un ruolo protettivo, cosa che, invece, farebbero nei contesti che padroneggiano (a questo proposito viene visionato un breve video, sotto riportato, intitolato ‘Dov’è Gianni?‘, che mostra in modo chiaro questo fenomeno). Ciò avviene anche in virtù della massiccia diffusione che le nuove tecnologie hanno avuto nell’arco di breve tempo: chi non entra nel mondo del 2.0 è tagliato fuori, si sottrae ad una norma sociale.

Per usare l’esempio offerto dallo stesso Pellai a questo proposito, difficilmente un genitore acconsentirebbe di buon grado a far guidare l’auto al figlio sedicenne sprovvisto di patente, motivando il rifiuto con l’affermazione che il figlio non ha la maturità e l’esperienza adeguata per guidare da solo; lo stesso genitore, di frequente, non ha difficoltà a dotare il figlio di otto anni di un i-phone, scarsamente consapevole delle conseguenze che possono nascere dall’utilizzo di uno strumento così potente. Possiamo dire altrettanto dell’aprire un profilo Facebook (cosa che si potrebbe fare non prima dei tredici anni d’età) o dell’usare Whatsapp (il cui utilizzo sarebbe consentito non prima dei sedici anni).

Sul terreno scivoloso creato dalla mancanza di consapevolezza di ragazzi e adulti si innestano facilmente situazioni in cui il preadolescente o l’adolescente si tuffano nell’utilizzo delle tecnologie; i ragazzi, da nativi digitali quali sono, sono molto abili sul piano tecnico dell’utilizzo.

A questa abilità non fa, però, da contraltare la maturità cognitiva; ed è in questa incongruenza che si fanno spazio i fenomeni di adescamento on line di minore da parte di adulti non propriamente animati da intenzioni positive, i fenomeni di sexting (l’invio, spesso da parte di ragazze, di foto osé, di solito, al fidanzato; la foto finisce poi per diventare pubblica, a causa dell’enorme facilità nel condividere contenuti attraverso la messaggistica istantanea) e l’utilizzo della pornografia on line da parte di persone che, essendo troppo giovani e immature per rielaborare questi contenuti, ne vengono, nello stesso tempo, eccitati e traumatizzati.

A tutto ciò bisogna aggiungere il fatto che i preadolescenti e gli adolescenti vanno spesso incontro ad un fenomeno di sessualizzazione precoce, data la quantità e l’intensità degli stimoli a cui sono esposti e il tipo di modelli proposti dai media, in cui spesso il mostrarsi sessualmente disponibile è la chiave per ottenere visibilità e successo a livello sociale, cosa che si ripercuote anche nella reputazione online.

Date queste premesse, non bisogna concluderne che sia necessario tenere il proprio figlio fuori dal mondo, bensì prendere coscienza che l’accesso al mondo digitale deve avvenire in modo controllato, attraverso l’utilizzo di regole, specie se si tiene presente il fatto che i ragazzi, in virtù della fase evolutiva in cui si trovano, vogliono tutto e subito, sono alla ricerca di emozioni forti, vogliono sperimentare e vivono le esperienze sull’onda dell’istinto. Si tratta di pulsioni sane e vitali, che non vanno di certo represse; semplicemente, l’adulto deve avere, in questo campo come in tutti gli altri in cui si gioca la crescita, un ruolo regolativo.

Le neuroscienze ci insegnano, infatti, che i ragazzi hanno bisogno di imparare ad apprendere ad integrare emozione e cognizione, cosa che li aiuta a sviluppare la coscienza di sé e a proteggere se stessi in condizioni di potenziale pericolo; proprio questa abilità sembra venire a mancare quando vengono messi in atto comportamenti a rischio.

L’adulto ha il compito di fare da guida, aiutando il figlio a venire in contatto con stimoli che è in grado di gestire tenendo conto della fase di crescita in cui si trova, in modo da non mettersi in situazioni pericolose o, semplicemente, non adeguate, bruciando le tappe.

 

VIDEO: “DOV’E’ GIANNI?”

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SCRITTO DA
Annalisa Bertuzzi
Annalisa Bertuzzi

PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA AD INDIRIZZO UMANISTICO - INTEGRATO

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Pellai, A. (2015). Tutto troppo presto. L’educazione sessuale dei nostri figli nell’era di internet. Roma: DeAgostini.
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