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Complicati rapporti tra mezzi e fini – Ciottoli di Psicopatologia Generale Nr. 2

I rapporti tra mezzi e fini risultano molteplici: un mezzo permette di raggiungere un unico scopo oppure più mezzi permettono di raggiungere lo stesso scopo

Di Roberto Lorenzini

Pubblicato il 04 Feb. 2016

Gli studiosi seri che si avvalgono della ricerca hanno identificato vari possibili legami tra mezzi e fini.

CIOTTOLI DI PSICOPATOLOGIA GENERALE (RUBRICA) – LEGGI L’INTRODUZIONE

La distinzione tra le due categorie sembra intuitiva e offensivo per l’intelligenza del lettore, dedicarvi del tempo. Non è esattamente così. Tanto per cominciare ciò che è fine può essere a sua volta mezzo per qualcos’altro e così via. Ciò rimanda alla concezione degli scopi come una piramide organizzata gerarchicamente. Ai concetti non limpidissimi di scopi strumentali e scopi terminali e allo strumento del laddering up utile alla scalata verso l’alto e per la discesa in sicurezza in corda doppia nella sua versione di laddering down. Già vedo vacillare le precedenti esibite sicurezze di fronte alla classica domanda “dove ci si deve fermare nella salita?” Paradossalmente potremmo dire che uno scopo, un fine è terminale quando è completamente inutile. Lo sono ad esempio proprio la vita e l’uomo stesso in quanto inutili e senza un senso esterno. Continuando con questo livello astratto di riflessioni si rischiano, è risaputo, i bubboni sulla pelle, la cecità e l’inferno e dunque torno a ragionamenti più utili per il lavoro clinico.

 

Il legame Unifinality tra mezzi e fini

Gli studiosi seri che si avvalgono della ricerca hanno identificato vari possibili legami tra mezzi e fini che riassumo brevemente.
Il più semplice è chiamato “ unifinality”: un certo mezzo serve esclusivamente ad uno e un solo scopo. Questa modalità è poco efficiente perché comporta uno scarso utilizzo del mezzo stesso e dunque anche la probabile incapacità ad usarlo per il meglio e perché ci vogliono tanti , troppi mezzi per quanti sono gli scopi. Per averne una rappresentazione, immaginate un cassetto della cucina in cui si accumulano attrezzi per funzioni specifiche (il mestolo elettrico per la polenta di mais, l’incisore per la capsula di plastica che ricopre i tappi del vino, la guarnizione per la moka da due, ecc) oppure immaginate la cassetta degli attrezzi da lavoro ( la brucola del 6 serve solo ad una cosa e semmai a pulirsi pericolosamente le orecchie), per questo le cassette degli attrezzi o sono complete, pesanti e costose o meglio non averle per la propria salute mentale: gli strumenti sono monofunzionali. Unico esempio contrario il pappagallo che da solo sostituisce una intera gamma di chiavi inglesi.

Il vantaggio è solo per i produttori di tali strumenti, non certo per l’utilizzatore. Non a caso le aziende continuano a produrre caricabatterie con attacchi sempre diversi. Per tornare a noi un sistema “unifinality” necessita di molti mezzi che al momento della necessità magari non funzionano perché poco usati. L’attivazione del fine comporta automaticamente l’attivazione del mezzo strettamente connesso ed è dunque semplicemente inteso come privo della necessità di scegliere e dunque di conflitto ( quasi può fare a meno di un sistema cognitivo in quanto connessione rigida immodificabile).

Il difetto è che se il mezzo non funziona il fine non sarà raggiunto. Viene da pensare ad una situazione primitiva, paragonandola evolutivamente ai comportamenti istintuali immodificabili: se non funzionano l’animale è perduto e avanti un altro mutato. Possiamo immaginare che inizialmente tutti impariamo a perseguire un certo obiettivo attraverso una precisa e immodificabile sequenza di azioni. Poi, secondo la terminologia dei ricercatori del M.I.T. daje e daje ci si rende conto di due cose. Primo, se quel modo non funziona bisogna arrangiarsi e trovarne un altro per raggiungere lo stesso scopo ( le viti si avvitano anche con una solida pinza). Secondo con esso si possono fare anche altre inaspettate cose ( il cacciavite spuntato è ancora efficace come leva per aprire lo sportello incastrato del forno e può agevolmente cavare gli occhi al prepotente che sorpassa dalla corsia d’emergenza).

I sistemi “unifinality” possiamo immaginarli dunque come una situazione primitiva del rapporto mezzi e fini destinati ad evolversi. Sono molto semplici ma costosi, inefficienti e ad alto rischio di fallimento. Clinicamente troviamo modelli del genere nell’utilizzo perseverante di strategie fallimentari per il perseguimento di scopi nelle condizioni nevrotiche dove l’unico cambiamento è l’incremento dell’intensità o della frequenza della strategia senza che cambi il risultato ( sempre di più sempre lo stesso).

 

Il rapporto Multifinality tra mezzi e fini

La scoperta che uno stesso mezzo permette di raggiungere risultati differenti fa evolvere verso sistemi definiti “Multifinality” in cui un mezzo è al servizio di numerosi fini. Poiché nella norma sono molti i fini attivi contemporaneamente in un momento o in un periodo della vita di una persona è evidente che tale sistema è molto più efficiente. Essendo parecchi i mezzi attivabili in questa rete che collega tanti mezzi con tanti fini si pone un problema di scelta. Possiamo immaginare un algoritmo di calcolo molto semplice in cui si somma il valore dei singoli fini con una clausola di esclusione che elimina qualsiasi mezzo che danneggi uno degli scopi contemporaneamente attivi. In un sistema del genere il carattere strumentale dei mezzi è meno evidente e può accadere che un mezzo utilizzato di frequente al servizio di diversi fini diventi a sua volta un fine in sé “scopizzandosi”( mangiare la pastasciutta è chiaramente strumentale alla nutrizione>>>all’apporto calorico>>>>alla sopravvivenza, ma finisce per diventare uno scopo in sè per cui non si vuole aumentare la glicemia ma proprio mangiare la carbonara).

Per quanto riguarda la clinica troviamo situazioni del genere in cui un comportamento diviene abitudinario e se ne è perso il collegamento originariamente presente con un fine nel mantenimento di molti sintomi che si autonomizzano dalle cause iniziali automantenendosi. Il pensiero corre subito ai comportamenti protettivi dei disturbi d’ansia e alle compulsioni nel Doc in particolare: non si sa più perché ma soltanto che debbono essere fatte. Nei sistemi “multifinality” possiamo dire che la centralità riguarda i mezzi che perdono il loro ruolo strumentale per diventare fini essi stessi.

 

I sistemi di Counterfinality di mezzi e fini

Un caso particolare dei sistemi “multifinality” si ha quando un mezzo utile per uno o più fini rischia però di danneggiare un altro scopo importante anche se non attivo nel presente , potrebbe diventarlo. Si parla in questi casi di sistemi “counterfinality” ( es: un anticoncezionale che garantisce nell’immediato una certezza assoluta, come la vasectomia, ma esclude la possibilità anche futura di procreare, scopo non attivo attualmente ma che potrebbe diventarlo). In questo caso credo che l’algoritmo di calcolo sia più complicato perché deve mettere a confronto i vantaggi immediati e certi con possibili e incerti svantaggi futuri che appartengono ad un altro assetto motivazionale, difficile persino da immaginare. Se nei sistemi “Multifinality” la scelta riguardava il mezzo, in quelli “Counterfinality” la scelta riguarda il fine da privilegiare.

Infine la situazione primitiva di “unifinality” può evolvere verso la cosiddetta “Equifinality” in cui molteplici mezzi sono tutti al servizio dello stesso fine. Si tratta di sistemi estremamente finalizzati verso un unico scopo che rimanda, clinicamente a situazioni di fanatismo o persino di delirio. Il fine è centrale e può essere perseguito con mezzi estremamente diversi ed intercambiabili. Ciò riduce grandemente la probabilità di un fallimento e l’adattabilità a contesti mutevoli. Il fallimento, ancorchè improbabile, resta invece catastrofico proprio per la polarizzazione verso un unico scopo senza alternative.

Da un punto di vista terapeutico in primo luogo è importante evidenziare al soggetto ciò che per lui è fine ( scopo) e ciò che invece è mezzo ( strategia) e dei rispettivi possibili legami per rendere possibili scelte consapevoli. Successivamente è opportuno evolvere verso una situazione con molti scopi e un rapporto mezzi e fini del tipo “multifinality” economico, adattabile ed efficiente.

 

RUBRICA CIOTTOLI DI PSICOPATOLOGIA GENERALE

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