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La sudditanza psicologica nelle organizzazioni & l’approccio transazionale di Berne

La sudditanza psicologica è un fenomeno in cui una persona si sente inferiore ad un'altra e si sottomette e questo può accadere soprattutto a lavoro 

Di Ursula Valmori

Pubblicato il 19 Gen. 2016

Aggiornato il 01 Feb. 2016 10:57

Per comprendere come si instaurano le relazioni e come si verifica il fenomeno della sudditanza psicologica all’interno di un’organizzazione mi pare quanto mai adeguato fare riferimento all’approccio dell’Analisi Transazionale.

Siamo tutti usciti dal Cappotto di Gogol’….anche il rag. Ugo Fantozzi!
“Siamo tutti usciti dal Cappotto di Gogol’ “ è una celebre frase di Fëdor Michajlovič Dostoevskij (Mosca, 1821- San Pietroburgo 1881) con la quale lo scrittore russo voleva sottolineare la profonda influenza che Gogol’ aveva esercitato sulla letteratura a lui successiva, quella del cosiddetto “realismo socialista”.

Nikolaj Vasil’evič Gogol’ (Bol’šie Soročincy, 1809 – Mosca, 1852), geniale maestro del realismo russo, si distinse per la grande capacità di descrivere situazioni comico-mostruose sullo sfondo di una desolante mediocrità umana. Nel suo racconto “Il Cappotto”, Gogol’ ci propone una trasfigurazione fantastica del reale nella tragica e grottesca storia di un impiegato umile e sottomesso, Akakij Akakievič, morto di crepacuore per essere stato derubato del cappotto, sognato e accarezzato come aspirazione unica di vita, dopo sacrifici inauditi, come l’abolizione della candela la sera o la rinuncia al pasto quotidiano.

Akakij Akakievič può essere considerato un antesignano del rag. Ugo Fantozzi, l’impiegato servile umiliato dal capo e deriso dai colleghi.
La figura del rag. Fantozzi fu concepita da Paolo Villaggio mentre lavorava come impiegato all’Italsider di Genova, dove fu testimone di parecchi episodi di servilismo ed arrivismo, che poi furono ingigantiti con vena ironica nei film. Le vicende di Fantozzi ci inducono a riflettere sul tema delle relazioni all’interno di un’azienda e su quello della sudditanza psicologica verso il potere costituito.
La sudditanza psicologica è un fenomeno in base al quale una persona si sente inferiore ad un’altra, prova timore e vi si sottomette.

Un tempo tra le persone che lavoravano nelle aziende venivano posti dei paletti organizzativi fatti di ruoli ben definiti e di regole procedurali; oggi, con la destrutturazione dell’organizzazione, è la relazione con gli altri ad essere al centro della scena aziendale.
Per comprendere come si instaurano le relazioni e come si verifica il fenomeno della sudditanza psicologica all’interno di un’organizzazione mi pare quanto mai adeguato fare riferimento all’approccio dell’Analisi Transazionale.

Il padre dell’Analisi Transazionale era uno psichiatra, Eric Berne (Montréal 1910 – 1970) secondo il quale la personalità si può suddividere in tre parti, denominate “stati dell’Io” (E. Berne, 1961). Il modello degli stati dell’Io ci aiutano a comprendere come funzioniamo e come esprimiamo la nostra personalità in termini di comportamento, ci permette di leggere le relazioni con l’Altro e di attuare un miglioramento o un cambiamento nelle diverse situazioni, anche in azienda, dove gli stati dell’Io si esprimono ed entrano continuamente in relazione con gli altri. Ogni nostra azione ed ogni nostro comportamento provengono, secondo Eric Berne, da uno dei seguenti stati dell’Io: stato dell’Io Genitore, stato dell’Io Bambino, stato dell’Io Adulto.

Lo stato dell’Io Genitore è il campo dell’appreso, è la parte di noi che comprende i valori, il senso del dovere, i giudizi, le ideologie. In questo stato ci comportiamo in un modo che ci è stato proposto da altri: i genitori, una guida spirituale, un insegnante….
Lo stato dell’Io Bambino è il campo dell’emotività, è la parte di noi che comprende i nostri sentimenti, le nostre emozioni, i nostri stati d’animo.
Lo stato dell’Io Adulto è il campo del razionale, è la parte di noi che raccoglie le informazioni, analizza i dati, li sintetizza, è la nostra parte capace di pensiero logico.

Per costruire relazioni sane anche sul posto di lavoro, noi tutti abbiamo bisogno di tutti e tre gli stati dell’Io: abbiamo bisogno di norme, di regole e di valori che, una volta fatti nostri, diventano il Genitore; abbiamo bisogno dell’Adulto per risolvere problemi ed affrontare il lavoro in modo competente ed efficace; abbiamo infine bisogno del Bambino per poterci esprimere spontaneamente, per sollecitare la nostra creatività e sfruttare l’intuizione.
Quando interagiamo con gli altri assumiamo diversi atteggiamenti, ovvero assumiamo quella che in Analisi Transazionale viene definita “posizione relazionale”, cioé il valore che ogni persona attribuisce a se stessa, agli altri ed alla propria relazione con loro.
Si tratta in pratica dell’apprezzamento che diamo a noi stessi e agli altri coi quali interagiamo.

Riassunte, le quattro posizioni sono le seguenti:
IO SONO OK, GLI ALTRI NO: è un atteggiamento caratterizzato da una sovrastima di se stessi associata ad una sfiducia generalizzata nelle capacità degli altri. Egocentrismo, sospettosità, timore, conflitto, svalutazione sono le caratteristiche abituali nell’interazione con gli altri.
IO NON SONO OK, GLI ALTRI SI: timidezza, insicurezza, auto-svalutazione, forme di ansia, ricerca di approvazione, conferma di stima, difese psicologiche, rigidità nelle transazioni sono la caratteristiche di questo atteggiamento.
IO NON SONO OK, GLI ALTRI NEPPURE: questo atteggiamento è caratterizzato da una sostanziale sfiducia e diffidenza verso le altre persone e verso il sistema (azienda, società, stato…), unitamente ad una fondamentale insicurezza nelle proprie possibilità. E’ l’atteggiamento meno proficuo nell’interscambio aziendale-sociale.
IO SONO OK, GLI ALTRI PURE: è un atteggiamento contraddistinto da una sana fiducia nelle proprie potenzialità e capacità, unitamente ad un’apertura verso l’Altro ed al piacere di lavorare in sinergia con gli altri, ai quali si riconosce volentieri la possibilità di essere altrettanto bravi. E’ senza dubbio l’atteggiamento più maturo, che presuppone un armonico funzionamento delle tre componenti della personalità ed una orchestrazione da parte dello stato dell’Io Adulto ben sviluppata.

L’unico atteggiamento veramente sano, che porta a costruire, anche all’interno di un’organizzazione, relazioni sane, è il quarto citato (IO SONO OK, GLI ALTRI PURE); è l’unico atteggiamento che permette di costruire relazioni basate sulla stima e sul rispetto reciproco. Tutte le altre tre posizioni (IO SONO OK, GLI ALTRI NO; IO NON SONO OK, GLI ALTRI SI; IO NON SONO OK, GLI ALTRI NEPPURE) portano a situazioni altamente improduttive, che vanno dai conflitti interpersonali alla sudditanza psicologica, dalla sfiducia all’insicurezza, dalla rabbia alla frustrazione.

Per uscire dunque sani “dal Cappotto di Gogol’” ciascuno in azienda dovrebbe imparare a riconoscere ed approfondire eventuali situazioni critiche, aumentare la conoscenza di sé, potenziare le proprie capacità relazionali, superando vecchi schemi limitanti costruiti nel corso della propria vita; insomma, per dirla con le parole dell’Analisi Transazionale, “rivedere il proprio Copione”.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Berne E. (1961). Transactional Analysis in Psycotherapy. Grove Press. New York.
  • Berne E. (1971). Analisi Transazionale e psicoterapia, Astrolabio. Roma.
  • Berne E. (1986). Principi di terapia di gruppo. Astrolabio-Ubaldini. Roma.
  • AA.VV. (2015). Le buone pratiche del Counseling. L’apporto dell’Analisi Transazionale per promuovere il benessere nelle relazioni d’aiuto. A cura di Giorgio Piccinino. Franco Angeli Editore. Milano.
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