I giochi elettronici con lucine, filastrocche e suoni per bambini nell’arco del primo – secondo anno di vita presentano una controindicazione, almeno secondo la rivista JAMA Pediatrics. In un recente studio è stato dimostrato un decremento della quantità e della qualità del linguaggio nelle interazioni genitore-figlio durante l’utilizzo di giocattoli elettronici rispetto ai momenti di gioco con libri, puzzle, cubi e altri giocattoli più tradizionali.
Questi dati sono stati raccolti all’interno di un esperimento controllato che ha coinvolto ventisei coppie di genitori-bambini dell’età di 10-16 mesi. Ai partecipanti sono stati forniti tre set di giochi: giocattoli elettronici (un cellulare giocattolo, un pc giocattolo e una fattoria parlante); giochi tradizionali (puzzle di legno, classificatore di forme e cubi di gomma); e infine cinque libri adatti all’età dei bambini. Inoltre è stata predisposta l’audioregistrazione delle verbalizzazioni da parte dei genitori e dei bambini nel corso della loro quotidianità.
I risultati hanno evidenziato che durante l’utilizzo dei giochi elettronici vi era una minore quantità di parole espresse dall’adulto, un minor numero di scambi conversazionali e una minore produzione linguistica da parte del bambino rispetto ai momenti di gioco con giocattoli tradizionali e con libri.
Lo studio presenta diversi limiti tra cui la limitata numerosità del campione e il fatto che non siano stati considerati gli aspetti non verbali nelle interazioni adulto-bambino. Esplicitamente nelle conclusioni dello studio, viene scoraggiato l’utilizzo di questi giochi, poichè non faciliterebbero le interazioni verbali tra genitore-bambino. Eppure, la funzionalità di questa tipologia di giocattoli è anche quella di contribuire alla direzionalità e orientamento dell’attenzione verso nuovi stimoli uditivi e visivi; e inoltre sono in grado di coinvolgere facilmente il bambino nelle attività di gioco, radice delle potenziali esperienze di apprendimento. E’ sensato dunque approcciarsi ai giochi elettronici senza demonizzarli, ma con un coinvolgimento più attivo dell’adulto e integrandoli ad altre tipologie di attività ludiche.