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Il condizionamento classico – Introduzione alla Psicologia nr. 33

Consiste in un'associazione tra uno stimolo neutro e uno condizionato, tanto da poter elicitare la risposta condizionata anche il solo stimolo neutro

Di Francesca Fiore

Pubblicato il 12 Nov. 2015

Aggiornato il 15 Mar. 2016 15:52

Sigmund Freud University - Milano - LOGO  INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA (Nr. 33)

 

 

Ivan Pavlov (1927) all’inizio dello scorso secolo osservò le abilità di alcuni cani di riuscire a creare una associazione transitoria tra uno stimolo somministrato dallo sperimentatore e una risposta comportamentale messa in atto dall’animale. In questo modo nasce il condizionamento classico o rispondente.

Nello specifico, accadeva che i cani riuscivano a unire uno stimolo condizionato, ovvero uno stimolo neutro individuato dallo sperimentatore (un suono), a una risposta generalmente presentata automaticamente (erogazione di cibo), detta stimolo incondizionato. Il cane dopo aver ascoltato il suono, stimolo condizionato, e visto il cibo, stimolo incondizionato, cominciava a salivare (Risposta Incondizionata). Succedeva che dopo ripetute esposizioni all’associazione stimolo-risposta, il cane iniziava a salivare non appena sentiva il suono e senza ricevere il cibo (Risposta Condizionata).

Pavlov, successivamente, osservò che se lo stimolo condizionato non era somministrato in maniera sistematica, e alla fine non era neppure più somministrato, allora la risposta condizionata perdeva di efficacia fino a scomparire del tutto. Questo fenomeno prende il nome di estinzione.

In ogni caso il ricordo dell’associazione tra lo stimolo e la risposta condizionata rimaneva nella memoria dell’animale. Infatti, ripresentando lo stimolo condizionato, la risposta condizionata ricompariva ancora una volta, ma in questo caso bastavano minori interazioni stimolo-riposta.

Inoltre, è possibile generalizzare questo fenomeno del condizionamento classico. Pavlov stesso vide che presentando stimoli condizionati diversi, tipo suoni diversi tra loro, il cane salivava ugualmente.

In ambito psicopatologico il condizionamento classico è utilizzabile per capire come si forma una fobia specifica. Se si ha paura dei ragni, alla lunga il solo pensiero di questi insetti diventa spaventoso. Non solo, lo stesso principio del condizionamento classico è utilizzato in ambito comportamentale come esercizio per riuscire a superare le fobie. Tale tecnica prende il nome di desensibilizzazione. In questo caso il terapeuta invita il paziente a esporsi in maniera graduale con l’oggetto temuto nel tentativo di estinguere l’associazione precedentemente appresa tra lo stimolo condizionato (ad es: serpente) e la conseguente risposta disfunzionale o condizionata (es: tachicardia, sudorazioni,vertigini, etc.), definita appunto risposta condizionata. Lo scopo è dimostrare che la risposta emotiva non è così spaventosa come sembra, ma è possibile gestirla.

 

 

RUBRICA: INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Konorski, J. (1970). Integrative activity of the brain. An interdisciplinary approach, Chicago-London.
  • Pavlov, I. P. (1927). Conditioned reflexes. An investigation of the physiological activity of the cerebral cortex, London.
  • Spence, K. W. (1956) Behavior theory and conditioning, New Haven.
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