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Cognitivismo Clinico – la rivista – Presentiamo il nuovo numero

Presentiamo l'Editoriale del numero appena pubblicato della rivista Cognitivismo Clinico. Il Direttore Antonino Carcione presenta e commenta gli articoli.

Di Redazione

Pubblicato il 01 Ott. 2015

Pubblichiamo l’Editoriale del numero appena pubblicato della rivista Cognitivismo Clinico. Il Direttore Antonino Carcione presenta e commenta gli articoli.

 

Carissimi colleghi,

mi fa piacere annunciarvi l’uscita di Cognitivismo Clinico n.2 2014. Cognitivismo Clinico è una rivista scientifica peer reviewed attiva dal 2004 e questo numero, come anche tutti i precedenti, è scaricabile in formato PDF dal sito www.apc.it cliccando sull’icona di Cognitivismo Clinico che appare nel banner di sinistra.

Il volume 2-2014 presenta una serie di articoli che, oltre a costituire un aggiornamento professionale, suggeriscono utili strategie terapeutiche.

Il primo lavoro a cura di Rosa Palmeri, sottolinea il peso della ruminazione sia nella genesi, che nel mantenimento dei disturbi depressivi. Anche nel recentissimo congresso dell’Associazione Italiana di Psicologia-sez. Clinica e Dinamica, il Prof. Spinhoven dell’Università di Leiden in una sua Lectio Magistralis ha evidenziato con ricerche empiriche il ruolo svolto dai pensieri negativi ripetitivi, come ruminazione e rimuginio appunto, nel mantenimento dei disturbi d’ansia e depressivi, ma anche che tale stile di pensiero, che può essere una caratteristica individuale non necessariamente patologica, costituisce un fattore predittivo per tali disturbi. In particolare, appunto, la ruminazione predice e mantiene, esacerbandoli, i sintomi depressivi. L’articolo di Palmieri tratta in modo ampio tali tematiche, presentando anche una sintesi dei trattamenti sulla ruminazione attualmente disponibili.

Il secondo articolo di Rainone e coll. tratta il delicatissimo tema del suicidio e in particolare la sua nomenclatura e classificazione, descrivendone le caratteristiche e i fattori di rischio, nonché le differenze con gli atti para-suicidari. Ricordiamo che il tema non si esaurisce all’interno della sola depressione, ma va affrontato anche all’interno dei disturbi di personalità, in particolare il Disturbo Borderline che oltre alla depressione è l’unica patologia che ha il rischio suicidario tra i criteri diagnostici del DSM. Tale articolo contribuisce a fornire elementi utili per la sua comprensione, a vantaggio dell’identificazione dei fattori di rischio e quindi dell’impostazione di trattamenti efficaci.

Totalmente centrato sull’intervento psicoterapeutico l’articolo di Rosario Esposito che suggerisce una classificazione degli interventi di validazione, ampiamente descritti e centrali nel Trattamento Dialettico-Comportamentale (DBT) di Marsha Linehan, come tecnica di intervento trasversale utile alla psicoterapia. L’autore spiega come integrare l’intervento di validazione con la tecnica classica degli ABC, considerandolo anzi come un ABC secondario e relazionale che consente di attivare un senso di appartenenza e affiliazione nel paziente, favorendo, in tal modo, l’alleanza terapeutica e l’efficacia degli interventi classici di ristrutturazione cognitiva.

La ricerca clinica sull’efficacia è invece alla base dell’articolo di Torsello e Dell’Erba. Gli autori, con una ricerca sperimentale su un campione clinico, presentano uno studio di efficacia del trattamento del Disturbo da Somatizzazione. Tale disturbo appare difficile da diagnosticare oltre che da trattare e questo si evince anche dagli spostamenti di sezione che subisce nelle successive edizioni del DSM. Il DSM IV-TR lo aveva collocato tra i Disturbi Somatoformi, mentre il DSM 5 lo sposta in una sezione a parte tra i disturbi a sintomatologia prevalentemente somatica, denominandolo Disturbo da Sintomi Somatici. Gli autori argomentano perché può essere utile e sensato considerarlo una manifestazione di natura prevalentemente ansiosa e, di conseguenza, sottolineano l’importanza di trattarlo secondo i protocolli di intervento CBT classici per i disturbi d’ansia. Le loro ipotesi sono corroborate da uno studio sperimentale con follow-up ad un anno che ne mostra l’efficacia, anche se il campione è ancora piccolo e necessita di essere ampliato per trarre conclusioni più generali.

Carati e Dell’Erba forniscono, poi, una concettualizzazione del Disturbo d’Adattamento. Sottolineando la difficoltà della diagnosi, gli autori aprono il loro lavoro con una bella e interessante breve rassegna storica su come sono stati trattati i sintomi e le patologie reattive ad eventi nel corso del tempo da Esquirol in poi. Successivamente forniscono una loro proposta di concettualizzazione in cui l’evento stressante viene descritto come un evento valutato dal soggetto in termini di minaccia o compromissione di scopi fondamentali; ciò darebbe origine a convinzioni e valutazioni che alimentano la focalizzazione sulle conseguenze negative dell’evento, ostacolando le abilità di coping e impedendo l’organizzazione di comportamenti più funzionali per perseguire scopi alternativi e adattivi.

L’ultimo articolo è frutto del lavoro di un Project di ricerca degli allievi della Scuola di Psicoterapia Cognitiva SPC di Verona e questo, prima di tutto, consente a me e ai colleghi di ricordare il lavoro sempre attento, prezioso e umano dell’amico e collega Franco Baldini che un anno fa ci ha lasciato troppo prematuramente e improvvisamente, e che della scuola era responsabile. Il tema che Baldini, sempre attento alle tematiche sociali, aveva deciso di trattare con gli allievi è estremamente delicato e difficile, ovvero un’indagine su soggetti autori di reato.

Si tratta di un progetto pilota multidisciplinare, finalizzato al reinserimento dei condannati in esecuzione penale esterna e alla prevenzione della recidiva, attraverso percorsi psicoterapici di terapia cognitivo-comportamentale integrati con interventi di tipo pedagogico e socio-lavorativi.

Tale intervento si è dimostrato efficace su 23 soggetti di età compresa tra i 29 e i 58 anni con importanti miglioramenti nel tono dell’umore, nella percezione della qualità della vita e in alcuni aspetti problematici della personalità. Saranno interessanti studi di follow-up per valutare longitudinalmente la tenuta dei pazienti a non commettere recidive, ma il progetto è sicuramente meritevole di attenzione da parte della comunità.

Sperando che il numero sia di vostro gradimento vi auguro una buona lettura, invitandovi anche a sottomettere articoli alla rivista. Ricordo che gli articoli possono essere inviati sia in Italiano che in Inglese e sottomessi direttamente on line dal sito www.fioriti.it oppure inviandoli in formato Word con posta elettronica a [email protected]

Cari saluti,

Antonino Carcione (Editor in Chief).

 

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