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La scuola del montaggio sovietico e la comunicazione di massa – Cinema & Psicologia

La scuola del montaggio sovietico utilizza il cinema come mezzo di comunicazione di massa - Cinema & Psicologia sociale

Di Manuela Agostini

Pubblicato il 16 Ott. 2015

La scuola di montaggio sovietico” aveva come propria ideologia quella che il mezzo cinema dovesse in qualche modo assolvere il concetto di utilità ed infatti questo nuovo mezzo espressivo fu sfruttato moltissimo come arte di comunicazione di massa. I diversi esperimenti linguistici, abbastanza forzati anche dalla povertà dei mezzi a disposizione, erano quindi essenzialmente incentrati sul montaggio (si riutilizzavano spessissimo pellicole di altri film) e sulle molteplici espressioni comunicative che si potevano mettere in atto attraverso l’uso particolare di questo.

Il nostro sistema sensoriale riceve stimoli attraverso le interazioni che abbiamo con tutto ciò che ci circonda ed elabora informazioni e reazioni legate a queste ultime. Alla base di ogni processo di comunicazione ci sono quindi una serie di atti percettivi.

Nella percezione visiva, ad esempio, le informazioni sono acquisite non solo da ciò che vediamo, il messaggio infatti unisce diverse informazioni tra ciò che vede, l’ambiente materiale che ci circonda e le nostre conoscenze ed esperienze precedenti. Ciò che è percepito è diverso dall’oggetto esterno che rappresenta; ognuno di noi costruisce, quindi, significati diversi di una stessa cosa che sono ulteriormente soggettivi essendo influenzati dal momento in cui avviene lo stimolo, il grado di attenzione, i nostri bisogni e le nostre motivazioni.

Nonostante la soggettività del nostro essere, ci sono delle intuizioni, delle chiavi di lettura che forse, a livello arcaico rendono alcune esperienze, momenti o messaggi, comuni a tutti. Posto l’argomento, interessante è stato rispolverare un po’ la storia del cinema e volgere attenzione alla “scuola del montaggio sovietico”.

La scuola di montaggio sovietico” aveva come propria ideologia quella che il mezzo cinema dovesse in qualche modo assolvere il concetto di utilità ed infatti questo nuovo mezzo espressivo fu sfruttato moltissimo come arte di comunicazione di massa. I diversi esperimenti linguistici, abbastanza forzati anche dalla povertà dei mezzi a disposizione, erano quindi essenzialmente incentrati sul montaggio (si riutilizzavano spessissimo pellicole di altri film) e sulle molteplici espressioni comunicative che si potevano mettere in atto attraverso l’uso particolare di questo.

Tra i diversi a distinguersi in questa scuola, Kuleshov giocò sulla percezione dei significati con questo nuovo mezzo espressivo e su come le associazioni siano indotte per logica. In un suo esperimento dimostrò che la sensazione che un’inquadratura trasmette allo spettatore è influenzata in maniera determinante dalle inquadrature precedenti e successive. Cosa fece nello specifico? Da un vecchio film dell’epoca zarista, scelse un primo piano abbastanza inespressivo dell’attore principale, e montò subito dopo questa prima inquadratura, altre differenti scene alternate, ovvero nel primo montaggio, oltre al primo piano dell’attore, subito a seguire inserì il piano di un tavolo sul quale si trovava una scodella di zuppa, nel secondo caso, il piano di un cadavere disteso, nel terzo una donna nuda. Questi tre differenti montaggi furono proiettati al un pubblico che, interrogato su cosa trasmettesse per loro l’espressione dell’attore, alla prima proiezione risposero fame, alla seconda tristezza, alla terza, desiderio.

Kuleshov sfruttò quindi la capacità che attuiamo nello stabilire legami logici attraverso il montaggio regalando al cinema un nuovissimo canale comunicativo. “La scuola del montaggio sovietico” non si arresterà su questa scia e moltissimi altri linguaggi verranno sperimentati e diverranno alfabeto nella settima arte.

Il nostro cervello elabora gli stimoli visivi in modo attivo e il linguaggio filmico creato da questi pionieri sfrutta tale competenza. Attraverso messaggi subliminali, ripezioni di sequenze, piani associati e il montaggio, avviene una manipolazione di pensieri, sentimenti e convinzioni ideologiche. Il cinema pertanto porta con sé un’ enorme responsabilità, quella di essere ai tempi di allora come oggi una potente arma di comunicazione sociale che riproduce e documenta ma che, sfruttando queste nostre capacità influenza e plasma consciamente o inconsciamente intere popolazioni.

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Manuela Agostini
Manuela Agostini

Dott.ssa in Psicologia della salute clinica e di comunità

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Massimo Moscati (2000). Breve storia del cinema. Bompiani: Milano.
  • Carmela Morabito (2014). La mente nel cervello. Un'introduzione storica alla neuropsicologia cognitiva. Laterza: Bari.
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