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Charlie Chaplin: riflessioni sulla comunicazione non verbale

Il cinema muto di Charlie Chaplin è una forma di comunicazione non verbale caratterizzata dall'alternanza di scene comiche e drammatiche - Psicologia

Di Manuela Agostini

Pubblicato il 10 Lug. 2015

Guardare una comica di Charlie Chaplin è vedere materializzarsi le parole di una poesia. La storia, gli attori, la pantomima, le espressioni facciali, la musica, il montaggio…nulla è lasciato al caso, di tutto si occupa lui.

Centouno anni fa appariva per la prima volta sullo schermo un omino con cappello, baffetti, bastone da passeggio e un paio di scarpe enormi e consumate. A vestire questi panni un giovane inglese Charles Spencer Chaplin arrivato negli Stati Uniti come attore di teatro e notato dal re delle comiche Mack Sennett che lo mette subito sotto contratto con la Keystone. Era il 1914, il cortometraggio in cui appare si intitola “Making a living”, “Guadagnarsi da vivere”, e segna l’esordio dell’attore. Il suo celebre personaggio ” The tramp”, “Il vagabondo” comparirà nella sua interezza poco più avanti, ma già in questa opera si intravvedono tutti i tratti caratteristici della maschera del vagabondo di quel personaggio, con cui viene identificato ancora oggi.

Da qui una serie di cortometraggi dal titolo “Charlot e…” tutte le avventure più impensabili. Il successo è enorme e dalla Keystone il passo è breve, con una paga più alta ad accettare le diverse altre proposte con la Essenay e con la Mutual. Stufo però, di non poter esprimere appieno la sua forma artistica, soggetta alle richieste delle case di produzione, lascia tutti ed insieme ad altre tre leggende del cinema muto (Statunitense) Mary Pickford, Douglas Fairbanks ed il regista che ha inventato il linguaggio cinematografico classico David Wark Griffith , fonda la United Artists con la quale produce i suoi film più importanti.

Ma perché è speciale Chaplin? Perché se si pensa al cinema muto, l’immaginario comune (per comune intendo il mondo e per immaginario intendo un immaginario che comprende diverse generazioni) lo associa a lui?

Guardare una comica di Charlie Chaplin è vedere materializzarsi le parole di una poesia. La storia, gli attori, la pantomima, le espressioni facciali, la musica, il montaggio…nulla è lasciato al caso, di tutto si occupa lui. Un artista che è lui stesso la sua arte. Una persona profondamente empatica e sentimentale e che riesce con le comiche a trasmettere messaggi sociali, a descrivere la società com’era, come secondo lui sarebbe diventata come invece sarebbe dovuta essere, messaggi in grado di arrivare a tutti, a tutto il mondo attraverso un certo tipo di comunicazione, quella non verbale, comprensibile a tutto il mondo, un mondo che parla circa 6000 lingue .

Nel libro di Luigi Anolli “Fondamenti di psicologia della comunicazione“, si analizzano i diversi approcci della comunicazione, dal punto di vista semiotico, pragmatico, sociologico e psicologico e i processi interpretativi, simbolici, relazionali ed espressivi della comunicazione nella fattispecie, e quindi anche le funzioni della comunicazione non verbale.

Nella CNV ci sono 3 aree di indagine:
– il corpo e i suoi messaggi: la comunicazione interpersonale e sociale nelle dinamiche dell’interazione prossemica, della gestualità, della mimica e dei segnali del corpo (Darwin, Lorenz, Morris, Hall, Hinde);
– linguaggio psicomotorio nella dimensione integrata mente-corpo: la dimensione corporea come interazione fra aspetti motori, emotivi, relazionali e cognitivi e la corporeità come fattore determinante nella conoscenza e nel rapporto sé-mondo campo antropologico, filosofico, sociologico, neurofisiologico (Wallon, Piaget, Spitz, Ajuguerra, Merleau-Ponty, Lacan)
– la corporeità come espressione del corpo: le capacità espressivo-comunicative proprie della dimensione corporea come la danza, il teatro gestuale, la musicoterapia, l’arte terapia, il training autogeno, le tecniche di analisi corporea (Fraisse, Orff, Munari, Schultz).

La CNV è un area di indagine ricca e con diverse sfaccettature ed è sorprendente come l’artista, pensandoci bene sia riuscito, già allora, ad usare con senso innato e geniale prossemica, mimica, corporeità, gestualità e tempistica senza, presumibilmente, aver approfondito un campo di studi così ampio e con il solo bagaglio di esperienza (per prima teatrale e poi cinematografica) e riuscendo a creare capolavori come “Il monello”, “La febbre dell’oro” o “Luci della Città”.

I film di Chaplin sono caratterizzati da un’ alternanza sistematica di scene comiche e drammatiche. Commuove e diverte, fa riflettere e precede i tempi, sa esattamente quando arriverà la risata e quando si piangerà e soltanto una conoscenza approfondita dell’animo umano permette la realizzazione di tali opere.

Chaplin è un vero artista e la comunicazione non verbale parte già dai piccoli dettagli che chiarificano prima della storia anche i personaggi. L’abbigliamento del vagabondo, ad esempio, caratterizza perfettamente la personalità del personaggio, questo ha una maniacale attenzione ai dettagli, utilizza una giacchetta aderente e dei pantaloni larghi, le scarpe hanno una misura smisurata e con la bombetta e il bastone di bambù ottiene un personaggio di primo acchito goffo e simpatico, ma che non dice solo questo. Nonostante la sua condizione ha una grande nobile personalità di signore distinto, è sì un vagabondo, ma non rinuncia alle formalità del tempo, il capello ed il bastone sono sempre con lui, segno che contraddistingue un gentiluomo, il suo comportamento è sempre impeccabile, nonostante la sua vita si svolga in strada cura sempre la sua figura.

Oltre questo la mimica facciale e la gestualità sono sempre ponderati, potremmo non avere le didascalie, quello che sta accadendo in una qualsiasi storia narrata da Chaplin la potremmo capire senza problemi. L’uso della percezione aptica (tutti quei comportamenti che prevedono un contatto fisico) sopperisce infatti la mancanza delle parole, la prossemica non è lasciata al caso. Le sue pellicole mute sono proiettate ancora oggi e sono un chiaro esempio di abilità, genio innato, estrema sensibilità d’animo e non per ultimo di come la comunicazione sia costituita non solo di parole.

 

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Manuela Agostini
Manuela Agostini

Dott.ssa in Psicologia della salute clinica e di comunità

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