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Ispectrum: un serious game per l’autismo

Si tratta di un serious game che offre al giocatore autistico tre diversi ambienti di lavoro virtuale in cui sperimentarsi nel ruolo di dipendente.

Di Ilaria Cosimetti

Pubblicato il 15 Mag. 2015

Si tratta di un serious game che offre al giocatore autistico tre diversi ambienti di lavoro virtuale (un ufficio, un supermercato e un vivaio) in cui sperimentarsi nel ruolo di dipendente, esercitando le sue capacità lavorative e soprattutto comunicative e di relazione sociale.

State of Mind ha già ospitato la descrizione di questo interessante progetto attraverso le parole del dott. Antonio Ascolese, direttamente coinvolto nell’ideazione e nella progettazione del serious game dedicato all’inserimento lavorativo di persone autistiche. Io l’ho voluto provare insieme ad un paio di ragazzi autistici con i quali lavoro da diversi anni ed ecco cosa ne penso.

In Europa il tasso di disoccupazione degli autistici diagnosticati è superiore al 90%, un dato sconcertante se si pensa che buona parte della popolazione autistica ha un quoziente intellettivo nella norma ed eccelle in alcune aree di competenza di notevole importanza nel mondo lavorativo attuale. Credo che la responsabilità di tale scenario sia ancora una volta a carico della popolazione neurotipica che negli anni ha oppresso sotto il peso di richieste sempre meno inclusive e più conformiste tutta la popolazione autistica, ostacolando il sereno sviluppo della sua specificità. Fatta questa doverosa premessa, iSpectrum è una buona idea di partenza.

Per chi non ha letto mai nulla a proposito, si tratta di un serious game che offre al giocatore autistico tre diversi ambienti di lavoro virtuale (un ufficio, un supermercato e un vivaio) in cui sperimentarsi nel ruolo di dipendente, esercitando le sue capacità lavorative e soprattutto comunicative e di relazione sociale.

Trattandosi di una realtà semplificata non c’è da aspettarsi che quanto acquisito attraverso questo canale possa magicamente tradursi in un’abilità capace di manifestarsi con successo nell’imprevedibile mondo delle relazioni sociali. E’ ovvio dunque che questo gioco non è che un utile esercizio all’interno di un programma di allenamento più ampio che deve coinvolgere anche gli altri attori presenti negli ambienti lavorativi.

Se è fuori dubbio l’utilità di migliorare la comprensione di un autistico circa le norme che regolano le relazioni sociali, lo sarebbe anche una maggiore conoscenza da parte dei colleghi delle caratteristiche che accomunano la maggior parte degli autistici, così da poter contribuire a creare un ambiente lavorativo quanto più possibile sereno per tutti. Credo infatti sia importante che un autistico sia in grado di rispettare le gerarchie e darne dimostrazione attraverso l’interazione con un superiore, come insegna il gioco, quanto che quest’ultimo sappia quali caratteristiche deve avere un’istruzione verbale per essere di facile comprensione per l’interlocutore autistico.

Ispectrum è dunque un’idea migliore se effettivamente inserita all’ interno di un programma di inserimento lavorativo che coinvolga attivamente il contesto sociale interessato. Ispectrum potrebbe anche essere un buon inizio per realizzare nuovi strumenti terapeutici nell’ambito della psicoterapia Cognitivo Comportamentale indirizzata agli autistici.

L’insieme delle abilità che descrivono la competenza sociale sono tra le più difficili da apprendere per molti di loro. Autistici famosi, come l’americana Temple Grandin, si descrivono costantemente impegnati nella comprensione delle regole che governano le relazioni sociali, una sfida che si trovano ad affrontare da bambini ma che li accompagna lungo tutto il ciclo di vita, rinnovata dalle sempre nuove richieste dell’ambiente sociale in cui sono inseriti. Si tratta di un insieme di abilità che si possono imparare sui libri ma che si possono padroneggiare solo sperimentandole e iSpectrum è un ambiente protetto in cui esercitarsi, virtualmente, in prima persona.

Proprio la centralità delle difficoltà di interazione sociale nei soggetti autistici suggerisce l’utilità di offrire occasioni di apprendimento simulato dalla tenera età offrendo ambienti virtuali come la scuola, la festa di un amichetto, la gelateria o il parco giochi. In questi contesti il bambino potrebbe esercitarsi in competenze di base come l’attenzione condivisa, il riconoscimento dello stato emotivo e dei pensieri altrui, l’importanza del volume e del tono di voce e le buone maniere.

La realtà virtuale potrebbe affiancare altri strumenti terapeutici ideati per favorire l’acquisizione di queste competenze, come per esempio le Comic Strip Conversations (CSC), venendo a soccorso degli psicoterapeuti che come me sono quotidianamente impegnati ad adattare metodi e strumenti pensati per i neurotipici alla loro clientela autistica.
Mi auguro quindi che l’esperienza iSpectrum evolva in nuove proposte indirizzate a tutte le fasce d’età, offrendo una maggiore personalizzazione dello strumento perchè quando si ha l’ambizione di offrire un prodotto utile all’eterogenea popolazione autistica non si può prescindere dall’individualizzazione.

 

 

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