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Per una biografia della fame – Psicologia & Teatro

La protagonista racconta la propria infanzia e adolescenza attraverso la chiave di lettura del cibo e della fame: croce e delizia della vita della ragazza..

Di Redazione

Pubblicato il 05 Mar. 2015

Maria Francesca Sarnelli

 

Per una Biografia della Fame

Spettacolo teatrale presso Teatro della Cooperativa a Milano(2-8 marzo 2015) con protagonista Annagaia Marchioro e regia di Alessia Gennari

 

Lo spettacolo che va in scena al teatro della cooperativa è breve, ma intenso, grazie alla bravura della protagonista.

Il testo, in cui si alternano note drammatiche con toni ironici, liberamente ispirato al’omonimo romanzo di Amelie Nothomb, è un monologo in cui la protagonista racconta della propria infanzia e adolescenza attraverso la chiave di lettura del cibo e della fame: croce e delizia della vita della ragazza.

RUBRICA: PSICOLOGIA A TEATRO

L’infanzia è narrata come il periodo della spensieratezza, in cui la protagonista, sostenuta dall’amore e dalle cure della nonna, è felice, senza pensieri ed è libera di poter mangiare le leccornìe che in casa sua le sono vietate dalla madre.

Non manca nella rappresentazione il quadro della famiglia che spesso si ritrova nelle persone con disordini del comportamento alimentare: la madre della protagonista è fredda, ipercritica, vieta che si consumino dolci in casa e per fare questo li nasconde nei posti più impensabili. Alla richiesta della protagonista-bambina di essere amata, la madre le risponde che l’amore va meritato ed è proprio in quel momento, dopo quella risposta inattesa, che la bambina sembra perdere la spensieratezza della propria età per iniziare il lungo cammino del doversi meritare l’amore e la stima altrui.

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Con la morte della nonna, l’unica figura che la accudiva con amore, l’unico ambito di serenità e sicurezza rimane il cibo. Ben presto però, questa passione si tramuta in odio perché il cibo diventa ben presto motivo di esposizioni a critiche continue della madre e del prossimo per le proprie rotondità, per cui la protagonista appena adolescente decide, a malincuore ma con fermezza, di mettere in atto il piano che da tempo stava progettando: rinunciare al cibo, l’unico piacere rimasto, per poter conservare una buona immagine di sé e per essere accettata dagli altri.

 

La lotta estrema con il cibo, ormai nemico, è durata due mesi, ma la protagonista alla fine ha vinto ed è riuscita a fare a meno del cibo; si dice orgogliosa ed euforica di questo successo perché è riuscita si a dominare le proprie emozioni e ciò che la circonda (il tema del controllo è il tema cardine per l’anoressia nervosa).

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Ben presto però la spirale dell’anoressia la avvolge, la assale, portandola a pesare a soli 15 anni 32 kg e l’euforia iniziale scompare, lasciando spazio al vuoto emotivo ed affettivo, alla costante fatica di trascinare un corpo privo di energia e al totale dominio delle trappole della mente sulle necessità fisiologiche del corpo.

La fortuna per la protagonista è che il proprio corpo una notte si ribella: la protagonista cede alla fame, il corpo, che vuole disperatamente mangiare, prende un temporaneo sopravvento e la porta ad abbuffarsi, mentre la propria mente assiste inerme a questa disfatta.

Questo atto di ribellione del proprio corpo sarà un grido di allarme che verrà colto dai genitori e che costituirà il primo passo verso un lungo percorso di guarigione.

 

 

BIBLIOGRAFIA:

  • Biografia della Fame di Amelie Nothomb, 146 pag., Edizioni Voland (Amazzoni)
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