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Un treno di notte per Lisbona (Night Train To Lisbon) (2013) – Cinema & Psicoterapia #29

Un film utile per lavorare sulla consapevolezza, sul ruolo che gioca il caso, l'agentività e la responsabilità personale nelle vicende della vita

Di Antonio Scarinci

Pubblicato il 03 Ott. 2014

Antonio Scarinci.
Psicologo Psicoterapeuta. Socio Didatta SITCC

 

 

RUBRICA CINEMA & PSICOTERAPIA  #29

Un treno di notte per Lisbona (Night Train To Lisbon)(2013)

Proposte di visione e lettura (Coratti, Lorenzini, Scarinci, Segre, 2012)

 

 

L’inerte e scialbo professore cerca di ridare un po’ di smalto alla sua esistenza. Il film non ci racconta se ce la farà e ci lascia immaginare il dopo. Si farà trascinare dall’interesse affettivo suscitato dall’optometrista che incontra o la grigia e ripetitiva vita di Berna lo incastrerà ancora?

Info:

Titolo originale Night Train To Lisbon. Drammatico. Svizzera, Portogallo, Germania 2013. Un film di Bille August. Con Jeremy Irons, Mélanie Laurent, Jack Huston, Martina Gedeck, Tom Courtenay, Charlotte Rampling. Basato sull’omonimo romanzo, best-seller nei paesi di lingua tedesca, di Pascal Mercier.

Trama:

Una mattina uggiosa a Berna, mentre il professor Gregorius si reca a scuola, una ragazza tenta il suicidio gettandosi da un ponte. Il professore la salva e la ragazza scappa lasciandosi dietro un libro e un biglietto ferroviario per Lisbona. Il fascino del volumetto e una certa voglia di cambiamento spingono Gregorius a salire sul treno per Lisbona con l’intento di mettersi sulle tracce dell’autore del libro, Amadeu de Prado, medico e membro della resistenza che si oppose al regime di Salazar.

L’esistenza monotona e noiosa del professore cambia. La lettura del libro porterà in primo piano e in parallelo, la coraggiosa resistenza condotta da alcuni dissidenti, fino alla rivoluzione dei garofani, che ristabilirà gli equilibri democratici del paese in un intrecciarsi di storie personali che uniscono senso civico, passione, sentimenti e responsabilità personali.

I personaggi che incontra Gregorius in Portogallo sono ormai attempati e mostrano i segni di una stagione tragica e dolorosa. I loro ricordi epici e drammatici si raccolgono intorno a vissuti in cui il peso di alcune scelte che li portarono ad amare e a tradire a rischiare la vita in nome degli ideali e a districarsi in triangoli amorosi poco compatibili con l’impegno politico riemergono rievocati nei numerosi racconti “a ritroso” e nei flashback che si susseguono, via via che il professore prende contatto con i protagonisti di quelle vicende.

Motivi d’interesse:

Il film si snoda tra un’irrisolta indeterminazione propria del protagonista interpretato da Jeremin Irons, piatto, noioso, come sanno essere alcuni intellettuali che rifuggono dalle scelte e la determinazione di chi ha lottato contro la dittatura.

L’abitudine razionale prevarica l’espressione e il desiderio di una vitalità esistenziale, non a caso il professore è stato lasciato per questo dalla moglie. Quando arriva un biglietto ferroviario, quando il caso entra in scena si muovono le acque, il nostro sceglie di partire (Amadeu de Prado: “…l’esperienza che determina un drammatico cambiamento di vita ha spesso una levità impercettibile. Quando rivela il suo effetto rivoluzionario e fa sì che la vita sia inondata da una luce del tutto nuova lo fa silenziosamente…”).

L’inerte e scialbo professore cerca di ridare un po’ di smalto alla sua esistenza. Il film non ci racconta se ce la farà e ci lascia immaginare il dopo. Si farà trascinare dall’interesse affettivo suscitato dall’optometrista che incontra o la grigia e ripetitiva vita di Berna lo incastrerà ancora? (Amadeu de Prado: “Se siamo certi che non potremo mai raggiungere la compiutezza, improvvisamente non sapremo più come vivere il tempo che ci sta davanti”).

Molti pazienti che giungono all’osservazione clinica e non solo loro oscillano tra una libertà interdetta avvolta da sfiducia senza speranza e la costrizione di una vita disforicamente sopportata.

Le tracce della narrazione del film percorrono altri temi che riguardano le conseguenze delle scelte dei personaggi che hanno vissuto il periodo tumultuoso della resistenza narrato da Amadeu de Prado.  Gli strascichi del passato giungono fino al presente, legando a distanza di anni nuovamente le vite dei protagonisti segnate ancora da quegli accadimenti. Come dire dal passato non si sfugge. 

Nel racconto del film si ricompongono però le memorie e trovano spiegazione i fatti rimasti oscuri per lungo tempo, come spesso accade nel setting terapeutico, quando il paziente riesce a riannodare le esperienze passate integrandole in una narrazione unitaria e coerente.

 Spesso è il coraggio di prendere un treno, di rischiare, come sembra proporre il film, che può ridare significato e senso ad un’esistenza incolore e asfittica o perché segnata da episodi traumatici mai elaborati, o perché vissuta nell’ignavia e nella paura.

Le scelte passate e le conseguenze dolorose che ne sono derivate tracciano un filo che lega tutti insieme i personaggi di Treno di notte per Lisbona. 

La reciproca responsabilità (il senso di colpa ricorre frequentemente nei dialoghi tra i protagonisti), la fedeltà a una lotta ideale e ai sentimenti personali avvolgono la storia dello scrittore, della ragazza che tenta il suicidio, del boia di Lisbona che si scoprirà essere suo zio, dello zio dell’optometrista, torturato all’epoca dalla polizia segreta portoghese e ospite ormai di una casa di riposo, della sorella di de Prado, Adriana, del compagno di studi e di resistenza di Amadeu, George, legato sentimentalmente a Stefania che diventerà l’amante dell’amico e l’anello debole della resistenza da eliminare.

La memoria apre le ferite nel corpo e nell’anima dei protagonisti, presente e passato si sovrappongono in piani apparentemente inestricabili contrassegnati dal rimpianto e dal rimorso che intessono la trama dei legami relazionali (Amadeu de Prado: “Lasciamo sempre qualcosa di noi, quando ce ne andiamo da un posto: rimaniamo lì; anche una volta andati via e ci sono cose di noi che possiamo ritrovare solo tornando in quei luoghi. Viaggiamo in noi stessi quando andiamo in posti che hanno fatto da cornice alla nostra vita. Non importa quanto questi siano stati brevi e viaggiando dentro noi stessi, ci dobbiamo confrontare con la nostra solitudine. Ma tutto ciò che facciamo, non lo facciamo forse per paura della solitudine? Non è questo il motivo per cui rinunciamo a tutte le cose che rimpiangeremo alla fine della nostra vita? …”).

Ognuno dei protagonisti appeso al destino dell’altro e il destino dell’altro segnato dalle scelte di ciascuno con una memoria condivisa nella sofferenza personale e collettiva, una memoria che finisce per trasformarsi in presente, ma un presente meno doloroso quando, generato da una rielaborazione del passato, illumina le ombre e comprende l’esperienza riordinandola attraverso nuovi significati.

Indicazioni per l’utilizzo:

Utile con i pazienti per lavorare sulla consapevolezza, sul ruolo che gioca il caso (Amadeu: ” Il caso è il regista della vita”), l’agentività e la responsabilità personale nelle vicende della vita. 

Trailer:

 

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Rubrica Cinema & Psicoterapia 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

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Antonio Scarinci
Antonio Scarinci

Psicologo Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

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