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Le promesse e le trappole di un Approccio Transdiagnostico: Thomas Ehring – EABCT 2014

Congresso annuale EABCT 2014: Thomas Ehring concettualizza i casi clinici in pochi processi e costruisce interventi validati sui processi transdiagnostici

Di Gabriele Caselli

Pubblicato il 12 Set. 2014

 EABCT 2014 The Hague

Report dal congresso

 

 

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L’assemblaggio di tecniche evidence-based non è una terapia evidence-based.  

Una delle prime letture magistrali del congresso è affidata a Thomas Ehring, esperto di ruminazione e rimuginio o più in generale, come lui preferirebbe: pensiero negativo perseverativo.

Conosco personalmente Thomas da qualche anno, so che è della corrente dei processualisti transdiagnostici, coloro che hanno spostato l’attenzione dai contenuti cognitivi ai processi ma senza virare a protocolli di training squisitamente esperienziali della serie mindfulness-based interventions (MBI).

Mi stupisco di vederlo in questa posizione entro un congresso di Terapia cognitivo-comportamentale dove negli ultimi anni ha regnato il binomio tra terapia cognitiva classica e approcci basati su mindfulness. Anche lui sembra un po’ stupito all’inizio, pochi processualisti non sono stati messi all’angolo in anni recenti.

Però in breve si abitua, si prepara e apre un vaso di pandora che molti conoscono e di cui pochi parlano. La questione in sintesi è la seguente: (1) i pazienti presentano contemporaneamente un quadro variegato di sintomi, non sono così lineari come i manuali diagnostici vorrebbero farci credere, (2) questo porta il terapeuta a costruire percorsi individualizzati basati su assemblaggio a intuito di diverse tecniche cognitivo-comportamentali (un sistema modulare), (3) questa strategia è la più utilizzata ma anche la meno validata scientificamente e porta con sé il rischio dell’essere eclettici prima che scientifici, (4) per quanto comprensibile è una tattica che apre il divario tra scienza e pratica clinica e mina alcune basi del nostro lavoro come psicoterapeuti: l’assemblaggio di tecniche evidence-based non è una terapia evidence-based. 

Posto il problema si aprono le soluzioni. Potremmo spingere verso protocolli specifici e lottare contro la tendenza a una terapia individualizzata, ma non è una opzione in cui crede Thomas Ehring. La sua alternativa è cercare di semplificare la concettualizzazione dei casi clinici in pochi processi che sottendono molti sintomi e costruire interventi validati non tanto sulle diagnosi ma su processi transdiagnostici.

L’esempio cardine tra i processi transdiagnostici è il rimuginio. Nella prospettiva di Ehring il rimuginio potrebbe anche avere una componente adattiva, ma assume atteggiamento maladattivo se interagisce con altri aspetti: (1) credenze metacognitive su danno e incontrollabilità del rimuginio (Wells, 2009), (2) bias nell’attenzione selettiva su stimoli a valenza negativa, (3) tentativi di sopprimere il rimuginio con comportamenti disfunzionali (es. uso di alcool), (4) eccessiva astrattezza del rimuginio.

La concettualizzazione del problema è molto vicina alla Teoria Metacognitiva di Adrian Wells, ma Thomas cerca di rimanere attaccato alla terapia cognitivo-comportamentale classica. Lo fa in due modi. Innanzitutto attraverso implicazioni terapeutiche che richiamano la Rumination-focused CBT: (1) psicoeducazione su natura ed effetti del rimuginio, (2) uso dell’analisi funzionale per identificare stimoli attivatori e conseguenze rinforzanti del rimuginio, (3) uso di training cognitivi ed esperienziali per insegnare al paziente come spostarsi da una modalità di pensiero astratto a una più concreta.

E poi cerca di salvare i contenuti. Intervento su processi e su contenuti potrebbe avere diversa importanza per diversi pazienti e che sarebbe importante studiare come e in che misura può essere utile un approccio integrato.

Questo cenno nelle prospettive di ricerca futura però è ciò che lascia ai contenuti e agli schemi cognitivi. Un po’ poco, ma forse sufficiente per tenere un ponte tra vecchia e nuova generazione.

Anche lui sembra stupito.

 

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BIBLIOGRAFIA:

  • EABCT Congress Magazine 2014. DOWNLOAD
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Gabriele Caselli
Gabriele Caselli

Direttore scientifico Gruppo Studi Cognitivi, Professore di Psicologia Clinica presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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