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Il Cervello Empatico: la plenaria di Christian Keysers al Congresso SITCC 2014

Congresso SITCC 2014 - Neuroscienze: Sessione Plenaria del Prof. Keysers su Empatia, Neuroni Specchio e Psicopatia.

Di Chiara Manfredi

Pubblicato il 26 Set. 2014

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SITCC 2014 - Plenaria Keysers

Prof. Christian Keysers - Neuroscientist
Prof. Christian Keysers – Neuroscientist

Dopo il benvenuto del comitato organizzativo, la SITCC 2014 di Genova si apre con una plenaria del Prof. Keysers sull’empatia. Dopo un post-doc a Parma con il team del Prof. Rizzolatti, Keysers si è interessato delle basi neurali dell’empatia, con particolare interesse per quello che succede negli psicopatici e nelle persone affette da autismo.

Il relatore inizia la sua presentazione con un frammento di James Bond, evidenziando come vedere il protagonista terrorizzato da un ragno porti il pubblico a comprendere il suo vissuto emotivo: “noi in realtà vediamo solo i pixel che lampeggiano, ma riusciamo a percepire che lui è terrorizzato, anche se il terrore rimane dentro alla sua testa”.

E se abbiamo tutti chiaro ormai come gli studi con a capo proprio il Prof. Rizzolatti ci illustrino come vedere svolgere un’azione attivi in noi gli stessi neuroni che si attivano quando questa azione la eseguiamo noi, che ruolo può avere in questo sistema a specchio la componente sonora? Il sistema motorio si attiva solo se vediamo l’azione degli altri o anche se la sentiamo? Osservando le immagini fRMI sembra che anche solo ascoltare un’azione senza vederla (per esempio ascoltare qualcuno che fa gargarismi o che apre una lattina) porti a un’attivazione del sistema motorio corrispondente, anche se a un minor livello rispetto alla stimolazione visiva.

Quindi, da un punto di vista neurologico cosa succede? Quando vediamo l’azione degli altri attiviamo aree visive e uditive, poi regioni parietali e premotorie che ci permettono di replicare l’azione nel caso in cui volessimo farlo. Se una persona si immedesima molto, l’attivazione premotoria diventa così forte che passa nel corpo, arrivando anche a muovere le stesse parti che vediamo muoversi. Questo lo vediamo bene osservando per esempio tifosi sfegatati che guardano la finale di campionato della loro squadra, e che non riescono a trattenere il calcio di rigore che stanno osservando in TV.

In seguito, Keysers ha spiegato come non solo attiviamo la nostra azione guardando quelle degli altri, ma attiviamo anche le nostre sensazioni osservando le sensazioni degli altri. Per esempio, se vediamo qualcuno sollevare un oggetto riusciamo a capire più o meno quanto questo oggetto sia pesante valutando la fatica che questa persona sta facendo.

Ma l’empatia non è una cosa che c’è o non c’è.

È una caratteristica modulabile e modulata nelle diverse situazioni. A sostegno di ciò, Keysers e collaboratori hanno valutato l’attivazione neurale in un esperimento in cui prima di andare nella fRMI i partecipanti venivano sfidati da un’altra persona giocando soldi con un avversario sleale e con un avversario leale. In seguito, i partecipanti osservano dare un elettroshock all’avversario, e le immagini fRMI mostrano come mentre le femmine empatizzano di più se osservano soffrire il compagno leale ma attivano il sistema a specchio anche se osservano soffrire il compagno sleale (seppur in misura minore), i maschi che osservano il compagno sleale non attivano minimamente il sistema a specchio, e anzi attivano un poco la zona del piacere.

E per quanto riguarda la psicopatia?

Una delle teorie sulla psicopatia dice che gli psicopatici non hanno emozioni, e per questo non attivano regioni a specchio se vedono altri provare dolore. In realtà, dagli esperimenti di Keysers si osserva come gli psicopatici senza istruzioni non hanno alcuna attivazione delle regioni a specchio vedendo altri soffrire, mentre se vengono istruiti all’empatia hanno la stessa attivazione dei soggetti sani: non è vero che gli psicopatici non sanno provare empatia, è vero che non sono abituati a farlo.

Ovviamente questo ha importanti ricadute soprattutto nel recupero delle persone criminali, che a questo punto non sembrano avere un deficit di empatia, quanto piuttosto una minore propensione a essere empatici di default.

 

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SCRITTO DA
Chiara Manfredi
Chiara Manfredi

Teaching Instructor presso Sigmund Freud University Milano, Ricercatrice per Studi Cognitivi.

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