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A chi la racconti? Il rapporto dei bambini con le bugie e le mezze verità

I bambini, già dall'età prescolare, scelgono di affidarsi alle parole di chi in passato si è dimostrato fonte attendibile rispetto a chi ha detto una bugia.

Di Ilaria Cosimetti

Pubblicato il 14 Lug. 2014

 

 

Ecco un altro caso in cui la ricerca scientifica non fa altro che confermare ciò che abbiamo già avuto modo di sperimentare sulla nostra pelle: occultare la verità o parte di essa ad un bambino è più difficile che fargli leggere il biglietto di auguri prima di aprire il pacchetto.

Ho sempre assistito con trepidazione e orgoglio all’acquisizione delle varie tappe dello sviluppo dei miei figli, dai primi passi alla prima volta che hanno scritto il loro nome sul muro, ma quando è arrivato il giorno in cui ho capito che non si sarebbero più bevuti le mie bugie, non nego di essermi sentita privata di una grande comodità.

Mentire ad un bambino, ammettiamolo, ha i suoi lati positivi. Ci permette di interrompere quelle catene interminabili di perchè che ci condurrebbero verso l’inevitabile ammissione di ignoranza e ci dà l’illusione di poter proteggere i nostri figli dalle nefandezze di questo mondo.

Che bisogno c’è quindi che imparino tanto presto a riconoscere una menzogna?

La risposta risiede nel fatto che per un cucciolo d’uomo la conoscenza del mondo dipende dalla sua esplorazione ma, poichè questa è ancora limitata, soprattutto dalle informazioni che riceve dagli adulti. Ecco quindi che capire subito di chi potersi fidare diventa di fondamentale importanza per la crescita personale.

E’ infatti stato dimostrato che già in età prescolare i bambini, in presenza di informazioni contrastanti, scelgono di affidarsi alle parole di chi in passato si è dimostrato fonte attendibile rispetto a chi invece ha detto loro una bugia. Benchè i bambini tendano in generale a fidarsi maggiormente di persone note, dopo i 3 anni il grado di fiducia inizia infatti a dipendere anche dall’attendibilità dimostrata dalle fonti in occasioni precedenti.

Se vogliamo quindi essere scelti come guida dai nostri figli, dobbiamo cercare di essere credibili, riducendo ai limiti della nostra sopravvivenza le occasioni in cui cerchiamo di far credere loro il falso.

E chi di voi sta già pensando di ripiegare sulle mezze verità per non rinunciare agli effetti benefici dell’occultamento del vero, dovrebbe astenersi dal farlo, secondo i risultati di un’altra ricerca. Omettere una parte di verità o non fornire tutte le informazioni necessarie a compiere le giuste inferenze, ci rende persone comunque poco attendibili agli occhi dei bambini e li costringe ad incrementare la loro attività esplorativa alla ricerca dei dati mancanti.

Ora che ci penso però quest’ultimo aspetto potrebbe essere considerato in termini positivi e giustificare qualche piccola bugia per buona pace di chi come me fatica a rinunciarvi.

Chi l’ha detto infatti che non sia buona cosa che i bambini imparino che possono fidarsi soprattutto di loro stessi nella scopertà delle verità della vita?

 

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