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Uno sguardo verso l’alto di Marco Calamai – Recensione

Un libro che spiega come il basket possa diventare uno sport riabilitativo, di conoscenza del proprio corpo e di relazione con l'altro per ragazzi speciali.

Di Gaspare Palmieri

Pubblicato il 19 Giu. 2014

uno sguardo verso l'alto di Marco CalamaiCome osserva acutamente Emma Lamacchia in un capitolo introduttivo, per i ragazzi speciali, portatori di handicap, la palla sostituisce la parola, quindi fare un passaggio a un compagno assume una valenza comunicativa.

Da eterno appassionato di basket, soprattutto da playground, la mia attenzione non poteva non essere rapita da questo libro scritto da Marco Calamai, già allenatore professionista di pallacanestro e insegnante, che ha messo a disposizione per dodici anni la propria competenza professionale nella creazione di una squadra di atleti speciali. L’esperienza del basket riabilitativo si svolge presso il Centro di Terapia Integrata per l’Infanzia La Lucciola di Modena, diretto dalla neuropsichiatra infantile Emma La macchia, che da anni cura bambini affetti da gravi patologie o portatori di handicap (autismo, paralisi cerebrale infantile, psicosi, sindromi genetiche, etc.). Il centro è caratterizzato da una modalità terapeutica in cui le tecniche di cura non si presentano nella loro veste tradizionale, magari con accezioni correttive o solo educative, ma sono decodificate in esperienze reali di vita. Alcuni anni fa, ad esempio, La Lucciola ha aperto un ristorante (La lanterna di Diogene), dove i ragazzi servono ai tavoli o lavorano in cucina e dove tra l’altro si mangia molto bene (parola di modenese…). E’ in questo ambiente terapeutico innovativo e illuminato che nasce l’esperienza di Calamai, che all’inizio non aveva alcuna esperienza di handicap o disabilità, ma che sicuramente era dotato del carisma, della sensibilità e dell’autorevolezza necessari per gestire gruppi di giganti normodotati di serie A, quindi sicuramente più allenatore che psicologo. Nel libro emerge come questa “competenza incompetente” gli sia stata di aiuto in quanto lo liberava dai pregiudizi nei confronti dei presunti limiti dei suoi atleti speciali, che attraverso il basket sono riusciti a portare lo sguardo sempre più in alto. La pallacanestro è infatti uno sport dove lo sguardo e l’obiettivo sono posti in alto, al canestro appunto e questo può simbolicamente rappresentare un anelito alla crescita, al miglioramento, al superamento della condanna di certi limiti. Si tratta inoltre uno sport particolarmente “accogliente”, dove sullo stesso campo puoi trovare stangoni di due metri e piccoletti di un metro e sessanta, che possono trovare comunque un ruolo nel gioco, che come ci ricorda Winnicott, rimane un’esperienza fondamentale per la crescita.

Inizialmente la protagonista assoluta del lavoro di Calamai è stata la palla a spicchi, questo oggetto magico, che nel basket riabilitativo diventa uno strumento di autoconoscenza del proprio corpo e di messa in relazione con l’altro. Come osserva acutamente Emma Lamacchia in un capitolo introduttivo, per i ragazzi speciali, portatori di handicap, la palla sostituisce la parola, quindi fare un passaggio a un compagno assume una valenza comunicativa. Ho trovato straordinaria questa riflessione, nella sua semplicità disarmante, che può sicuramente essere estesa alla riabilitazione psichiatrica con i pazienti adulti. Negli anni Calamai scopre le risorse uniche dei suoi atleti speciali osservando ad esempio come i ragazzi affetti dalla sindrome di Down siano spesso dotati di una volontà ferrea, quelli affetti da psicosi spesso da un’inesauribile vitalità fisica. La storia di Calamai e dei suoi ragazzi speciali a tratti ricorda un po’ una favola a lieto fine. Partito con i primi allenamenti in una stalla di una delle sedi de La Lucciola, il progetto basket e disabilità è cresciuto di anno in anno fino alla creazione di una squadra mista di normodotati e atleti disabili che partecipa a campionati nazionali, con i colori della storica società bolognese Fortitudo Basket, fornendo un’esempio stupendo di integrazione. Nel libro vengono descritti dettagliatamente gli esercizi che costituiscono gli allenamenti degli atleti speciali, anche a seconda della patologia presentata, e vengono forniti tanti consigli utilissimi nella formazione e gestione delle squadre miste. La Lucciola e Calamai hanno fatto scuola, visto che nel libro viene raccontata la nascita di special team in altre realtà (Pavia, Rimini), ispirati dall’ esperienza bolognese. Sono inoltre presenti interessanti commenti al progetto da parte di allenatori professionisti (Messina, Recalcati), di operatori che si occupano di disabilità e di genitori e ragazzi, che raccontano i grandi benefici ricevuti dall’attività baskettara. Completa l’opera il DVD in allegato “La voglia di osare“, di Lucrezia Argentiero, un documentario sul lavoro di Calamai e dei suoi ragazzi, che lascia a bocca aperta. E con lo sguardo verso l’alto.

ARTICOLO CONSIGLIATO:

Psicologia dello sport: L’importanza dell’ambiente sportivo per lo sviluppo psicologico

BIBLIOGRAFIA:

  • Calamai, M. (2008). Uno sguardo verso l’alto. Un progetto di pallacanestro sperimentale con ragazzi disabili. Franco Angeli Editore, Milano.   ACQUISTA ONLINE 
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