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Decontestualizzare la sfera emotiva dal ricordo: una strategia di regolazione emotiva

L’impatto emotivo causato dal ricordo di un evento del passato può essere ridotto spostando l’attenzione sugli elementi contestuali del ricordo - Psicologia

Di Andrea Ferrari

Pubblicato il 26 Mag. 2014

 

 

 

regolazione emotiva - Immagine: © lassedesignen - Fotolia.comIl ricordo è un traditore che ferisce alle spalle.

Nella memoria emotiva autobiografica sono immagazzinate le nostre emozioni riguardanti eventi di vita particolarmente significativi: ad esempio la nascita di un figlio, la vincita di un premio ad una competizione sportiva, o la bocciatura a un esame. Questo tipo di memoria gioca un ruolo importante nella costruzione dell’identità, nonché nella pianificazione di comportamenti, progetti, decisioni.

Tuttavia, il ricordo delle emozioni provate durante un’esperienza di vita negativa (quanto ci siamo sentiti tristi, spaventati, imbarazzati…) può indurre stati di stress emotivo, specialmente quando non si riesce più a smettere di ripensarci e il ricordo si traduce in ruminazione (Nolen-Hoeksema et al., 2008). Effettivamente, un’eccessiva focalizzazione sul ricordo delle emozioni sperimentate durante un evento di vita stressante, è associata a un maggior rischio d’insorgenza di disturbi psichiatrici, quali la depressione maggiore, o il disturbo post-traumatico da stress (Brewin et al., 1999; Rubin et al., 2008), entrambi caratterizzati da deficit nella Regolazione Emotiva. Quest’ultima può essere definita come la capacità individuale di regolare le proprie emozioni, sia positive che negative, attenuandole, intensificandole o semplicemente mantenendole (Gross, 2008). Il concetto di Regolazione Emotiva ha stimolato molte ricerche, poiché si ritiene che una buona capacità di adattarsi a eventi emozionalmente intensi abbia importanti ricadute, sia sulla salute fisica sia sulla salute mentale. Lo studio della Regolazione Emotiva è inoltre mirato al perfezionamento dei trattamenti psicoterapeutici dei disturbi affettivi (Gross, ibidem).

Un team di ricercatori afferenti all’università dell’Alberta e al Beckman Institute dell’Università dell’Illinois ha indagato i meccanismi neurali e comportamentali che avvengono durante il recupero di eventi autobiografici: secondo gli Autori (Denkova, Dolcos & Dolcos, 2014) l’impatto emotivo causato dal ricordo di un evento del passato può essere ridotto spostando l’attenzione sugli elementi contestuali del ricordo (una persona presente nella scena, il tempo atmosferico, o qualsiasi altro dettaglio non emotivo). Una volta che l’attenzione sarà rivolta su altri dettagli dell’evento, e continuerà a vagare su di essi, la concentrazione sul contenuto emozionale negativo sarà ridotta.

Questa semplice strategia sembrerebbe configurarsi come un’alternativa promettente ad altre strategie di regolazione emotiva, come la soppressione o il reappraisal.

La soppressione emotiva può essere metaforicamente immaginata come “imbottigliare un’emozione”, tentare di inscatolarla e metterla da parte: questa strategia, secondo gli Autori, può essere vantaggiosa nel breve termine, ma a lungo rischia di accrescere stati di ansia o depressione, configurandosi come una forma di evitamento. Il reappraisal consiste invece nel cercare una chiave di lettura alternativa agli eventi, cercando ad esempio di “vedere il bicchiere come mezzo pieno”, e non come mezzo vuoto.

Tuttavia il reappraisal, per quanto efficace, sembra essere una strategia molto più faticosa e richiede maggiori risorse cognitive rispetto alla focalizzazione sugli elementi contestuali.

Quest’ultima sembra non solo essere efficace nel breve-termine, ma potrebbe avere la capacità di ridurre il carico emozionale negativo qualora fosse ripetutamente esercitata; inoltre, la strategia potrebbe essere altrettanto efficace se impiegata con l’obiettivo di incrementare l’impatto positivo di ricordi piacevoli e gratificanti.

Allo studio di Denkova e coll. (2014) hanno partecipato 18 soggetti, ai quali è stato inizialmente richiesto di individuare e condividere un certo numero di ricordi, caratterizzati da una forte valenza emotiva, sia in negativo sia in positivo. Trascorse alcune settimane, i soggetti sono stati ricontattati e sottoposti a un esame di fRMI (Risonanza Magnetica Funzionale). Durante l’esame gli sperimentatori hanno chiesto ai soggetti di focalizzare l’attenzione sulle caratteristiche emotive o contestuali del ricordo, per poi stimolare la rievocazione di ricordi mediante la proposizione di diversi indizi. Ad esempio, se l’indizio consisteva nel richiamare il ricordo del funerale di un caro amico, il contenuto emotivo poteva riguardare sentimenti di pena, afflizione, mentre il contenuto contestuale poteva riguardare l’abito che si era indossato, le persone presenti, o altro.

I risultati prodotti dalle scansioni fRMI indicano che la focalizzazione sul contesto è associata a un’attivazione della corteccia prefrontale ventro-mediale (un’area cerebrale che influisce sulla Regolazione Emotiva), e parallelamente a una riduzione nell’attività dell’amigdala (un’area cerebrale responsabile dell’attivazione emozionale).

Gli Autori ipotizzano infine la messa a punto di nuove ricerche su questa strategia, che potrebbero riguardare una valutazione dell’efficacia in uno studio longitudinale, valutandone l’efficacia in un orizzonte temporale di medio – lungo termine, nonché all’applicazione su popolazioni cliniche, quali soggetti con disturbi d’ansia o di depressione, valutandone le ricadute sulla sintomatologia emotiva.

 

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BIBLIOGRAFIA:

 

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Andrea Ferrari
Andrea Ferrari

Psicologo Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale

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