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Terapia Metacognitiva: Adrian Wells al Congresso Nazionale di Rimini

Il primo congresso nazionale sulla Metacognizione si è concluso con la lettura magistrale di Adrian Wells, noto autore della Terapia Metacognitiva (MCT).

Di Francesca Martino

Pubblicato il 07 Ott. 2013

DETTAGLI EVENTO: Metacognizione e Intervento Clinico – Congresso Nazionale – Rimini 2013

Congresso nazionale Rimini 2013 Metacognizione e intervento clinico Il primo congresso nazionale sulla Metacognizione, dedicato al confronto tra i diversi modelli teorici che trattano l’argomento, si è concluso con la lettura magistrale di Adrian Wells, noto autore della Terapia Metacognitiva (MCT).

L’intervento ha anticipato i contenuti delle due giornate successive, interamente dedicate al workshop sul suo modello (Wells, 2011).

Adrian Wells ha aperto il workshop con il concetto di “disturbo” secondo la MCT.

La nostra mente produce in maniera automatica circa 3.000 pensieri al giorno, di qualsiasi natura. Un pensiero arriva spontaneamente e va via velocemente, lasciando spazio in maniera naturale a quello successivo.. e così il susseguirsi di pensieri dà vita ad un flusso di coscienza armonico e sano

Patologia”, è quando l’attenzione si blocca su uno di questi pensieri e arresta il “flusso”, dirigendo tutte le energie solo su uno di questi, dal quale poi originano una serie di interrogativi finalizzati ad un’indagine accorta e minuziosa di quel pensiero “minaccioso”.

E a questo punto il Prof. Wells introduce la definizione di Sindrome Cognitivo-Attentiva (CAS), responsabile dello sviluppo di disturbi di natura psicologica.

La CAS è costituita da:

1-         Orientamento dell’attenzione verso stimoli minacciosi (pensiero negativo e elementi dell’ambiente che confermano quel pensiero)

2-         Sensazione soggettiva di perdita di controllo e altre convinzioni positive e/o negative sul proprio funzionamento cognitivo

3-         Strategie di coping cognitive e comportamentali in risposta al pensiero negativo (rimuginio, ruminazione, soppressione dei pensieri …)

Iniziano i filmati e le esercitazioni sulle tecniche del colloquio del terapeuta MCT a confronto con quello CBT.  Il Professore  consegna una vignetta: il paziente fobico sociale con il pensiero negativo “Sono Noioso”.  I terapeuti si confrontano in role-playing e le differenze tra le 2 tecniche sono subito visibili:

 

Per il terapeuta MCT il contenuto del pensiero non è importante, non lo indaga cercando di disconfermarlo, ma invita il paziente a concentrarsi sul suo stile di pensiero, sulla sua utilità e sui suoi svantaggi. Addirittura in alcuni casi, continuare a rimanere concentrati in seduta sull’evento problematico, sul pensiero “minaccioso” potrebbe essere controproducente in ottica MCT perché potrebbe continuare a favorire i contenuti emotivi negativi indotti da quei pensieri, invece di ridurli insegnando al paziente modalità più funzionali.

A questo punto il Prof. Wells introduce le tecniche di intervento della MCT che sono sostanzialmente di 2 tipi:

1-         Esperienziali, finalizzate a far esperire direttamente al paziente nuove forme di pensiero più funzionali. Tra queste vediamo il Training Attentivo, la Detached Mindfullness, le Associazioni Libere

2-        Basate sulle informazioni, finalizzate alla modifica delle credenze metacognitive positive e negative che rinforzano e regolano l’utilizzo di stili di pensiero maladattivi.

Il workshop si conclude con la presentazione dei dati di efficacia del modello, ad oggi studiato su diversi disturbi di Asse I, ma il Prof. Wells sembra molto ottimista rispetto ad ampliarlo anche per quelli di Asse II.  Per il momento non aggiunge dettagli e non presenta dati a riguardo, ma ci informa di un trial clinico in corso in Norvegia, condotto su pazienti Borderline (Nordahl et al. 2013).

Il modello di Wells sembra convincente e ben studiato, ma un quesito rimane inesplorato. Perché il paziente sceglie proprio 1 di quei 3.000 pensieri che scorrono nella nostra mente? Perché l’attenzione si arresta su uno di quelli e la CAS si sviluppa proprio intorno a quello? Lo stile di pensiero disfunzionale del paziente è riferito solo ad un pensiero negativo (che lui stesso sceglie) mentre gli altri invece passano in maniera neutra..

Per il terapeuta MCT capire il significato che il paziente attribuisce a quel pensiero non sembra essere utile.

L’aula ascolta attenta, ma un po’ dubbiosa. Tanti chiarimenti vengono richiesti e la difficoltà maggiore dei terapeuti sembra proprio quella di cambiare lo stile di ragionamento che si ha in seduta con il paziente. Non si indagano più i contenuti dei pensieri, ma ci si concentra sulla forma del pensiero, promuovendo il cambiamento non attraverso l’insegnamento di un’abilità deficitaria, ma attraverso l’esperienza di nuovi stili di pensiero più funzionali.

Il cambiamento di prospettiva non sembra semplice neanche per i terapeuti più esperti…

Insomma sembra quasi che un training attentivo che ci alleni a spostare l’attenzione dai contenuti dei pensieri del paziente al suo stile di pensiero serva anche a noi terapeuti ancora “troppo” focalizzati sui significati!

Salutiamo Adrian Wells che con fermezza e rigore ha risposto instancabilmente ai molteplici, e a tratti un po’ provocatori, commenti dell’uditorio italiano.

 LEGGI ANCHE:

METACOGNIZIONE E INTERVENTO CLINICO – CONGRESSO NAZIONALE RIMINI 2013

METACOGNIZIONE – TERAPIA METACOGNITIVA – COLLOQUIO PSICOLOGICO – CREDENZE – BELIEFS

ARTICOLO CONSIGLIATO:

LE MOLTE ANIME DELLA METACOGNIZIONE: REPORT DAL CONGRESSO NAZIONALE DI RIMINI

 

 

BIBLIOGRAFIA:

  • Nordahl HM. (2013) Principles and effects of metacognitive therapy in patients with borderline personality disorders. Second International conference of metacognitive therapy – Manchester 2013, April 24-26
  • Wells A. (2011) Terapia Metacognitiva dei disturbi d’Ansia e della Depressione. Ed. it. a cura di: Gabriele Melli. 2012 Eclipsi Editore
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Francesca Martino
Francesca Martino

PSICOTERAPEUTA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE Codidatta Studi Cognitivi Milano

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