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E’ più facile guarire un bambino felice

Come in ospedale c’è un personale che si occupa della malattia, deve esserci anche un personale che si occupa della parte sana del bambino.

Di Cristina Fratini

Pubblicato il 14 Ott. 2013

Aggiornato il 14 Apr. 2014 10:42

 

 

 

E' più facile guarire un bambino felice . - Immagine: © Viorel Sima - Fotolia.comCome in ospedale c’è un personale che si occupa della malattia, deve esserci anche un personale che si occupa della parte sana del bambino. Ecco allora che, affianco a medici, infermieri e psicologici, la presenza di figure con ruolo ludico come il dottore clown, diventa di fondamentale importanza.

Ridere è un’attività che travolge meccanismi mentali, sblocca sistemi neurovegetativi, offre sponde al cognitivo, lubrifica la relazione sociale, diviene sistema pedagogico: fa scintillare la vita che è in noi (Fioravanti e Spina, 2006).

La ricerca ha dimostrato i diversi effetti benefici della risata: incrementa la secrezione di sostanze chimiche naturali, catecolamine ed endorfine che migliorano il senso di benessere generale (Adams, 1999); aumenta a livello cerebrale l’attività elettrochimica, con conseguente maggiore reattività, creatività e acutezza mentale, grazie alla produzione di beta endorfine responsabili dell’innalzamento della soglia della percezione del dolore (Fioravanti e Spina, 2006); diminuisce la secrezione di cortisolo e abbassa il tasso di sedimentazione, migliorando la risposta immunitaria; purifica le vie respiratorie superiori; provoca una ginnastica addominale che ha effetti profondi sull’apparato digerente; diminuisce l’insonnia, poiché le tensioni interne diminuiscono; è un antidoto allo stress. In sintesi l’humour costituisce il fondamento di una buona salute mentale (Adams, 1999).

I pericoli che possono sorgere, come conseguenza del trauma emotivo che accompagna l’ospedalizzazione in età evolutiva, sono resi noti ormai da tempo ma ancora oggi sono pochi gli ospedali pediatrici italiani che si occupano seriamente di questa questione (Capurso, 2001). Ogni piccolo paziente che entra in ospedale porta con sé, non solo la sua malattia ma anche il suo “essere bambino”, che è indissolubilmente collegato a una parte sana, ricca di potenzialità, di attitudini, di competenze. Come in ospedale c’è un personale che si occupa della malattia, deve esserci anche un personale che si occupa della parte sana del bambino. Ecco allora che, affianco a medici, infermieri e psicologici, la presenza di figure con ruolo ludico come il dottore clown, diventa di fondamentale importanza.

Il gioco è la via principale per aiutare il bambino ad affrontare situazioni dolorose, gran parte della salute mentale del bambino dipende dalla possibilità di giocare perchè contribuisce a ridurre lo stress emotivo, favorisce la comprensione di quanto succede e sviluppa nel piccolo la capacità di superare la difficile prova dell’ospedalizzazione. Giocare è bello e un ospedale dove si gioca non può essere un posto brutto (Capurso, 2001).

I dottori clown non fanno diagnosi e non compilano cartelle cliniche, loro offrono una sorta di ricette che non si applicano alla parte malata del paziente ma a ciò che in lui è in buona salute. Essere un dottore clown vuol dire essere amore puro in azione, coinvolgere l’altro nella risata, donarsi incondizionatamente. Per fare ciò si usano armi tutte particolari: meraviglia, curiosità, creatività, spontaneità, servizio e strategie d’amore (Adams, 1999), con l’unico scopo di rendere più serena la vita dei piccoli pazienti ricoverati, per non far spegnere in loro il sorriso, l’entusiasmo, la gioia di vivere (Simonds e Warren, 2003).

Il dottore clown entra nella stanza del bambino in punta di piedi, la sua è una presenza non ingombrante, diventa partecipe della consapevolezza che il bambino ha della sua malattia. Egli è soltanto uno strumento che accoglie il dolore del bambino, lo comprende, lo trasforma e lo restituisce in una forma a lui più adatta.

Una conferma dell’importanza della presenza di tale figura in un ospedale pediatrico è venuta da uno studio condotto nel 2009 all’interno dell’ospedale G. Salesi di Ancona con l’ipotesi iniziale che la presenza di una figura ludica, come quella del dottore clown, diminuisca la frequenza di comportamenti di disagio nei bambini che entrano in contatto con la realtà ospedaliera.

Lo studio, che ha riguardato 40 bambini ospedalizzati di età compresa tra 2 e 10 anni, si è basato sulla rilevazione della frequenza di comportamenti, assunti come indicatori di disagio da parte del bambino, attraverso la somministrazione di uno schema di codifica, elaborato e validato, a partire dalle osservazioni condotte nei reparti.

La rilevazione della presenza o assenza di questi comportamenti è avvenuta prima nel gruppo sperimentale, formato da bambini che hanno preso parte durante l’ospedalizzazione alle attività con il dottore clown, e poi nel gruppo di controllo, formato da bambini che non hanno preso parte alle attività.

I risultati ottenuti hanno mostrato una notevole differenza tra i due gruppi che va a confermare l’ipotesi iniziale: l’interazione con il dottore clown in un ospedale pediatrico aiuta i piccoli pazienti ad affrontare un’esperienza dolorosa e stressante e diminuisce significativamente la comparsa di comportamenti di disagio da parte loro.

Sembra impossibile pensare a una reale unione di due elementi così contrapposti: da una parte il gioco, il riso, il divertimento e dall’altra parte la sofferenza, il dolore fisico e psichico, ma ciò è possibile e i dottori clown fanno di questa unione il principio della loro vita. È sulla base dell’unicità di questa relazione tra dottore clown e persona che l’ospedale può diventare un posto migliore e si può iniziare a utilizzare gli effetti benefici che una risata può apportare.

Dopotutto, é più facile guarire un bambino felice (Simonds e Warren, 2003).

 

 LEGGI ANCHE:

BAMBINI – DOLORE – TRAUMA – ESPERIENZE TRAUMATICHE

TRATTARE L’ANSIA INFANTILE CON IL COMPUTER SI PUO’

 

BIBLIOGRAFIA:

 

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Cristina Fratini
Cristina Fratini

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale.Specializzata in Psicologia dell’Età Evolutiva. Perfezionata in Psicologia Forense.

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