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Le nuove tecnologie possono supportare la comunicazione di persone autistiche? – Parte 1

Comunicare può sembrare una questione banale, ma per una persona autistica non è così. Le nuove tecnologie informatiche vanno incontro ai loro bisogni

Di Chiara Cognetta, Antonio Ascolese

Pubblicato il 16 Lug. 2013

Aggiornato il 11 Ott. 2019 14:49

 

Nuove tecnologie per l'autismo . - Immagine: ©Maksym Yemelyanov Fotolia.comSe comunicare può sembrare una questione banale, in cui è naturale sentirsi padroni della situazione ed essere in grado di stabilire come andranno i rapporti con il nostro interlocutore, per una persona autistica non è così, a causa della difficoltà nell’entrare in contatto con gli altri. Tra gli strumenti in grado di andare incontro ai bisogni di prevedibilità, concretezza e stabilità, stanno riscontrando risultati positivi e una sempre maggiore diffusione le tecnologie informatiche.

I Disturbi dello Spettro Autistico sono considerati disturbi neuropsichiatrici con un’ampia varietà di espressioni cliniche e comportamentali, risultato di disfunzioni multifattoriali dello sviluppo del sistema nervoso centrale.

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Secondo Lorna Wing, il disturbo autistico e le sue forme condividono tutte quelle alterazioni sintetizzate nella cosiddetta “Triade di Wing”: socializzazione, comunicazione e immaginazione. Questi tre aspetti influiscono sulle principali aree dello sviluppo della persona.

Alterazioni nello sviluppo dell’interazione sociale. Le persone con autismo spesso si isolano, mostrando un’apparente mancanza d’interesse e una scarsa capacità di relazionarsi con gli altri, fino ad avere serie difficoltà nello stabilire e mantenere relazioni sociali.

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Alterazioni nella comunicazione verbale e non verbale. Si tratta di persone che, manifestando difficoltà nella produzione del linguaggio, hanno bisogno di supporto per comunicare. Possono essere presenti gravi alterazioni nella comunicazione (ecolalia, inversione pronominale, problemi semantici, etc.) che rendono impossibile l’uso strumentale e funzionale del linguaggio verbale.

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Repertorio limitato d’interessi e comportamenti. Secondo Baron-Cohen, la difficoltà nell’attribuire un significato alla realtà può portare a reazioni impreviste, eccessive e incoerenti di fronte a stimoli nuovi, sconosciuti o che non siano in grado di essere appresi attraverso l’immaginazione, l’imitazione o l’osservazione. Nella maggior parte dei casi, la presenza di disabilità intellettuale, pur non caratterizzando l’autismo di per sé, può aggravare alcune situazioni.

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Queste alterazioni comportano un deficit di coerenza centrale, che sta alla base delle difficoltà di sintesi e integrazione dell’informazione. Si tratta di una difficoltà di generalizzazione, imprescindibile dai processi di percezione e attenzione, che conduce a un’incapacità di cogliere il tutto, costringendo l’autistico ad avere una percezione frammentata della realtà. Per questo motivo la persona autistica, pur possedendo buone capacità visuo-spaziali, ha bisogno di ripetere più volte un esercizio, prima di riuscire a considerarlo come un’unità coerente e non frammentata. Inoltre, le problematiche legate alle funzioni esecutive, comportano difficoltà nella pianificazione degli obiettivi e nel controllo degli impulsi che si traducono nell’inabilità a formulare piani d’azione, difficoltà a risolvere problemi e a inibire impulsi, a considerare più possibilità all’interno di una cornice di riferimento.

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In altre parole, all’interno dello spettro autistico, le persone non sono in grado di adottare una modalità flessibile di pensare, di monitorare e programmare pensiero e azione. L’organizzazione e la percezione dell’esperienza sono ostacolate dal disturbo neuropsicologico di base, che non permetterebbe di concepire l’esperienza e il flusso di informazioni come coerenti, strutturati e orientati a uno scopo.

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Se comunicare può sembrare una questione banale, in cui è naturale sentirsi padroni della situazione ed essere in grado di stabilire come andranno i rapporti con il nostro interlocutore, per una persona autistica non è così, a causa della difficoltà nell’entrare in contatto con gli altri. Tra gli strumenti in grado di andare incontro ai bisogni di prevedibilità, concretezza e stabilità, stanno riscontrando risultati positivi e una sempre maggiore diffusione le tecnologie informatiche.

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Nell’ultimo periodo, le nuove tecnologie sono diventate sempre più diffuse nell’ambito dell’apprendimento.

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Il loro uso si è fatto massiccio anche tra persone con sindrome dello spettro autistico. Questi strumenti, infatti, si caratterizzano per alcuni aspetti peculiari che li rendono adatti a questo tipo di utente. In particolare, gli elementi che facilitano l’utilizzo delle nuove tecnologie tra gli autistici sono: l’uso prevalente del canale visuo-spaziale, l’uso di un linguaggio strutturato, prevedibile e privo di elementi emotivi e, infine, la possibilità di adattare lo strumento all’utente.

Il canale comunicativo visuo-spaziale va incontro a un bisogno sensoriale del target autistico, dovuto al deficit di coerenza centrale: sembrerebbe, infatti, che sia il canale visivo quello utilizzato prevalentemente dalle persone autistiche, che lo privilegiano, rispetto a quello uditivo, durante l’apprendimento.

Il linguaggio informatico risponde al deficit della teoria della mente. Si tratta infatti di un linguaggio strutturato e, per questo, prevedibile. La sua chiarezza è legata anche alla mancanza di elementi emotivi o sottointesi, che possano interferire con la comprensione da parte di persone autistiche.

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 Infine, l’adattabilità delle nuove tecnologie passa attraverso diverse modalità di personalizzazione. A partire dall’hardware, che può variare in base alle capacità motorie, percettive e cognitive dell’utente, ad esempio attraverso l’adozione di tastiere facilitate, emulatori di mouse o l’uso del touch screen. Anche la personalizzazione dello schermo è importante: il contrasto delle immagini, la chiarezza dei caratteri utilizzati e le dimensioni, possono facilitare notevolmente l’utilizzo dello strumento da parte degli utenti autistici. Le schermate devono essere sempre molto semplici, con una riduzione dei particolari per favorire la comprensione.

Tutte queste caratteristiche contribuiscono al rafforzamento della motivazione e dell’interesse degli utenti. Infatti, le nuove tecnologie, avvicinandosi al linguaggio e al funzionamento cognitivo tipici dell’autismo, sono in grado di agevolare i processi attentivi e di rafforzare l’autostima e l’autoefficacia, attraverso l’uso costante di feedback che funzionano da rinforzo. Inoltre, le nuove tecnologie offrono un ambiente protetto, in cui l’ansia da prestazione e da esposizione è ridotta al minimo e comunque più facilmente controllabile. Le funzioni esecutive e, più in generale, il benessere psicologico degli individui ne trarrebbe notevoli vantaggi.

La prossima settimana presenteremo alcuni esempi applicativi e progetti relativi a questa tematica.

 

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