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Allenarsi alla Compassione? E’ possibile

La compassione sembra essere qualcosa che può essere migliorato con l'allenamento e la pratica. Gli adulti possono essere addestrati alla compassione.

Di Serena Mancioppi

Pubblicato il 06 Giu. 2013

FLASH NEWS

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

La compassione sembra essere qualcosa che può essere migliorato con l’allenamento e la pratica. Gli adulti possono essere addestrati alla compassione.

Fino ad oggi poco si sa, in termini scientifici, circa il potenziale umano di coltivare la compassione – lo stato emotivo per cui siamo spinti a prenderci cura altruisticamente di chi soffre o è in una condizione svantaggiata.

Un nuovo studio condotto dai ricercatori del Waisman Center della University of Wisconsin-Madison mostra che gli adulti possono essere addestrati alla compassione.
Nello studio, i ricercatori hanno addestrato un gruppo di giovani adulti alla meditazione compassionevole, un’antica tecnica buddhista per accrescere il senso di accudimento per le persone che soffrono.

La compassione da cosa è determinata?. - Immagine: © DAN - Fotolia.com
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Durante la meditazione hanno immaginato un momento in cui qualcuno ha sofferto e poi meditato desiderando che la sua sofferenza venisse alleviata. Hanno ripetuto frasi per aiutarsi a concentrarsi sulla compassione come “Che tu possa essere libero dalla sofferenza. Che tu possa avere la gioia e la semplicità“.

Inizialmente la meditazione si focalizzava su una persona cara (un amico o un familiare) per la quale fosse più semplice provare compassione. Poi, praticavano la compassione per se stessi e infine per un estraneo. in ultimo, veniva loro chiesto di praticare la meditazione compassionevole per qualcuno che consideravano una “persona difficile” con la quale avevano una relazione conflittuale.

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È una specie di allenamento con i pesi“, dice Weng, “Usando questo approccio sistematico, abbiamo scoperto che le persone possono effettivamente costruire la loro muscolatura compassionevole e rispondere alle sofferenze altrui, con la cura e il desiderio di aiutare.”
la formazione alla compassione è stata confrontata con un gruppo di controllo che ha imparato la rivalutazione cognitiva, una tecnica in cui le persone imparano a riformulare i loro pensieri per sentirsi meglio.

Entrambi i gruppi hanno ascoltato le istruzioni audio per 30 minuti al giorno per due settimane. se l’addestramento aveva funzionato i partecipanti all’esperimento avrebbero dovuto mostrare maggiore altruismo nei confronti di persone sconosciute.
La ricerca ha testato questo chiedendo ai partecipanti di giocare un gioco in cui hanno avuto la possibilità di spendere il proprio denaro per aiutare qualcuno che ne aveva bisogno.

Ciascuno ha giocato on-line con due giocatori anonimi, il “Dittatore” e la “vittima”. Il dittatore condivide con la vittima una quantità di denaro ingiusta; i partecipanti dovevano poi decidere quanto spendere del proprio denaro per pareggiare la divisione ingiusta e ridistribuire i fondi dal dittatore alla vittima.
Abbiamo scoperto che le persone addestrate alla compassione erano più propense a spendere il proprio denaro altruisticamente per aiutare qualcuno che è stato trattato ingiustamente rispetto a quelli che erano stati addestrati alla rivalutazione cognitiva“, ha detto Weng.

Per verificare se le risposte altruistiche si riflettevano in cambiamenti a livello cerebrale i ricercatori hanno usato la risonanza magnetica funzionale (fMRI), prima e dopo l’allenamento alla compassione. Durante la risonanza, i partecipanti hanno visualizzato immagini in cui era rappresentata la sofferenze umana, e hanno utilizzato le abilità di compassione apprese. Il gruppo di controllo è stato esposto alle stesse immagini, verso le quali ha utilizzato la rivalutazione cognitiva.
I risultati hanno mostrato che le persone più altruiste, dopo la formazione alla compassione, sono state quelle che hanno mostrato il maggior numero di cambiamenti a livello cerebrale durante la visualizzazione della sofferenza umana. L’attività nella corteccia parietale inferiore, una regione coinvolta nell’ empatia, è risultata aumentata.

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La formazione alla compassione ha generato anche una maggiore attività nella corteccia prefrontale dorsolaterale e nelll’attività di comunicazione con il nucleo accumbens, le regioni cerebrali coinvolte nella regolazione delle emozioni e nelle emozioni positive.

La compassione dunque sembra essere qualcosa che può essere migliorato con l’allenamento e la pratica. “Ci sono molte possibili applicazioni di questo tipo di formazione”, spiega Davidson. “Nelle scuole la formazione alla compassione e alla gentilezza può aiutare i bambini a imparare a essere in sintonia con le proprie emozioni e con quelle degli altri, diminuendo il bullismo; o aiutare le persone che hanno problemi come l’ansia sociale e il comportamento antisociale.”

LEGGI:

NEUROPSICOLOGIA – MEDITAZIONE – EMPATIA

 

 

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Serena Mancioppi
Serena Mancioppi

Psicologa Psicoterapeuta Sistemico Relazionale e Cognitivo-Evoluzionista

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