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Starà Respirando? Neomamme e Disturbo Ossessivo Compulsivo

Neomamme: Occuparsi di un neonato non è facile nè dal punto di vista pratico nè emotivo. La sua sopravvivenza sembra dipendere solo dalle cure materne

Di Ilaria Cosimetti

Pubblicato il 23 Mag. 2013

 

Starà Respirando? Neomamme e Disturbo Ossessivo Compulsivo. - Immagine: © Alliance - Fotolia.com

Neomamme: Occuparsi di un neonato non è facile nè dal punto di vista pratico nè emotivo. La sua sopravvivenza sembra dipendere solo dalle cure materne.

Soprattutto se si tratta di un primo figlio, la mente delle neomamme è attraversata da continui dubbi. Attraversiamo quindi la giornata tipo di una giovane donna alla prese col suo cucciolo.

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La giornata inizia con un bel bagnetto rilassante, rilassante forse per lui perchè tu mamma impieghi buona parte del tempo a controllare la temperatura dell’acqua col termometro a forma di adorabile paperella e inizi  la ginnastica “dell’apri-chiudi” il rubinetto perchè se in ospedale ti hanno detto che la temperatura ideale deve essere compresa tra i 37 e i 38 gradi e ricordi ancora le lezioni di fisica del liceo, sai che garantire questa costante non è certo un gioco da ragazzi. Per fortuna il bagno dura poco (dovrebbe durare poco), non più di 10 minuti c’è scritto sul vademecum del buon genitore, per evitare che il piccolo si raffreddi e così a solo un minuto dal gong ti accorgi, presa com’eri a osservare quel dannato termometro galleggiante, che la creatura ha pensato di allietare il momento con un po’ di cromoterapia e l’acqua, prima limpida, ha assunto ora un color giallo paglierino.

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Superato anche il secondo doveroso bagnetto, infilato il body, non senza la preoccupazione di avergli irrimediabilmente compromesso la colonna vertebrale, è il momento della poppata e cosa c’è di più dolce e rilassante che tenere stretti a sè il proprio bambino e un cronometro? Già perchè di tutti quel lungo discorso dell’ostetrica sull’allattamento a richiesta, le uniche parole che ti restano impresse sono “circa dieci/quindici minuti per parte” ma tu mamma che ambisci alla perfezione tramuti il suggerimento in “12,5 minuti per parte”.

Superato anche questo strazio arriva finalmente il momento di metterlo a nanna ed ecco affiorare il dilemma che ti accompagnerà fino a che il piccolo non avrà compiuto l’anno, momento in cui, secondo gli esperti, il rischio di SIDS (Sindrome della Morte Improvvisa del Lattante) diminuisce significativamente: pancia in sù o pancia in giù? In ospedale è molto probabile che ti abbiano raccomandato la prima posizione ma poi la pediatra di famiglia ti ha consigliato anche la posizione prona per fortificare i muscoli del collo ed evitare quell’effetto testa piatta che lo renderà vittima di bullismo a scuola. Qualunque cosa deciderai, impiegare il tempo in cui tuo figlio dorme per riposare è pura utopia. Il rumore dell’aspirapolvere non  coprirà quella vocina nella testa che ti invita ad andare a controllare ad intervalli regolari se il tuo bambino sta ancora respirando e peggio ancora se ti sei dotata di una ricetrasmittente perchè dopo esserti avvicinata e aver sentito un suono simile ad un respiro, ti toccherà comunque andare a verificare che non si tratti di un’interferenza. Del resto se parli ad una madre di morte “improvvisa” il monitoraggio continuo non può che sembrare la scelta più ragionevole.

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A questo punto però chiedersi se si è impazziti è l’interrogativo che vi preoccupa meno ma anche quello a cui le ricercatrici della Northwestern School of Medicine hanno voluto dar risposta attraverso il primo studio longitudinale su larga scala volto ad indagare la presenza di sintomi ossessivo-compulsivi nel periodo del post partum.

Sono infatti ossessioni tutti quei pensieri ripetitivi dal contenuto negativo che vi riempono la testa (“starà respirando?”) e sono compulsioni le azioni che mettete in atto per tentare di frenarli, come il continuo andare a verificare che il bambino non si sia scordato di respirare negli utimi 5 minuti che l’avete perso di vista.

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I risultati di questa interessante ricerca evidenziano la presenza di tali sintomi nell’11% delle neomamme a due settimane e a sei mesi di vita del figlio rispetto ad una percentuale più ridotta (tra il 2 e il 3%) nella popolazione generale.

Di solito tali sintomi sono temporanei e indotti dai cambiamenti ormonali a cui sono soggette le neomamme ma se tali pensieri e comportamenti perdono la caratteristica di essere funzionali alle primissime cure del neonato e cominciano a compromettere la normale gestione quotidiana del bebè, il rapporto con il papà nonchè la salute mentale della stessa mamma allora si potrebbe essere in presenza di un reale disturbo di natura psicologica.

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Vademecum per i neo - papà. Immagine - © drubig-photo - Fotolia.com
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Il campione di donne è stato reclutato durante la degenza in ospedale e sono stati loro proposti test di screening per ansia, depressione e DOC (Disturbo Ossessivo Compulsivo) prima a due settimane dal parto e, in seguito, dopo sei mesi. I risultati dello screening a sei mesi evidenziano una riduzione della sintomatologia tipica del DOC ma anche la sua comparsa in donne che non ne avevano fatto esperienza a sole due settimane dal parto. Le autrici sostengono a tal proposito che più tardi si manifestano tali sintomi meno è probabile che si tratti delle suddette risposte ormonali e adattive. Tale evidenza, unita al fatto che ben il 70% di donne con sintomi del DOC presentasse anche sintomi depressivi, induce a ritenere che tale condizione psicologica abbia delle caratteristiche tipiche che diversificano la depressione post partum da un episodio depressivo maggiore.

Il rischio di disturbi psicologici veri e propri sembrerebbe mantenersi fino all’anno di vita, periodo oltre il quale una più facile e condivisa gestione del figlio contribuiscono forse a sollevare le madri da un eccessivo senso di responsabilità per le sorti della creatura.

Quindi care mamme tenete duro, in fondo un anno passa in fretta, giusto il tempo di cambiare circa 1825 pannolini.

 

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