Diventare genitori, si sa, è un processo molto complesso. Gli adattamenti psicologici richiesti ai neo-genitori verso la nuova condizione di “papà e mamma” richiedono tempo e spesso non seguono percorsi lineari. Se ne è parlato molto qui su State of Mind.
Spesso, in questo percorso, il ruolo dei papà è un po’ sottovalutato o viene lasciato in secondo piano. Sicuramente alle neo-mamme sono richiesti i compiti più “ingrati”, emotivamente e concretamente, ma ciò non significa che i papà, non possano svolgere un ruolo molto importante, che faciliti gli adattamenti della compagna e che non sia ridotto a quello del “ma cosa ne vuoi sapere tu, me lo sono portato io in pancia per nove mesi!”.
Nel marasma di informazioni che ci arrivano dai media, un neo-genitore si trova a fare i conti con esperti che sentenziano sul “cosa fare e cosa no”, media che riportano una visione bucolica, stereotipata e idealizzata dell’essere genitori, altri genitori intorno sempre pronti a dispensare consigli e spiegazioni su “come hanno fatto loro con i figli” etc… Su State of Mind vorrei semplicemente sollecitare, tramite alcuni spunti di riflessione, il coinvolgimento dei padri nelle proprie vicissitudini “post-partum” e una loro maggior partecipazione, che sia di aiuto per la propria compagna e per sè stessi, evitando il rischio di provare i frequenti sentimenti di esclusione dalle vicende della coppia madre-bambino. Per rendere molto concreto il tutto, segue una lista riflessioni che i papà (e anche le mamme) potrebbero prendere in considerazione e leggere con un atteggiamento consapevole, curioso e proattivo.
1. Il passaggio alla genitorialità implica il doversi costantemente adattare a enormi cambiamenti fisici (soprattutto per le mamme), emotivi e sociali (per entrambi). Il mito che “avere un bambino significa che la mia vita sarà sempre e tutta meravigliosa e bellissima”… è un mito!
2. La maggior parte dei genitori incontra delle difficoltà ad adattarsi al nuovo ruolo, alcune tra queste migliorano con il tempo (e a breve), altre necessitano di un aiuto esterno (si vedano ad esempio le forme di depressione post-partum, che non è un disagio esclusivo delle mamme ma che spesso include anche i papà, che diventano reattivamente depressi “post-partum” a loro volta);
3. Attenzione alle aspettative irrealistiche! È difficile e molto improbabile che le cose vadano tutte bene e che non ci sia nessuno scossone in famiglia (per quanto lieve e gestibile);
4. Il diventare genitori implica almeno due cose: gestire le richieste fisiche e gestire le richieste emotive. Solitamente i papà sono abbastanza bravi nel gestire le richieste fisiche (le famose nottate, impegni, gestire il lavoro e la propria presenza a casa…). È sulle richieste emotive, proprie e della propria compagna che a volte i papà traballano un po’. Anche i papà dovrebbero legittimarsi a provare emozioni, che possono essere sgradevoli e negative e a esprimere tali emozioni condividendole con amici e parenti, al fine di costruire consapevolmente il proprio ruolo di padre, emotivamente sentito e partecipato.
5. Nel diventare genitori, esistono molte questioni comuni a quasi tutti i papà: mancanza di sonno, non sapere in che modo essere utile, essere criticati, gestire gli impegni di lavoro e i lavori in casa, sentirsi tagliati fuori etc… Sono temi che andrebbero affrontati all’interno della coppia e discussi in modo costruttivo, al fine di negoziare soluzioni funzionali e adeguate.
6. Molte coppie sentono che la loro relazione, con l’arrivo di un figlio, ha perso intimità. Tutte le energie sono rivolte al/alla nuovo/a arrivato/a e questo può far sentire i partner come “messi da parte” o che l’attenzione sulla coppia in quanto coppia (spogliata del proprio ruolo da genitore…) è venuta meno. Non c’è più tempo per fare niente. Questo aspetto, alla lunga può diventare un problema. Una buona soluzione è quella di trovare del tempo per la coppia, per quanto breve e risicato, per discutere e condividere emotivamente. Questo non vale solo per i padri, ovviamente, ma anche per le neo-mamme che si trovano ad affrontare un notevole cambiamento degli equilibri di coppia, che si vanno a sommare ai propri cambiamenti psicologici, molto potenti in gravidanza e nel post-partum. Un esempio? Organizzare del tempo insieme: dormire, fare una passeggiata con la carrozzina, cercare una baby-sitter… condividere del tempo insieme significa creare le condizioni per comunicare i propri sentimenti, sentirsi meno soli e ravvivare la relazione di coppia, pensando che è proprio la qualità di quella relazione (nella maggior parte dei casi…) che ha portato alla scelta di diventare genitori.
7. Le richieste del neonato sono continue, e la presenza fisica e emotiva, l’esserci per, con e insieme al bambino fonda le basi relazionali e la qualità del legame di attaccamento con i genitori. Questo non significa distruggere, abbandonare e indebolire la relazione di coppia, bensì, al massimo, “sospenderla”, metterla in “standy-by” per un breve periodo funzionale alle esigenze del bambino.
8. E giungiamo, infine a qualche “consiglio per la sopravvivenza”, nel caso in cui il processo che porta un uomo a diventare papà subisca rallentamenti o presenti difficoltà.
a. Mantenere “segrete” le proprie fragilità e difficoltà non aiuta, né voi, né la vostra compagna né la relazione con vostro/a figlio/a
b. Accettare aiuto dagli altri (amici, parenti o specialisti) è un segno di grande forza e maturità psicologica
c. Prendersi qualche spazio per sé, magari concordandolo con la propria compagna, per rilassarsi, con moderazione
d. Trovare (regolarmente) del tempo da spendere con la vostra compagna, insieme e da coppia non da genitori
e. Sforzarsi di non cadere nel circolo vizioso del “mi sento escluso perché la mia compagna mi esclude, quindi io mi escludo ancora di più e poi la mia compagna mi accusa di essere un padre assente e io perdo le forze e divento davvero assente”.
9. L’attacco e l’accusa vicendevole sono spesso in agguato nelle coppie di neo-genitori e a volte sembrano la soluzione “migliore” (a breve termine) per “sfogarsi” e per gestire le proprie frustrazioni.. Attenzione! Le fatiche sono tante, questo è sicuro, tanto quanto le soddisfazioni e la gioia…viverle in due, ognuno con i propri ruoli, capacità e possibilità, non è scontato né dovuto e quando è possibile, diventa un motore molto potente che rende la vita più ricca e più soddisfacente, come coppia e come genitori.
BIBLIOGRAFIA:
- Milgrom, J., Martin, P.R. & Negri, L. (1999). Treating Postnatal Depression. A Psychological Approach for Health Care Practitioners. Chichester: Wiley