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La crisi di terza età è sempre trasformativa, ma il cambiamento porta a crescita o a declino, e il fattore determinante è il numero di eventi stressanti.
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Un ultra 60enne su 3 sperimenta un periodo di crisi di terza età, in questa fase avanzata dell’esistenza.
La scoperta è avvenuta grazie a un nuovo studio dell’Università di Greenwich condotto dal dr. Oliver Robinson, che ha spiegato che la crisi può avere sia effetti positivi che negativi sul benessere individuale.
Un totale di 282 volontari tra i 60 e i 70 anni sono stati coinvolti nella prima fase dello studio, durante la quale hanno compilato on-line un questionario di valutazione sull’impatto della crisi.
Il 32% dei maschi e il 33% delle femmine hanno riferito di aver avuto una crisi.
La caratteristica maggiormente comune a tutte le situazioni di crisi di terza età era l’aver sperimentato un lutto, secondariamente una malattia e infine lesioni a se stessi o agli altri e il prendersi cura di una persona amata malata o disabile.
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Nella seconda fase, i ricercatori hanno intervistato un gruppo di 20 soggetti. I ricercatori hanno scoperto che episodi di crisi di terza età coincidevano con l’essere stati coinvolti in almeno due eventi stressanti – ad esempio una grave malattia o problema di salute che ha colpito l’individuo stesso o un familiare significativo, – o la perdita del partner o di un parente stretto.
L’evento di vita stressante rende l’individuo consapevole della propria fragilità e della morte. Desideri e valori individuali vengono rivalutati nel corso di una crisi di vita, e l’esito di tale rivalutazione può assumere diverse forme. Alcune persone sono riuscite ad affrontare la crisi positivamente e hanno reagito riuscendo a ridefinire nuovi obiettivi da realizzare; altri ancora si sono concentrati sul presente, sentendo gratitudine per ogni giorno di vita e cercando di goderne più di quanto facessero prima.
Altri invece, per evitare delusioni, hanno evitato di fare qualsiasi progetto o di fissare obiettivi a lungo e medio termine, ritirandosi dal mondo e isolandosi progressivamente.
La crisi di terza età è sempre trasformativa, dice Robinson, ma il cambiamento può portare alla crescita o al declino, e il fattore determinante rispetto alla direzione presa dall’individuo sembra essere il numero di eventi stressanti e la prossimità con cui si susseguono; in alcuni casi lo stress derivante dalla concomitanza o dalla rapida successione di più eventi stressanti soverchia le risorse individuali e minimizza le possibilità di far fronte alla crisi in termini di crescita e rinnovamento.
Secondo Robinson una migliore comprensione degli episodi di crisi nella terza età sarebbe preziosa per tutti i professionisti che si occupano del benessere delle persone in questa fascia di età, sopratutto per riuscire a intervenire in modo da rendere la crisi un esperienza di crescita e non una di declino.
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BIBLIOGRAFIA:
- Robinson, O.C., Wright, G.R.T. & Smith, J.A. (2013). The holistic phase model of early adult crisis. Journal of Adult Development. 20, 27-37. DOI: 10.1007/s10804-013-9153-y