SITCC 2012: LA CRISI DEI 40 ANNI: ISOLATI E FRAMMENTATI?
Tavola rotonda dei Past President SITCC
sui Punti di forza e di debolezza della SITCC
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Liotti evidenzia due principali punti di forza della SITCC. Il primo è l’aver mostrato interesse per un argomento difficile da studiare come l’eziopatogenesi dei disturbi (si pensi al Terzo Centro che, alla pari di Bateman e Fonagy, si è interessato al ruolo della mentalizzazione dei Disturbi di Personalità), e quindi gli sforzi volti a capire perché una tecnica fa star meglio un paziente rispetto alla specificità del disturbo.
Il secondo riguarda la molteplicità di teorie riscontrabili all’interno della SITCC, molteplicità tenuta insieme dal rispetto comune per le regole del metodo scientifico classico; ciascuna teoria deve infatti essere vagliabile e fornire prove falsificabili della propria validità. Tale principio, espresso nello statuto della Società, ha protetto la nascente SITCC dall’aderire ad un’unica teoria assolutistica.
Liotti accusa però la Società di limitare il proprio interesse per il lavoro altrui solo alle aree di propria appartenenza. Sarebbe invece bello se si potessero coinvolgere anche altre correnti nel dibattito.
E allora perché, si domanda Cionini, la SITCC nel 1997 all’ultimo decise di tirarsi indietro e di non far parte della Federazione Italiana Associazioni Psicoterapia (FIAP)? Quello sarebbe stato un momento importante di incontro con altre ottiche, di scambio di opinioni e suggerimenti, di spunti… Ad oggi è l’isolamento della SITCC ad essere il vero punto debole.
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Anche Mancini ricorda che la SITCC, fondata nel 1972, si era posta come fine ultimo quello di migliorare e diffondere la cura dei disturbi psicologici attraverso una psicoterapia scientificamente fondata. La nascita della SITCC si basò infatti sulla condivisione dei seguenti 4 punti:
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intervento terapeutico diretto dalla conoscenza dei meccanismi psicologici che generano e mantengono le sindromi
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modelli delle sindromi fondati sulle scienze più basiche
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tecniche terapeutiche di efficacia dimostrata
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conoscenza dei modelli psicologici di genesi e di mantenimento dei disturbi
La quantità e la qualità della ricerca scientifica, la capacità di cogliere innovazioni anche tecniche (es, la third wave) e la capacità di insegnare, diffondere e promuovere la psicoterapia così come fu disegnata nel patto originario, rappresentano senza dubbio punti di forza della SITCC.
La sempre minor coesione al suo interno, però, rischia di spingerla proprio verso ciò da cui inizialmente voleva differenziarsi, cioè:
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un approccio ermeneutico (che nega l’approccio scientifico)
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un approccio tecnico (che trascura i meccanismi sottesi al disturbo)
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un approccio “narcisista” (che aderisce dogmaticamente ad una sola teoria)
Con amarezza Mancini constata che il patto originario fondante la SITCC sta venendo meno.
Dal dibattito emerge una SITCC isolata e sempre meno omogenea al suo interno. Assieme a Semerari ci domandiamo, quindi, quali siano i rimedi.
Liotti sottolinea la necessità di aumentare i contatti con altre correnti che rispettino, però, lo statuto della SITCC. Appartenere a federazioni in cui convergono sempre più nuove scuole dalle identità sfumate, che non esplicitano il proprio metodo di riferimento o aderiscono a metodi non scientifici (es. il metodo storico) è inutile e non costruttivo. Certo, alcune teorie fondate su metodi non sperimentali (es. la ricerca correlazionale o la ricerca qualitativa) possono inizialmente essere prese in considerazione, ma ad un certo punto dovranno confrontarsi con il metodo sperimentale perché possano dare un loro valido contributo.
Come Liotti anche Mancini dissente da una visione annacquata della ricerca scientifica. La volontà di elevare la psicoterapia al rango di disciplina alla pari con medicina e farmacologia passa necessariamente dal rifiuto di uno statuto scientifico speciale e dall’adesione al metodo sperimentale..
Posto quindi che il confronto con altre correnti è accettabile solo nel rispetto delle regole del metodo sperimentale, la domanda su cui Mancini ci invita a riflettere è la seguente: noi, come SITCC, siamo in grado di fare all’esterno un discorso coerente oppure la nostra coesione è talmente bassa che un discorso unitario è estremamente difficile?
Credete anche voi che a 40 anni la SITCC sia ormai isolata e che stia vivendo una crisi di identità?
A voi la parola, buon dibattito!