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Psicoeducazione emotiva: quando la paura diventa uno stress a lungo termine.

La risposta allo stress si trasforma in cronica quando non riusciamo a spegnere le reazioni corporee e mentali di fronte alla minaccia.

Di Michela Muggeo

Pubblicato il 30 Ott. 2012

 

Psicoeducazione emotiva- quando la paura diventa uno stress a lungo termine. - Immagine:© lassedesignen - Fotolia.comLEGGI LA PRIMA PARTE DELL’ARTICOLO: PSICO-EDUCAZIONE EMOTIVA: LA PAURA

I problemi nascono nel momento in cui non riusciamo a spegnere le nostre reazioni corporee e mentali di fronte a una minaccia che non è più presente né imminente, così che la risposta allo stress, da adattiva, si trasforma in cronica o eccessiva. 

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“Sono sempre stata una persona attiva e positiva verso me stessa, mi davo da fare in tutto e con tutti, di certo non mi mancavano le energie e le idee…Ma ho perso tutto da quando è incominciata questa crisi…Da quando ho questi problemi sul lavoro, tutto è iniziato da lì. Ora devo davvero sforzarmi di fare qualunque cosa, anche la più banale, mi sento sempre stanca e affaticata. Anche quando riesco a portare a termine qualcosa, non riesco a trarne soddisfazione né piacere. E questa cosa non vede una fine perché anche quando vado a casa non riesco a smettere di preoccuparmi per il lavoro e per ciò che ho fatto e devo fare. Per quanto mi sforzi, non riesco a togliermi questi pensieri dalla testa, così alla fine non mi interessa più neanche provare ad avere una vita sociale. Spesso mi capita di non sentirmi bene, senza contare che non dormo bene oramai da mesi. Non riesco a capire come possa sforzarmi così tanto, ripetermi di farmi forza eppure mi sembra di non andare da nessuna parte”.

Psico-educazione emotiva: la paura. - Immagine: © afxhome - Fotolia.com
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Come spiegato nella prima parte, i cambiamenti del nostro corpo elicitati da eventi stressanti ci sono utili nel breve termine perché ci preparano fisicamente all’azione e mentalmente ci focalizziamo al problema; tali modificazioni svaniscono non appena lo stimolo minaccioso sparisce. Diventa chiaro, a questo punto, che i problemi nascono nel momento in cui non riusciamo a spegnere le nostre reazioni corporee e mentali di fronte a una minaccia che non è più presente né imminente, così che la risposta allo stress, da adattiva, si trasforma in cronica o eccessiva. 

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I cambiamenti corporei

Le sensazioni corporee iniziano a diventare più fastidiose. La tensione muscolare, fondamentale per la risposta di attacco o fuga, si trasforma in malessere che pervade tutto il corpo: mal di testa, dolori alle spalle e al petto, sintomi gastrointestinali, debolezza delle gambe. Ecco così che il respiro affannoso ci può portare a sensazioni di nausea o di mancanza del respiro; l’attenzione focalizzata al battito cardiaco non fa altro che aumentare la pressione sanguigna e farci avvertire un senso di svenimento, una visione offuscata e fischi alle orecchie. 

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I cambiamenti psicologici

A livello psicologico la persona inizia a focalizzarsi esclusivamente su ciò che teme, generalmente preoccupandosi che un problema non abbia soluzione o catastrofizzandolo. Si sviluppa, col tempo, un tipo di pensiero negativistico verso se stessi e il mondo circostante, percepito come fonte di minacce sempre possibili. Tale forme di ragionamento negativo formano un circolo vizioso con i cambiamenti corporei, come ad esempio: “Ho un dolore al petto, devo avere qualcosa che non va con il cuore”, oppure: “questa sensazione/emozione è insopportabile, non c’è niente che possa fare”. In questo modo lo stress rimane costantemente elevato, portando a un aumento del disagio e delle preoccupazioni, fattore che induce le persone a focalizzarsi sugli eventi negativi e insolubili piuttosto che su quelli positivi. 

I cambiamenti comportamentali

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche
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I cambiamenti comportamentali, se persistenti, non fanno altro che aumentare le difficoltà. In  preda all’ansia e alle preoccupazioni, ad esempio, la maggior parte delle persone aumenta la quantità di sigarette fumate, mangia in maniera non equilibrata e smette di fare esercizio fisico. Tutto ciò incrementa il senso di non sentirsi bene e di essere cronicamente stanchi e meno capaci di fare fronte allo stress. Ricordiamoci che la risposta più comune allo stress è l’evitamento delle situazioni che ci fanno paura o dagli oggetti minacciosi. Tuttavia, il sollievo che si ricava dall’evitare gli stimoli stressanti è solo temporaneo e incrementa il senso di sfiducia personale, così che l’evento tanto temuto appare sempre più impossibile da fronteggiare.

Qualunque sia il trigger ansiogeno (sia esso reale o immaginario), ciò che mantiene la risposta allo stress anche dopo che lo stimolo è esaurito, è l’attivazione del circolo vizioso appena menzionato e che accomuna tutti i problemi di rimuginio, paura e ansia.

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