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Il caso del Bambino di Padova: Sindrome da Alienazione Parentale?

Nel “caso del bambino di Padova” non è il piccolo ad essere il centro, al centro di tutto, è unicamente la notizia. Nuda, cruda, cinica.

Di Redazione

Pubblicato il 18 Ott. 2012

Emanuel Mian, Psicologo e Giudice Onorario Minorile

 

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Il caso del bambino di Padova: Sindrome da Alienazione Parentale?Ormai tutti lo chiamano “Il caso del bambino di Padova”. Eppure non è il piccolo ad essere il centro di tutto. Al centro di tutto, è unicamente la notizia. Nuda, cruda, cinica.

Un bambino, mentre era a scuola, viene portato via con la forza e con violenza dalla Polizia perche’ al centro di un divorzio e di una molteplicita’ di mediazioni non attuate.

Siamo giunti a questo punto, sotto le telecamere della zia che ha filmato la scena, dopo numerosi tentativi di far riavvicinare il bambino a un padre che sembra non vedere piu’ riconosciuto il suo ruolo.

Ci si chiede quindi se assistiamo ad un genitore abusante o se si tratti invece di una sindrome da alienazione parentale o PAS.

Per i non addetti ai lavori la PAS è l’acronimo di Sindrome da Alienazione Parentale, una controversa dinamica psicologica che, secondo le teorie dello psichiatra statunitense Richard Gardner, si attiverebbe in alcune situazioni di separazione e divorzio conflittuali non adeguatamente mediate. 

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I detrattori sfruttano il fatto che non sia ancora presente nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali e che non sarà inserita nella prossima stesura in uscita a breve. Ma basta forse il buonsenso per comprendere che, in casi di estrema conflittualita’ e mancanza di mediazione fra i genitori, possano esserci casi limite come quelli del bambino di Padova.

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Nella PAS, un genitore, solitamente quello affidatario o presso cui il bambino e’ collocato se in regime di affido condiviso, viene alienato dall’altro genitore. Vi e’ una supposta «programmazione» dei figli da parte di un genitore patologico, il cosiddetto alienante, che giunge sino far perdere ai figli il contatto con la realtà degli affetti, e ad esibire astio e disprezzo ingiustificato e continuo verso l’altro genitore, quello alienato per intenderci.

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Come si vedrà dal filmato, siamo di fronte ad un bambino strattonato, maltrattato e che ci permette di gridare allo scandalo come sempre a fatto avvenuto. Questo caso ci apre gli occhi sul suo essere malamente conteso – come altre migliaia di bambini – da due genitori che, anch’essi, non lo hanno messo al centro di tutto, non ne hanno fatto il centro di tutto. Non possiamo sapere, né è importante sapere, torti e ragioni di madre e padre.

Ma la visione del filmato e della puntata del TGCOM24 in cui, in qualità di psicologo e giudice onorario minorile sono stato ospite, spero permetta di lanciare un messaggio. Noi addetti ai lavori, più di tutti, abbiamo il dovere di lanciarlo:

la bigenitorialità è un diritto del bambino, prima ancora che dei genitori.

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È un diritto di tutti i figli che subiscono il divorzio, che hanno timori dell’abbandono e vivono con naturale apprensione il nuovo “schema familiare” secondo il quale mamma e papà non vivono più sotto lo stesso tetto e non sono più un punto di riferimento costante, sempre a portata di mano.

Minuti, quelli del filmato, che il bambino fara’ fatica a dimenticare e che meriteranno attenzione da parte dei terapeuti che dovranno necessariamente prendere in carico il piccolo e che avrebbero dovuto accompagnare i genitori nella gestione del delicato momento della separazione e riorganizzazione familiare.

In quei minuti il bambino non riconosceva la figura del padre, non aveva accanto quella della madre e invocava l’aiuto di una zia che, per scelta personale, ha preferito videofilmare piuttosto che chinarsi per rincuorarlo, accudirlo, fargli una carezza. In quei momenti era solo contro il mondo, contro i pubblici ufficiali, contro le sue paure.

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Perché questo è un caso limite per la violenza pubblica subita, ma rispecchia la solitudine di molti suoi coetanei, costretti a sottostare a un mondo fatto di scontri tra genitori che si contendono i figli e li usano come arma di ricatto.

Situazioni in cui la mancanza di amore tra coniugi diventa mancanza di amore, di accudimento e di responsabilità verso chi non ha chiesto di nascere: bambini dimenticati, spesso “troppo voluti” e per questo dimenticati.

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LO SPECIALE DEL TGCOM SUL BAMBINO DI PADOVA. OSPITE IN STUDIO: EMANUEL MIAN, PSICOLOGO E GIUDICE ONORARIO MINORILE

In studio, il dott. Mian insieme ad altri ospiti ed alla madre del bimbo in collegamento telefonico, cerca di dare una spiegazione a questo episodio. 

 

 

BIBLIOGRAFIA:  

 

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